Il tesoro della letteratura - volume 3

PALESTRA di SCRITTURA 75 80 85 90 95 100 105 110 è sposato, ha avuto una figlia, è venuto in Italia a fare il soldato, è partito per la guerra. Una guerra non eroica, se per eroismo si intende solo il gesto clamoroso e vistoso, ma una guerra vissuta accanto agli «uomini di tutti i giorni , per ricomporre, rimettere assieme una solidarietà e una comprensione umana annullate da una brutale follia. Quindi la pace e il ritorno a Trieste, divenuta italiana. Poi il lavoro, l acquisto di una libreria antiquaria, una vita normale. Pace, normalità? Per Saba la pace è breve e apparente, presto rotta dall irrequietezza, da quell antico malessere di dentro che cerca una medicina nella meditazione, nella confessione, nell esame ripetuto e continuo di sé e delle cose del mondo, alla ricerca di un equilibrio o alla ricerca della verità. Che è il fare poesia. Perciò ancora una volta Saba è diviso, tra il desiderio e il timore di «guarire (l impossibilità?), se guarire può significare anche la perdita del motivo per cui scrivere, confessarsi, essere poeta: essere cioè «diverso in un altro modo. Questo è il tema svolto nella parte centrale del suo romanzo autobiografico. Ma questo suo essere diverso gli è riproposto dalla storia come realtà drammatica, quando il mondo viene nuovamente sconvolto dallo scatenamento delle persecuzioni razziali contro gli ebrei e dallo scoppio della Seconda guerra mondiale: per la sua «parte ebraica, pure Saba è messo al bando, deve nascondersi, deve attendere la Liberazione. Non si pensi però a una poesia enfatica. Lo stile di Saba è sempre di una discorsiva semplicità, anche se scava nel profondo dell anima, dove è difficile arrivare. Il suo discorso, l argomento perenne, pur nei momenti tragici della vita, rimane sempre quello del destino dell uomo, della situazione in cui si trova nella storia e della condizione in cui si trova a esistere; la condizione umana, messa a confronto con la sua, particolare e personale. Le vicende passano ma questi restano i problemi veri, con tutte le contraddizioni, le tentazioni, gli errori, gli entusiasmi, le ansie di verità, le passioni. L uomo Saba, quello che fu il piccolo Berto, ormai invecchia e le passioni giovanili lasciano il posto alla saggezza o, almeno, al desiderio di trovare la saggezza. Il vecchio savio può essere rappresentato come Ulisse, che ha peregrinato per i mari e ha conosciuti i mondi più strani, attraverso le più romanzesche avventure. Un Ulisse saggio e irrequieto, pronto a ripartire col bagaglio della sua saggezza, perché c è sempre ancora un al di là da raggiungere, da conoscere. E soprattutto un Ulisse che vuole lasciare al suo Telemaco un messaggio di verità. Ecco, Telemaco può essere un poco l emblema dei suoi antichi ragazzi, Glauco, Guido; Entello, la sua Linuccia, che tornano come a chiudere un cerchio. Così come tornano le «creature (gli uccelli, per esempio, ai quali dedica un intera raccolta di poesie). Nell epilogo della vita e del racconto si mantengono le promesse della giovinezza. Il romanzo si chiude senza colpi di scena. La morte (che verrà per lui il 25 agosto 1957) non è attesa con paura, non è un avvenimento tragico, ma la soluzione naturale dell esistenza, la conclusione della sua storia. il momento in cui ogni male si acquieta e le contraddizioni si compongono, si risolvono, in pace. Folco Portinari, Introduzione, in Umberto Saba, Il Canzoniere, Einaudi Scuola, Torino 1990 914

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi