T3 - Mia moglie e il mio naso (Uno, nessuno e centomila)

Il primo Novecento ¥ T3 ¥ Mia moglie e il mio naso audiolettura Uno, nessuno e centomila, Libro primo, I Nell incipit del romanzo il lettore viene immediatamente posto di fronte all evento scatenante, dal quale deriverà una crisi esistenziale di enorme portata. Dopo il ful minante commento della moglie, nella vita di Vitangelo Moscarda nulla sarà più co me prima, nemmeno il suo nome. La moltiplicazione dei punti di vista 5 10 15 20 25 30 35 «Che fai? mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Niente , le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premen do, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende. Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso? E mia moglie, placidamente: «Ma sì, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra . Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sosten gono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire1 per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo. Vide forse mia moglie molto più addentro di me in quella mia stizza e ag giunse subito che, se riposavo nella certezza d essere in tutto senza mende,2 me ne levassi pure, perché, come il naso mi pendeva verso destra, così «Che altro? Eh, altro! altro! Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circon flessi, ^ ^, le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell altra; e altri difetti «Ancora? Eh sì, ancora: nelle mani, al dito mignolo; e nelle gambe (no, storte no!), la destra, un pochino più arcuata dell altra: verso il ginocchio, un pochino. Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti. E solo allo ra, scambiando certo per dolore e avvilimento la maraviglia che ne provai subito dopo la stizza, mia moglie per consolarmi m esortò a non affliggermene poi tanto, ché anche con essi, tutto sommato, rimanevo un bell uomo. Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione ciò che come diritto ci è stato prima negato. Schizzai un velenosissimo «grazie e, sicuro di non aver motivo né d addolorarmi né d avvilirmi, non diedi alcuna importanza a quei lievi difetti, ma una grandissima e straordinaria al fatto che tant anni ero vissuto senza mai cambiar di naso, sempre con quello, e con quelle sopracciglia e quelle orec chie, quelle mani e quelle gambe; e dovevo aspettare di prender moglie per aver conto che li avevo difettosi. 1 invanire: essere vanitosi, vantarsi. 2 mende: difetti. 658

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi