2 - Il dolore personale e universale

Il primo Novecento in sintesi 2 Il dolore personale e universale Influenzato da Leopardi, Ungaretti riflette con lucidità sulla condizione dell individuo e sul dramma (personale e insieme collettivo) che ciascuno vive. L influenza leopardiana La poesia di Ungaretti si collega alla consapevolezza del dramma esistenziale dell uomo e alla riflessione sul senso tragico della vita condotta da uno dei poeti da lui più amati, Giacomo Leopardi. Sospesa tra la vanità degli accadimenti e l ansia di eterno che la illumina, la dimensione dell essere umano è vista in tutta la sua precarietà, lacerata dal lutto e oppressa dall incombere della catastrofe, individuale e collettiva. Il pessimismo di Ungaretti deriva da un dolore vissuto in prima persona. Secondo la sua visione pessimistica il male del singolo è metafora di una condizione che accomuna tutti gli individui. Dall io al noi Non c è dubbio che all origine di questa visione della vita vi sia la conoscenza personale della sofferenza. Tuttavia il male del singolo si allarga sempre in Ungaretti a rappresentare metaforicamente una condizione valida per tutti gli uomini: condizione che nasce da un dato storico, ma finisce per andare oltre. Così accade alle liriche ispirate dalla Grande guerra, che non costituiscono solo un atto di denuncia contro quella tragedia circoscritta, bensì una forma di meditazione che spazia dall io al noi , secondo una prospettiva che ricorda la riflessione cosmica leopardiana. Ungaretti affida alla poesia la missione di rivelare all uomo la sua essenza, che lo condanna a un destino di sofferenza e dolore. Essa è dunque autoanalisi, è un indagine che aiuta l uomo a conoscersi nel profondo e a riscoprire la sua purezza originaria. La dimensione di dolore e tragedia fa riscoprire all uomo l urgenza della vita. Il male fa risaltare l armonia del mondo e la fratellanza tra uomini accomunati da un destino tragico. La conoscenza del dolore porta l individuo a coltivare, intimamente, la speranza di eliminarlo e di trovare salvezza. Per questo le raccolte di Ungaretti sono pervase da un forte sentimento religioso e dall esigenza di trovare la pace in una dimensione eterna, assoluta. 822 Il compito della poesia Il dolore appartiene all uomo al di là di ogni contingenza e lo costringe a vedersi così com è realmente, senza sovrastrutture e abbellimenti, liberandolo da tutto ciò che è inessenziale e superfluo. Per esprimere questa verità è necessaria la rivelazione della poesia, a cui spetta la funzione di comprendere la sofferenza e offrire conforto: «La poesia , scrive l autore in un saggio intitolato Dolore e poesia (1956), «è l atto con il quale un uomo tende alla purezza, tende a amare, anche se la carne rimane debole, ciò che l oltrepassa: l Umana Perfezione . Dinanzi all esperienza della guerra, dentro il caos del mondo, nell angoscia che pervade l individuo soggetto alla costante minaccia della morte e del nulla, Ungaretti avvia così un indagine conoscitiva che mette a nudo la coscienza umana. Diciamo mette a nudo perché il poeta è alla continua ricerca dell innocenza perduta, ovvero di quello stato originario che permette all io minacciato di riconoscersi come «una docile fibra dell universo (I fiumi T7, p. 839), legato cioè in una sorta di armonia istintiva con il prossimo e con il cosmo. Dalla sofferenza alla vitalità Quest ansia di sublimazione, nella consapevolezza di un comune destino di dolore, è presente in tutta la poesia di Ungaretti, sin dalla sua prima raccolta, da quando cioè la dimensione tragica della desolazione si manifesta nella visione terribile della carne straziata dalla guerra. Proprio a contatto con la morte, però, l anima può percepire la bellezza miracolosa della vita, l armonia delle cose del mondo, la fraternità nella pena, la dolcezza del riposo. Il dolore, insomma, rende nudi e autentici: è proprio grazie a esso che l io sente di poter recuperare un sentimento di profonda fratellanza con tutte le creature viventi. La religione della vita Allo stesso tempo, provare dolore significa percepire il bisogno di liberarsene, immergendosi nell infinito e accrescendo il desiderio di comprendere il mistero del mondo. Possiamo parlare, seguendo il critico Alberto Frattini, di una vera e propria «vocazione mistica , che si accentua nel secondo Ungaretti da Sentimento del tempo in poi. Ma è una vocazione indifferente alle pratiche esteriori e che si esprime nella preghiera come atto privato, coltiva la speranza della salvezza, ricerca la dolce immagine di un Dio che consola dalle miserie. Si esprime così l esigenza di attingere l assoluto e l eterno, di cogliere quel miraggio dove si confondono il passato e il futuro, la bellezza e il mistero: se da una parte vi è l inferno della realtà con le sue tragedie, dall altra si può vedere il porto della quiete, un approdo alla pace dello spirito dove sbiadiscono le colpe, le miserie e le sventure.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi