T4 - Dall’imagine tesa (Canti anonimi)

Il primo Novecento ¥ T4 ¥ Dall imagine tesa Clemente Rebora, Canti anonimi Questa poesia, scritta nel 1920, chiude la raccolta Canti anonimi (1922). Il tema è quello di un attesa intensa e al tempo stesso indefinita, proprio come indefinito è il suo oggetto. Una speranza che a poco a poco diventa certezza METRO Quinari, senari, settenari, ottonari, con rima senza schema fisso. 5 10 15 20 25 Dall imagine tesa vigilo l istante con imminenza di attesa e non aspetto nessuno: nell ombra accesa spio il campanello che impercettibile spande un polline di suono e non aspetto nessuno: fra quattro mura stupefatte di spazio più che un deserto non aspetto nessuno: ma deve venire, verrà, se resisto a sbocciare non visto, verrà d improvviso, quando meno l avverto. Verrà quasi perdono di quanto fa morire, verrà a farmi certo del suo e mio tesoro, verrà come ristoro delle mie e sue pene, verrà, forse già viene il suo bisbiglio. 1-3 Dall imagine di attesa: con l immagi- nazione concentrata (imagine tesa) scruto ogni attimo (vigilo l istante) nell attesa di un evento imminente (con imminenza d attesa). Imagine tesa potrebbe indicare la tensione dell immaginazione, della riflessione spirituale del poeta. Il sostantivo imagine con una sola m è forma dantesca (dal latino imago). 4 non aspetto nessuno: nessuna creatura umana, perché l attesa del poeta sembra essere di tipo trascendente. 5 accesa: illuminata. 6 spio: osservo intensamente. 7-8 che impercettibile di suono: che diffonde (spande) in modo quasi inavverti- 770 bile (se impercettibile è inteso come predicativo del soggetto, riferito al pronome relativo che) un suono leggerissimo (un polline di suono); oppure, che diffonde un suono leggerissimo, quasi inavvertibile (se l aggettivo impercettibile viene riferito a polline di suono). 11-12 stupefatte un deserto: sorprese dalla vastità di uno spazio maggiore di quello di un deserto. Lo spazio fisico si dilata in uno spazio metafisico, spirituale, accentuando il contrasto tra il finito dell uomo e l infinito di Dio. 15-16 se resisto non visto: se persevero fino a fiorire quasi di nascosto; è come se l anima del poeta attendesse di esse- re fecondata, come un fiore, dal polline (forse la Grazia divina), che al v. 8 sembrava preannunciare l avvento dell ospite misterioso. 18 l avverto: mi accorgo della sua presenza. 20 quanto fa morire: il peccato, in quanto condizione che provoca la morte dell anima. 22 tesoro: ricchezza, valore spirituale. Il poeta allude forse alla Grazia di Dio che si comunica all uomo. 23 ristoro: consolazione. 24 delle mie e sue pene: le sofferenze dell uomo (mie) e di Dio (sue), crocifisso nella persona di Cristo.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi