Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento con le folaghe (uccelli acquatici che fanno pendant con le coturnici della madre): «Memoria / non è peccato fin che giova. Dopo / è letargo di talpe, abiezione / che funghisce [ammuffisce] su sé . Montale affronta il lutto senza nulla concedere al patetico. In questo si distingue dai tanti poeti del Novecento che hanno ricordato la madre con accenti devoti e commossi. Giuseppe Ungaretti, per esempio, nella Madre (1930, T1, p. 820) immagina di essere da lei condotto per mano dinanzi a Dio: «E solo quando m avrà perdonato, / ti verrà desiderio di guardarmi . Umberto Saba nella Preghiera alla madre scioglie una vibrante invocazione, in cui sogna di raggiungerla e riprendere il colloquio interrotto prima che dalla morte di lei dal sopravvenire dell età adulta. A sé sta infine il caso di Giorgio Caproni, che nel Seme del piangere (1958) dedica un intero ciclo poetico, colmo di affetto e rimpianti, alla figura della madre Annina, rievocata nei suoi anni giovanili. Un approccio laico Lessico e sintassi Il poeta guarda con rispetto alle convinzioni cattoliche della madre, ma non le condivide. Per lui il corpo non è un ombra (v. 6), ma tutto ciò che abbiamo, il fragile scrigno della nostra individualità. L unica forma di sopravvivenza ultraterrena è quella garantita dal ricordo. il labile, e perciò tanto più prezioso filo della memoria a unire i vivi e i morti: non stupisce allora, nel distico finale, il richiamo a Foscolo, l autore che più aveva insistito, in prospettiva laica, sull inestimabile valore del ricordo di coloro che non sono più. La domanda si fa gesto infatti all ombra delle croci (vv. 14-15), riecheggiando la famosa interrogativa retorica che apre i Sepolcri: «All ombra de cipressi e dentro l urne / confortate di pianto è forse il sonno / della morte men duro? . Le scelte stilistiche Montale evita il rischio dell enfasi, insito nel genere della poesia in morte di una persona cara, adottando un lessico piano e colloquiale (fatto salvo qualche termine aulico come clivi, v. 3, o eliso, v. 12), al quale corrisponde però una sintassi particolarmente studiata. Tipico della sua maniera è il ritardo della principale, che nel primo periodo compare soltanto in forma di apodosi* interrogativa al v. 8, dopo due temporali, la protasi*, un inciso fra parentesi e uno stacco di strofa che tuttavia non interrompe la frase. Il lettore è così costretto, per decodificare correttamente, a ricominciare dall inizio, comprendendo quanto strettamente i due Ora che e or che (vv. 1 e 4) leghino dolore privato e tragedia storica. Nel secondo periodo prevale invece la paratassi*, che connota la decisa scelta del poeta in favore dell unicità irripetibile dell esperienza terrena, espressa tramite un anafora* rinforzata dal fatto che nel testo gli aggettivi dimostrativi sono evidenziati con un diverso carattere tipografico: solo due mani, un volto, / quelle mani, quel volto (vv. 9-10). Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Fai la parafrasi del testo, riordinando la sintassi. 2 Quali paesaggi fanno da sfondo alla poesia? ANALIZZARE 3 Individua gli enjambement presenti nel componimento e spiegane la funzione espressiva. INTERPRETARE 4 932 In che senso A mia madre può dirsi una poesia foscoliana ? 5 In che cosa consiste la domanda (v. 14) lasciata dalla madre e in che senso essa si fa gesto (v. 15) nella memoria del poeta? PRODURRE 6 SCRIVERE PER ESPORRE Tratta il tema della presenza dei defunti e della loro memoria nella poesia italiana dell Ottocento e del Novecento (da Foscolo a Pascoli, da Ungaretti a Montale) in un testo espositivo di circa 40 righe.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi