Il successo inatteso e gli ultimi anni

Il primo Novecento in sintesi Nel 1896 Ettore Schmitz sposa Livia Veneziani, figlia di un ricco imprenditore: grazie a questa unione, entra a far parte dell alta società di Trieste. Lascia il lavoro in banca e inizia a lavorare per il suocero. Sembra perfettamente integrato nel nuovo ambiente borghese: è un uomo di successo che si dedica al lavoro e alla famiglia. Egli tuttavia è insoddisfatto della sua vita, inquieto e angosciato. Deve rinunciare di nuovo alla letteratura, ma per fuggire da una quotidianità insoddisfacente, continuerà a dedicarvisi, di nascosto. La svolta del matrimonio Nel 1896 Ettore sposa un buon partito , la biscugina Livia Veneziani, figlia del facoltoso proprietario di una fabbrica di vernici sottomarine. In questo modo il modesto impiegato con il chiodo fisso della letteratura, il figlio di un commerciante fallito, conquista una posizione sociale inattaccabile. Livia Veneziani e Italo Svevo, 1900 ca. Le foto dell epoca ritraggono lo scrittore vestito in modo elegante, inserito nei salotti della buona società triestina: un perfetto borghese, un uomo di successo. Dietro le apparenze, però, si cela un altro individuo, turbato, inappagato, scosso da un continuo tormento interiore, e la vocazione di scrittore è costretta alla clandestinità, come e più di prima. Un borghese integrato Svevo, che intanto, pur senza convinzione, ha abiurato l ebraismo e ricevuto il battesimo (solo per considerazioni pratiche e per assecondare le richieste della moglie), lascia la banca nel 1899 ed entra come funzionario nella ditta del suocero, per la quale viaggia spesso in Inghilterra. Ben integrato, assimilato entro il sistema industriale, sollevato da ogni preoccupazione economica, agli occhi della moglie è il ritratto vivente dell uomo dedito alla famiglia e al lavoro, amante della tranquillità, che a malapena si concede il vizio di qualche sigaro. Il successo inatteso e gli ultimi anni Per l attività letteraria di Svevo si rivelano fondamentali due incontri. Il primo, nel 1905, con James Joyce: i due scrittori diventano amici e si scambiano le rispettive opere. Il secondo, nel 1908, con gli studi di Freud. Egli è attratto e interessato dalla psicanalisi, ma non la ritiene valida come terapia. Dopo la Prima guerra mondiale Svevo perde il lavoro a causa della chiusura della fabbrica del suocero: ora può dedicarsi liberamente alla letteratura. Nel 1923 pubblica, sempre a sue spese, La coscienza di Zeno. Svevo invia il romanzo a Joyce che si trova a Parigi e che provvede a farlo circolare fra pubblico, critici e giornalisti. Il successo arriva: per Svevo si susseguono riconoscimenti e omaggi letterari. 568 Due incontri importanti Nel periodo di rinuncia (almeno nelle intenzioni) alla letteratura, accadono però due eventi decisivi. Il primo nel 1905, quando Svevo incontra lo scrittore irlandese James Joyce (1882-1941), allora ventitreenne insegnante alla Berlitz School di Trieste. Joyce gli dà lezioni private di lingua inglese, ma il rapporto tra insegnante e allievo si trasforma presto in amicizia. I due si scambiano le proprie opere: Svevo legge i Dubliners (Gente di Dublino) ancora in manoscritto; Joyce legge Una vita e Senilit , da cui rimane folgorato. Al 1908 risale poi la conoscenza delle opere di Sigmund Freud (1856-1939), quando ancora la cultura italiana ufficiale ignorava persino il nome del medico viennese. L interesse di Svevo per la psicanalisi è immediato, ma il suo utilizzo terapeutico non lo convince. Un esperienza a lui vicina conferma i suoi dubbi: un fratello tossicomane della moglie, entrato in analisi dallo stesso Freud, ne esce addirittura peggiorato. «Grande uomo quel nostro Freud ma più per i romanzieri che per gli ammalati , commenta Svevo. Il ritorno alla letteratura Dopo lo scoppio della Grande guerra la fabbrica del suocero, che negli anni precedenti aveva realizzato profitti altissimi vendendo vernici alla Marina austriaca, viene chiusa dalle autorità tedesche, e Svevo, senza lavoro, si ritrova a poter coltivare le sue passioni: il violino e la letteratura. Nel 1919 comincia a scrivere La coscienza di Zeno, che esce nel 1923. Anche in questo caso il romanzo viene pubblicato a spese dell autore: inizialmente sembra che la critica si accorga di lui e compaiono alcune recensioni favorevoli, poi però cala di nuovo il silenzio. Svevo allora si decide a un ultima mossa: vincendo la propria ritrosia, spedisce una copia del libro a Joyce, nel frattempo trasferitosi a Parigi, che si adopera per far conoscere agli amici l ignoto scrittore. Il caso Svevo Joyce fa leggere il libro a letterati, critici, giornalisti, mentre anche in Italia la cortina del silenzio comincia a sollevarsi, per merito di un sostenitore influente, il poeta Eugenio Montale (1896-1981), a cui Svevo e la sua opera sono state segnalate dall intellettuale triestino Roberto Bazlen. Ma è soprattutto a Parigi che il passaparola è contagioso e il caso Svevo cresce giorno dopo giorno: a suggellarlo è la lettera ossequiosa del poeta e romanziere Valéry Larbaud (1881-1957), importante autore francese, il quale nel 1925 scrive a Svevo come un «devoto ammiratore che omaggia un «Maestro .

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi