Antologia della Divina Commedia

CANTO X Purgatorio 72 I mossi i piè del loco dov io stava, per avvisar da presso un altra istoria, che di dietro a Micòl mi biancheggiava. [70-72] Io mossi i piedi (piè) dal punto (loco) in cui io stavo, per guardare (avvisar) da vicino (da presso) un altro racconto (un altra istoria), che dietro Micòl mi si mostrava nel suo marmo candido (mi biancheggiava). 75 Quiv era stor ata l alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; [73-75] Qui (Quiv ) era narrata (stor ata) la sublime (alta) vicenda gloriosa (gloria) del principe romano, il cui pregio (valore) spinse (mosse) Gregorio al suo grandioso successo (vittoria); 78 i dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. [76-78] io (i ) sto parlando (dico) dell imperatore Traiano; una povera vedova (vedovella) gli (li) stava [attaccata] al freno [del suo cavallo] nell atto di piangere (atteggiata di lagrime) e disperata (di dolore). 81 Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l aguglie ne l oro sovr essi in vista al vento si movieno. [79-81] Lo spazio intorno (Intorno) a lui appariva (parea) affollato e gremito (calcato e pieno) di cavalieri, e le aquile (aguglie) nell oro sovra di loro (sovr essi) si muovevano (movieno) alla vista (in vista) del vento. 84 La miserella intra tutti costoro pareva dir: «Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch è morto, ond io m accoro ; [82-84] La povera donna (miserella) in mezzo (intra) a tutti costoro pareva dire (dir): «Signor, rendimi giustizia (fammi vendetta) per mio (di mio) figlio che è stato ucciso (morto), cosa per cui (ond ) io mi dispero (m accoro) ; 87 ed elli a lei rispondere: «Or aspetta tanto ch i torni ; e quella: «Segnor mio , come persona in cui dolor s affretta, [85-87] e lui (elli) a lei [pareva] rispondere: «Attendi fin tanto che io torni ; e quella «Signor mio , come una persona in cui il dolore incalza (s affretta), 90 «se tu non torni? ; ed ei: «Chi fia dov io, la ti farà ; ed ella: «L altrui bene a te che fia, se l tuo metti in oblio? ; [88-90] «e se tu non torni? ; e lui: «Colui (chi) che sarà (fia) al mio posto (dov io), la [vendetta] farà per te (ti) ; e lei: «Che vantaggio ti darà (a te che fia) il bene fatto da altri (altrui bene) se dimentichi (metti in oblio) quello che compete a te ( l tuo)? ; 93 ond elli: «Or ti conforta; ch ei convene ch i solva il mio dovere anzi ch i mova: giustizia vuole e pietà mi ritene . [91-93] e allora (ond ) lui (elli): «Ora tranquillizzati (ti conforta), che è giusto (ei convene) che io (i ) compia (solva) il mio dovere prima che io (i ) parta (mova): la giustizia lo vuole e la compassione mi trattiene (ritene) [qui per accontentarti] . 71-72. un altra istoria ... biancheggiava: a destra del rilievo ce n è subito un altro. 73-75. l alta gloria ... vittoria: il terzo esempio di umiltà è quello dell imperatore Traiano che seppe comprendere la morale impartitagli da un umile vedova. Una leggenda medievale narrava che secoli dopo, papa Gregorio Magno, conosciuto il bel gesto compiuto da Traiano, che pure non era un cristiano, pregò Dio con tale devozione da ottenere l ammissione dell imperatore in Paradiso, dove infatti lo colloca anche Dante (vedi Par. XX): è questa la gran vittoria cui si riferisce il verso 75. 80-81. l aguglie ... movieno: le aquile che si muovono sopra i cavalieri sono le bandiere con il ricamo raffigurante i rapaci in campo dorato, simbolo dell Impero romano. Le vere insegne dell esercito romano erano in verità metalliche, in oro o in bronzo, poste in cima a delle aste; Dante le immagina invece, secondo gli usi del suo tempo, come dei drappi ricamati. 82-93. La miserella ... mi ritene: una povera donna ferma l imperatore in persona chiedendogli di vendicare suo figlio assassinato. Traiano, pronto per partire e circondato dalle truppe, in un primo momento cerca di liquidare la donna dicendole di aspettare il suo ritorno o, in caso di sua morte, di ri- volgersi al suo successore. Ma, quando la sventurata gli fa osservare che lui non avrà alcun merito se lascerà fare a qualcun altro un azione giusta che dovrebbe compiere lui, l imperatore umilmente comprende la lezione e soddisfa la richiesta. In questa terza ecfrasi*, oltre all evidentia*, Dante ricorre anche a uno stile teatrale : Traiano e la madre dialogano con brevi battute come in una scena di un opera drammaturgica. Si tratta di un espediente tecnico con il quale Dante trasmette al lettore il realismo della scena, talmente verosimile che il poeta è portato a immaginare il dialogo tra i personaggi, come se parlassero davanti a lui. 197

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