T3 - Trieste come la vide, un tempo, Saba

in sintesi Il luogo del qui e ora Trieste è, insieme, «inferno e paradiso , come dice il titolo di una prosa dello scrittore. Tuttavia, anche se Saba è in grado di cogliere e analizzare acutamente gli aspetti storico-culturali di Trieste, all interno delle sue poesie (soprattutto nella sezione del Canzoniere intitolata Trieste e una donna, comprendente componimenti scritti tra il 1910 e il 1912, ma anche in molte altre parti dell opera), la città viene vista soprattutto nei termini di «un universo autonomo di vita pulsante qui e ora (Castellani), cioè come luogo tanto vicino all istintualità vitale quanto lontano dalle vicende della grande Storia Saba a Trieste nel 1951. collettiva: come l autore scrive in Storia e cronistoria del Canzoniere, «una città di traffici e non di vecchia cultura, varia di razze e di costumi . Non a caso, nei suoi vagabondaggi per le vie di Trieste, il poeta sembra a volte dimenticare la propria sofferenza privata e immedesimarsi con le figure più reiette della città, con le quali stabilisce un rapporto di fraterna comunione: «Qui prostituta e marinaio, il vecchio / che bestemmia, la femmina che bega, / il dragone che siede alla bottega / del friggitore, / [...] sono tutte creature della vita / e del dolore; / s agita in esse, come in me, il Signore (Città vecchia). Il poeta dice della sua città che è «inferno e paradiso , ma la ama quale luogo familiare e rassicurante. T3 Trieste come la vide, un tempo, Saba Nel 1957 la figlia di Saba, Linuccia, gli chiede un articolo (per la rivista romana Rotosei ) in cui il poeta parli del suo rapporto con Trieste. L autore risponde alla richiesta in un testo che illustra la propria particolare relazione con la città: una relazione complessa e niente affatto idilliaca. Il luogo della nostalgia 5 10 15 Tra gli innumerevoli equivoci che mi hanno, in sede giornalistica, perseguitato per tutta la vita, c è stato anche quello di fare di me il poeta di Trieste ; e tu1 sai benissimo che sono stato altra cosa [...] In un breve discorso che ho tenuto, quattro anni fa, a Trieste, ho detto, fra altro: «Prima di leggervi poche poesie su Trieste (poche per paura di stancarvi e di stancarmi) devo premettere che io non sono stato un poeta triestino, ma un poeta e uno scrittore italiano, nato, nel 1883, in quella grande città italiana che è Trieste. Non so nemmeno se dal punto di vista dell igiene dell anima sia stato, per me, un bene nascere, con un temperamento classico, in una città romantica; e con un carattere (come quello di tutti i deboli) idillico, in una città drammatica. Fu un bene (credo) per la mia poesia, che si alimentò anche di quel contrasto, e un male per la mia diciamo così felicità di vivere... Comunque, il mondo io l ho guardato da Trieste. Il suo paesaggio, materiale e spirituale, è presente in molte mie poesie e prose, pure in quelle e sono la grande maggioranza che parlano di tutt altro, e di Trieste non fanno nemmeno il nome. [...] Pensiamo un momento Recanati e Leopardi. A parte il fatto che il Leopardi non amava almeno a parole Recanati, e che io Trieste l ho amata; tutto il paesaggio e, probabilmente, tutto il modo di essere del Leopardi era, senza alcun pregiudizio 1 tu: il poeta si rivolge alla figlia Linuccia. 887

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi