Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento 35 40 45 50 55 60 65 70 75 12 cari: carri. 13 distirarme: stendermi. 884 paron, no la traterà certo chi che lavorerà per lei come me trata mi el suo paron de adesso. Un fiorin e mezo per tre cari ,12 riprese, «e due omini soli. El se la suga (cava) con poco quel ladro: nol sa cossa che vol dir sfadigar, spezialmente adesso che scominzia el caldo. Due fiorini per omo saria ancora poco. Se no la ghe fussi lei, che ghe parlo cussì volentieri, no vederio l ora che rivi el caro, per finir la giornada e distirarme13 in t un leto . Era una giornata della primavera inoltrata, e la via era piena di sole. Ma, dentro il magazzino, faceva fresco, un fresco umido, che odorava di farina. «Perché nol se senta? ,14 disse dopo un breve silenzio l uomo. «El se acomodi qua (ed accennò un posto molto vicino al suo). Se la gà paura de sporcarse, ghe distiro15 soto el mio sacheto (giacca) . E fece l atto di prenderlo, perché, nell attesa del carro, si era già messo in maniche di camicia. «No ghe sè bisogno , rispose Ernesto. «La farina no lassa sporco; basta una spolverada e no se vedi più gnente. E pò ghe tegno poco16 che se vedi o no . Impedì all uomo di distendere, come voleva, la giacca, e sedette, con un sorriso, accanto a lui. Anche l uomo sorrise. Non pareva più né stanco, né arrabbiato. «Dopo , disse, «se el permeti, ghe neterò mi .17 Stettero un poco in silenzio, guardandosi. «La sè un bon ragazo , ripetè l uomo, «e anca , aggiunse, «bel. Cussì bel che sè un piazer guardarla . [ ] L uomo posò una mano sul dorso di quella che il ragazzo teneva distesa sul sacco. Appariva turbato. «Pecà! , disse; e parve sorpreso e contento che il ragazzo non avesse ritirato la mano. «Pecà de cossa? . «De quel che ghe gò dito prima. Che no podemo esser amici, andar a spasso insieme . «Per la diferenza de età? . «No . «Perché la sè mal vestido? Ghe gò già dito che de ste robe no me importa gnente. Anzi . L uomo tacque a lungo. Pareva in conflitto con sé stesso: quasi volesse dire e non dire qualcosa. Ernesto sentiva che la mano poggiata sulla sua tremava. Poi come chi arrischia il tutto per il tutto disse all improvviso, fissando bene il suo interlocutore negli occhi, e con voce alterata: «Ma el sa cossa che vol dir per un ragazo come lei diventar amico de un omo come mi? Perché, se nol lo sa ancora, no son mi che voio insegnarghelo . Tacque di nuovo un momento; poi, visto che il ragazzo era diventato rosso ed abbassava la testa, ma non ritirava la mano, aggiunse, quasi aggressivo: «El lo sa? . Ernesto sciolse dalla stretta, che si era fatta più forte, la mano divenuta un pò molle e sudata, e la posò timidamente sulla gamba dell uomo. Risalì adagio, fino a sfiorargli appena, e come per caso, il sesso. Poi alzò la testa. Sorrise luminoso, e guardò l uomo arditamente in faccia. Questi sentì uno sbigottimento invaderlo. La saliva gli si era seccata in bocca, e il cuore gli batteva a fargli male. Ma non seppe dire altro che un «El gà capì? che pareva rivolto più a sé stesso che al ragazzo. 14 nol se senta: non si siede. 15 ghe distiro: le stendo. 16 ghe tegno poco: mi interessa poco. 17 ghe neterò mi: la pulirò io.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi