Dalla “poesia pura” all’Ermetismo

Il primo Novecento in sintesi Dalla poesia pura all Ermetismo La triade della poesia italiana del primo Novecento A inizio Novecento, Ungaretti e Montale sono i poeti di riferimento. Essi inaugurano una poetica nuova, che rifiuta la retorica di d Annunzio. Con i loro versi, desiderano comunicare in maniera diretta con i lettori e, per questo, introducono innovazioni linguistiche e stilistiche che si imporranno a modello per i poeti successivi. Si ricerca la parola pura , priva di orpelli retorici e valenze ideologiche. Salvatore Quasimodo è un altro importante punto di riferimento per i poeti delle nuove generazioni. Il critico Francesco Flora nel 1936 introduce la definizione di Ermetismo e Quasimodo ne è caposcuola. Gli autori conosciuti come ermetici hanno orientamenti e idee comuni, ma non hanno un manifesto programmatico. I modelli di Ungaretti e Montale Nei primi decenni del Novecento la poesia vive in Italia una stagione luminosa, grazie non solo ai movimenti d avanguardia, ma anche ad alcune grandi figure di poeti che assumono un ruolo di guida con i loro primi libri, diventando modelli e punti di riferimento per la generazione successiva. Parliamo di Giuseppe Ungaretti e di Eugenio Montale, autori di quella che viene definita poesia pura , una scrittura poetica che fa tesoro della lezione del Simbolismo (e in parte, almeno nel caso di Ungaretti, anche del Futurismo), per sviluppare uno stile basato sulla nudità, sulla purezza della parola, liberata dalla presenza a volte ingombrante degli aggettivi, talora (sempre nel caso di Ungaretti) persino da quella della punteggiatura; una poesia, infine, che cerca di essere il più possibile indipendente da condizionamenti esterni (di tipo ideologico o politico). Questi due autori sono accomunati dalla volontà di superare la retorica di stampo dannunziano e di raggiungere una comunicazione immediata (cioè, letteralmente, priva di mediazioni, dunque diretta) con i lettori: da ciò la ricerca di uno stile nuovo contrassegnato da componimenti brevi, costruiti su versi a loro volta brevi o brevissimi , che in entrambi i poeti è da subito personalissimo e riconoscibile, nonché destinato a fare scuola. Quasimodo e la nuova scuola Il terzo poeta che assume un ruolo di modello nel panorama italiano del primo Novecento, anche se di alcuni anni più giovane dei primi due, è Salvatore Quasimodo (1901-1968). Per le poesie delle sue prime raccolte da Acque e terre (1930) a Oboe sommerso (1932) fino a Ed è subito sera (1942), che conclude la prima fase della sua produzione Quasimodo si può considerare il caposcuola dell Ermetismo, fiorito soprattutto a Firenze negli anni Trenta e vivace ancora nel decennio successivo. il critico Francesco Flora a coniare la definizione di Ermetismo nel 1936 (con il saggio intitolato La poesia ermetica), in riferimento a una corrente attiva soprattutto nel campo della poesia e della critica: in realtà Flora includeva in questo movimento anche autori come Ungaretti e Montale, che la critica recente esclude invece dal novero degli Ermetici, sottolineandone le notevoli differenze. Centrale per la definizione della nuova poetica è il ruolo svolto da alcune riviste come Il Frontespizio (1929-1940) e Campo di Marte (1938-1939), che conferiscono agli Ermetici i connotati di un gruppo fortemente omogeneo, anche se privo di un programma condiviso o di un manifesto teorico alla maniera dei Simbolisti, dei Futuristi o dei Surrealisti. I caratteri del movimento ermetico L Ermetismo si afferma nel panorama letterario italiano fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. Secondo i poeti ermetici, l intellettuale si fa carico di una vera e propria missione: rivelare, attraverso il simbolismo della poesia, la verità più profonda dell uomo. 980 «Letteratura come vita La tendenza ermetica che caratterizzerà più di qualunque altro orientamento estetico la cultura letteraria italiana per circa un ventennio (grosso modo dal 1930 al 1950) afferma un idea di «letteratura come vita , secondo la celebre formula che dà il titolo a un saggio di Carlo Bo (uscito nel 1938 sul Frontespizio ): «vita intesa come la realtà più intima dell uomo, in polemica con le pose e con le parole ricercate del dannunzianesimo e del fascismo, essendo la letteratura come scriveva Bo «forse la strada più completa per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza . La letteratura diventa quindi una sorta di palestra formativa per gli uomini e un punto di riferimento filosofico e spirituale. Non a caso, nell ambito di questo nuovo umanesimo letterario così delineato, si parla di «missione dell arte e di «responsabilità dell intellettuale, per intendere un impegno, se non politico, di tipo esistenziale: la ricerca, nell ambito poetico, della verità attraverso il simbolo.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi