Il tesoro della letteratura - volume 3

La narrativa italiana del primo Novecento in sintesi Nella raccolta Il mar delle blatte e altre storie, così come nel primo romanzo, La pietra lunare, prevale l elemento fantastico. Nel romanzo è inoltre evidente un tratto stilistico tipico di Landolfi: egli introduce il surreale e l inesplicabile in un avvenimento del tutto consueto. Il lettore si trova improvvisamente davanti una realtà alternativa. Altra caratteristica comune a più opere è anche la prevalenza di un contesto buio, notturno, inquietante. LA BIERE DU PECHEUR è l opera che inaugura la scrittura diaristica di Landolfi. La tendenza all irreale e al fantastico delle opere narrative e la chiave autobiografica di quelle diaristiche non sono in contraddizione come potrebbe sembrare. Le molteplici sfaccettature della sua produzione rendono Landolfi impossibile da collocare in una precisa corrente letteraria. La sua opera è ambigua e non può essere letta secondo i canoni tradizionali. tiva presenti importanti aspetti fantastici e onirici. Proprio nella completa diversità rispetto a tutte le correnti letterarie del suo tempo sembra risiedere il nucleo forte della sua opera. La scrittura narrativa Le raccolte Il mar delle blatte e altre storie (1939) e La spada (1942) confermano le caratteristiche dello stile dell esordio, e in particolare un gusto per il fantastico dagli esiti spesso efficaci: basti pensare alla memorabile immagine da incubo del mare completamente nero per le blatte (in cui alcuni critici hanno ravvisato un allusione al fascismo). Atmosfere simili si ritrovano anche nel primo romanzo, La pietra lunare (1939), il cui inizio costituisce l esempio forse più riuscito di un modulo narrativo ricorrente in Landolfi: l insorgere, in una situazione apparentemente comune, di elementi propri di una realtà altra. Nella fattispecie, una banale conversazione di una famiglia paesana è interrotta dall arrivo di una donna che ha zampe caprine al posto delle gambe. Da queste «Scene della vita di provincia (così recita il sottotitolo del libro) si passa rapidamente alla rappresentazione di un mondo notturno e stregonesco, lontanissimo dalle tranquille certezze della vita borghese. La notte è lo sfondo prevalente anche nei due romanzi successivi, Le due zittelle (1946) e Racconto d autunno (1947), tra loro molto diversi. Nel primo è narrata la vicenda grottesca delle pratiche blasfeme di una scimmia, contro le quali si scatenano le ansie bigotte delle due padrone, che dopo una sorta di processo, in cui trova luogo una comica disputa teologica tra due sacerdoti, decidono di sopprimere l animale. Il secondo muove da uno scenario di guerra per approdare presto alla rappresentazione di situazioni misteriose, in una personalissima rivisitazione del romanzo gotico inglese. La scrittura diaristica In Cancroregina (1950) Landolfi tenta la via del romanzo di fantascienza, ma interpretando il genere con totale libertà, mentre con LA BIERE DU PECHEUR (1953) titolo traducibile, se scritto a caratteri maiuscoli e senza accenti, sia come la birra del pescatore sia come la bara del peccatore dà vita a una sorta di diario, genere evidentemente sentito come più congeniale da un letterato il cui rapporto con la scrittura ha nel frattempo assunto i tratti della stanchezza e della sfiducia. Non a caso allo stesso genere appartengono anche opere successive come Rien va (1963) e Des mois (1967). Parallelamente ai libri diaristici (considerati da tutti i critici i più importanti del secondo periodo), Landolfi continua a coltivare la scrittura narrativa in alcune raccolte novellistiche, tra cui Ombre (1954), Racconti impossibili (1966), A caso (1975). L esistenza di una cesura tra due momenti diversi dell opera di Landolfi è evidente, ma le differenze tra le due fasi non vanno enfatizzate: se nell autore sono rintracciabili due atteggiamenti apparentemente lontani quello della finzione e quello della confessione autobiografica è però anche vero che spesso tali atteggiamenti tendono a sovrapporsi e a confondersi. Sono infatti molti gli elementi autobiografici che è possibile rinvenire già nei testi narrativi del primo periodo e, d altro canto, il genere diaristico viene interpretato da Landolfi in modo personale, lasciando molto spazio a inserti narrativi di pura invenzione. Un autore complesso ed eccentrico Nel suo complesso, insomma, la produzione di Landolfi è segnata dalla complessità e dalla stratificazione di temi e forme; per questo motivo non si lascia inquadrare facilmente e sfugge a qualsiasi semplificazione critica. Nella sua scrittura, una forte vena sperimentale si sposa all ambiguità dei contenuti; in conseguenza di questa ambiguità, la comprensione delle sue opere richiede sempre una lettura su più livelli, nessuno dei quali è in grado di fornire, se isolato, risposte soddisfacenti agli interrogativi posti da una pagina fortemente complessa. 733

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi