Anni difficili

Giuseppe Ungaretti in sintesi Nel 1920 Ungaretti si sposa con Jeanne Dupoix. Con lei e con la glia Anna Maria si trasferisce a Marino, comune romano. Dopo un periodo segnato dalle difficili condizioni economiche, negli anni Trenta Ungaretti diventa inviato di un quotidiano. Dal 1936 il poeta è in Brasile con la sua famiglia. docente universitario. In questo periodo deve affrontare la perdita del fratello e del glio di soli 9 anni. Nel 1942 rientra in Italia, insegna Letteratura italiana all Università di Roma ed è nominato Accademico d Italia. \ Anni difficili Il ritorno all ordine Nel 1920 Ungaretti si sposa con una giovane ragazza francese, Jeanne Dupoix, che gli sarà vicina fino al 1958, quando morirà per una grave malattia; l anno successivo si impiega presso l ufficio stampa del ministero degli Esteri con l incarico di redigere gli estratti dei giornali stranieri. Il disagio economico Trasferitosi con la moglie e la figlia Anna Maria, detta Ninon (nata nel 1925), a Marino, nella zona dei Castelli romani, Ungaretti conosce anni di grande difficoltà. La poesia non gli dà da vivere, e anche il poco gratificante lavoro ottenuto gli riserva scarsissime soddisfazioni economiche. Balena nella sua mente l intenzione di tornare in Egitto, dove vive ancora la madre, poi però ha la possibilità di inaugurare all inizio degli anni Trenta una proficua e redditizia attività giornalistica: è impegnato nelle vesti di corrispondente del quotidiano La Gazzetta del Popolo (come inviato torna in Egitto, visita la Corsica e l Olanda e viaggia in tutta l Italia meridionale), ma si fa apprezzare anche come conferenziere in una serie di incontri politici e letterari in tutta Europa. In Brasile: andata e ritorno Nel 1936 si trasferisce con la famiglia a San Paolo del Brasile, accettando la cattedra di Lingua e letteratura italiana che gli viene offerta dalla locale università. Quello trascorso in Sudamerica è un periodo funestato dai lutti familiari: nel 1937 Ungaretti perde il fratello Costantino; due anni dopo gli muore il figlio Antonietto, di soli nove anni. Torna in Italia nel 1942, quando prende servizio benché privo di laurea come docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l Università La Sapienza di Roma: un ruolo che conserverà fino alla pensione. Nello stesso anno viene nominato Accademico d Italia. il CARATTERE Un amore inesauribile per la vita C ompiuti gli ottant anni d età, Ungaretti amava dire di averne in realtà quattro volte venti. L aneddoto è rivelatore: dalla giovinezza fino alla vecchiaia il poeta ha sempre mostrato un energia singolare, un amore inesauribile per la vita e le sue più varie manifestazioni, nonché una disposizione a coltivare con entusiasmo non senza una punta di ingenuità passioni passeggere e persino ideali politici. Una natura appassionata e generosa I molti ritratti che ci hanno lasciato di lui amici, giornalisti e letterati concordano infatti nel descriverlo come un uomo intemperante e candido, di indole mutevole e istintivo, nelle simpatie quanto nelle antipatie personali. C è indubbiamente nel suo tempe- ramento, innata, una dose di anarchia e di anticonformismo, di ribellione e anche di rissosità, sin dai tempi della giovinezza egiziana, quando si mescola al confuso ambiente di intellettuali senza patria finiti per caso o per spirito di avventura in quella sorta di bazar cosmopolita che era Alessandria. Il grande vecchio della letteratura italiana rimane giovane sino alla fine, ben felice di diventare una celebrità televisiva, quando in varie occasioni gli italiani lo ammirano mentre recita dal piccolo schermo i versi propri e dei poeti più amati. Un attore mancato Un romanziere a quel tempo famoso, Libero Bigiaretti, ha scritto una volta che Ungaretti, se non fosse stato poeta, sarebbe diventato un grande attore, capace, con la sua dizione fortemente scandita, di esprimere l emozione della poesia. Egli dice ancora Bigiaretti si sentiva sulla scena anche nelle occasioni private, in cui elargiva senza risparmio battute, polemiche esplosive, giudizi ben poco diplomatici, pronunciati con la sua prorompente veemenza. Eccone un esempio: in una serata di festa, una signora gli chiede che ne pensa del tale poeta. Ungaretti sogghigna, diventa rosso, si contiene e dice dapprima che si tratta di un buon poeta. Poi, ripensandoci, si corregge dicendo che è, semplicemente, un poeta: piccolo, ma poeta. Infine, senza trattenersi più, come se non potesse resistere al peso della menzogna, si lascia andare ad alta voce al giudizio definitivo: non vale nulla, è uno zero. Il poeta in questione era Eugenio Montale. 813

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi