Per approfondire - Pirandello e il fascismo

Il primo Novecento in sintesi PER APPROFONDIRE Nel dopoguerra la sua fama di drammaturgo è in continua crescita e supera i confini nazionali. Nel 1922 Sei personaggi in cerca d autore, dopo la prima romana, ottiene un successo strepitoso nei teatri di Londra, New York e Parigi. Nel 1924 Pirandello aderisce ufficialmente al fascismo e l anno dopo fonda la Compagnia del Teatro d Arte di Roma, finanziata dal regime. Abbandona l insegnamento e segue le rappresentazioni delle sue opere in Europa e in America. Si lega sentimentalmente alla giovane attrice Marta Abba, per la quale scrive drammi. La popolarità del drammaturgo Nel 1915 pubblica sulla Nuova Antologia il ro manzo Si gira , poi ristampato nel 1925 con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore. Da questo momento, la produzione teatrale prende il sopravvento, sostenuta da un crescente consenso di pubblico. Lo scambio di idee e di personaggi tra le novelle e la produzione teatrale è continuo e proficuo; Pirandello è ormai autore ricercato e le sue rappresentazioni accendono spesso un coro di polemiche e discussioni che stimolano ul teriormente la ricerca e l innovazione del linguaggio drammaturgico. I trionfi internazionali Con la messa in scena di Sei personaggi in cerca d autore la fama dello scrittore valica i confini nazionali; la prima al Teatro Valle di Roma, nel 1921, provoca reazioni contrastanti, persino furibonde, tra accaniti sostenitori e detratto ri spietati. L anno seguente, invece, ottiene uno strepitoso successo a Londra, New York e Parigi, che segna l inizio di una parabola ascendente risultato di un riconoscimento ot tenuto all estero ancor più che in Italia. Nel 1924 Pirandello aderisce ufficialmente al fascismo, chiedendo pubblicamente di essere iscritto al Partito nazionale fascista, dal quale riceverà appoggi e tributi. Ormai celebre, Pirandello fonda la Compagnia del Teatro d Arte di Roma, finan ziata dal regime e attiva dal 1925 al 1928, mentre tutte le capitali europee si contendono l esclusiva di una sua opera. Abbandonato l insegnamento, inizia a seguire le compagnie Pirandello e il fascismo « Sento che questo è il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita in silenzio. Se l Eccellenza Vostra mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregierò come massimo onore tenervi il posto del più umile e obbediente gregario . Con queste parole Pirandello dichiara apertamente la sua adesione al fascismo, in una lettera scritta a Mussolini nel settembre del 1924. Due mesi prima, un gruppo di squadristi capitanati dal fiorentino Amerigo Dumini ha rapito e ucciso il deputato socialista Giacomo Matteotti. L assassinio ha avuto un forte impatto sull opinione pubblica, provocando una crisi di consenso al regime; il gesto di Pirandello, compiuto proprio all indomani dell evento, appare a maggior ragione provocatorio. L adesione al Partito fascista permetterà allo scrittore di ricevere sovvenzioni e riconoscimenti, come la nomina ad accademico d Italia nel 1929. Pirandello non ripudierà mai la sua decisione, ma i suoi rapporti con il regime saranno sempre caratterizzati da ambiguità e contraddizioni. Egli non può essere definito semplicemente un intellettuale fascista: non celebra né appoggia la retorica e i simboli del littorio; si può anzi dire che la sua arte in particolare nella sua dimensione umoristica sia radicalmente estranea all atteggiamento fascista verso la vita e la cultura ( Libro e moschetto, fasci- 634 sta perfetto , recita uno dei motti fascisti più noti). D altra parte, anche Mussolini non si mostra un grande estimatore di Pirandello: non organizzerà mai serate in suo onore, come quelle che gli sono invece tributate a Stoccolma, Parigi, Londra, Praga, Berlino e New York. Tuttavia, Pirandello sa che non può alienarsi le simpatie del partito: «L arte pirandelliana , scriverà Leonardo Sciascia, «non ha nulla a che fare col fascismo, ma l uomo sì! . Pirandello, che pure si dichiara apolitico, vede in effetti in Mussolini l unica figura in grado di rompere con il passato, facendosi garante di un ordine nuovo, finalmente capace di rimpiazzare una classe politica debole e corrotta. Certamente estraneo alla retorica mussoliniana della forza e della virilità, egli si sente però vicino alle filosofie irrazionalistiche di inizio Novecento, che predicano il superamento del sistema democratico e una concezione vitalistica dell esistenza. Non manca, in Pirandello, una velata antipatia per la corte di gerarchi che circonda Mussolini, e dalla sua opera emerge l avversione per un ideologia che non può che rivelarsi ai suoi occhi vuota e mistificante. Non per questo, comunque, è possibile parlare di un antifascismo pirandelliano ; eppure, al di là di ogni definizione, non c è dubbio che tutta l arte di Pirandello sia volta a smascherare ogni mitologia e ogni retorica propagandistica.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi