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Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI L esaltazione dell umiltà Il tema centrale del X canto del Purgatorio è l esaltazione dell umiltà. Dante ha appena avuto accesso al luogo in cui si punisce il peccato di superbia, ovvero l eccessiva considerazione di sé stessi, quella che conduce a non sottomettersi né alla legge umana né a quella divina: da questa mancanza di accettazione dei limiti derivano tutti gli altri peccati. Prima ancora di presentare i penitenti di questa cornice, Dante racconta alcuni esempi di umiltà, la virtù contraria al vizio della superbia. L umiltà è quell atteggiamento mentale che, ricordando all uomo la sua piccolezza, gli insegna ad accettare l autorità superiore della legge e di Dio. Gli esempi scolpiti Per presentare questi esempi, il poeta immagina che la roccia che costeggia la prima cornice sia decorata con tre rilievi in marmo: il primo è quello della giovane Maria che accetta di portare in grembo il figlio di Dio, come annunciato dall arcangelo Gabriele. Il secondo è quello di re David che, rinunciando al decoro e al portamento degno di un re, si umilia celebrando con una danza sfrenata l ingresso dell Arca dell Alleanza a Gerusalemme mentre la moglie Micòl, superba del suo stato regale, lo guarda con disprezzo. Nel terzo l imperatore Traiano, uomo potente, ubbidisce umilmente alla legge morale che impone a chi detiene il potere di esercitare la giustizia accettando la richiesta di una vedova. La concezione dell arte La scelta di presentare questi modelli virtuosi attraverso rilievi consente a Dante di discutere il tema dell arte. Nella concezione medievale l arte è imitazione della natura: a sua volta essa plasma gli oggetti sulla base delle forme , ovvero delle idee di quegli oggetti, create da Dio. Dunque l arte è un imitazione di secondo livello. Le sculture che si trovano nel Purgatorio sono invece prodotte direttamente dalla mano di Dio e dunque sono di una perfezione assoluta, superiori persino alle opere della natura, tanto che ingannano chi le osserva sollecitando anche gli altri sensi. Dante quindi, anche come artista, accetta di mettere le sue capacità poetiche al servizio del progetto divino: attraverso l ecfrasi*, la descrizione verbale di un o- 198 pera d arte visiva, il poeta riporta il monito divino all umiltà, rivolto alle anime penitenti ma anche ai vivi che leggeranno la sua Commedia e che potranno quindi ravvedersi e salvarsi. Per arrivare a vedere i bassorilievi che esaltano l umiltà, Dante ha dovuto faticosamente salire per diverse ore lungo una scanalatura tra le rocce che sembrano opporsi alla salita: allegoricamente il senso del racconto è che l innalzamento dell anima verso l umiltà è assai difficile dal momento che l uomo tende naturalmente alla superbia. Quanto sia importante il valore di questo stato d animo Dante lo comprende in chiusura del canto, quando vede i peccatori duramente puniti e costretti a camminare quasi schiacciati da gigantesche e pesantissime pietre. Così la descrizione dei tre rilievi che esaltano l umiltà è incastonata tra l insegnamento relativo alla difficoltà di vincere la superbia e l ammonizione a prepararsi a pagare duramente tale peccato. LE SCELTE STILISTICHE Il canto dell ecfrasi Il decimo è il canto del visibile parlare, dedicato alle opere scultoree di Dio, talmente perfette da sembrare vere e quindi in grado di suggestionare non solo la vista, ma anche l udito e l olfatto. Dante ha il compito di raccontare questi capolavori e dunque piega lo stile a questo obiettivo: l ecfrasi* ispira lo stile del canto. Gli strumenti della descrizione sono la evidentia*, cioè la dettagliata descrizione della scena raffigurata (si pensi soprattutto alla scena di re David che danza di fronte all Arca dell Alleanza), ma anche le numerose similitudini* che servono a rappresentare sia il paesaggio purgatoriale nella prima parte del canto sia le sculture divine e il loro realismo (come figura in cera si suggella, v. 45). Per il resto la lingua del canto si sforza di esprimere l impressione prodotta dall osservazione ricorrendo a termini appartenenti all ambito lessicale della vista (pareva sì verace, v. 37; sembiava imagine, v. 39; parea gente, v. 58; mi biancheggiava, v. 72; di lagrime atteggiata e di dolore, v. 78; Intorno a lui parea calcato e pieno, v. 79) o a quello di raffigurazione (iv era imaginata quella, v. 41; avea in atto impressa, v. 43; un altra storia ne la roccia imposta, v. 52; Era intagliato lì nel marmo stesso, v. 55; v era imaginato, v. 62; effig ata ad una vista, v. 67; Quiv era stor ata l alta gloria, v. 73).

Antologia della Divina Commedia
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