La vita

Italo Svevo in sintesi La vita \ La formazione dell impiegato Ettore Schmitz Ettore Schmitz nasce nel 1861 a Trieste, da una famiglia ebraica dell alta borghesia. Trieste è città di frontiera e città portuale. Nell Ottocento, diventa un importante punto di incontro di merci, culture, lingue e genti diverse. Nel 1874, Ettore viene mandato con il fratello in Baviera a studiare tedesco e contabilità. Il padre è infatti un commerciante e vuole che anche i gli si dedichino al commercio. Rientrato a Trieste cinque anni dopo, egli inizia a frequentare un istituto commerciale; ama tuttavia la letteratura, anche se avversato dalla famiglia. Nel 1880 l azienda del padre fallisce. Abbandonati gli studi, Ettore diventa impiegato presso la Union Bank. Per alleviare la noia del lavoro in banca, scrive: nel 1892 pubblica così il suo primo romanzo, Una vita. Nasce lo pseudonimo Italo Svevo, che rappresenta l unione delle sue due culture e personalità. Nascere a Trieste Città di frontiera, Trieste ha sviluppato nel corso dell Ottocento una fisionomia e una cultura per molti versi uniche. Innanzitutto, la sua condizione di porto mediterraneo dell Impero austro-ungarico (a cui apparterrà politicamente sino alla fine della Prima guerra mondiale) l ha resa un crocevia di scambi, una fiorente sede di imprese commerciali, navali e assicurative e, di conseguenza, la meta di continue ondate migratorie. Italiani, tedeschi, sloveni, greci, turchi: un eterogeneo miscuglio di genti diverse fa di Trieste una città cosmopolita, a contatto per ragioni storiche e geografiche con l area mitteleuropea. in questo crogiuolo multinazionale che nel 1861 nasce Ettore Schmitz, da una famiglia ebraica della borghesia mercantile triestina: il padre Francesco è un commerciante e può permettersi di far vivere in condizioni agiate gli otto figli. Formazione commerciale e ambizioni letterarie Nel 1874 il tredicenne Ettore, insieme al fratello maggiore Adolfo, parte per Segnitz sul Meno, in Baviera, per apprendere la lingua tedesca e la pratica contabile. Nondimeno, di nascosto (la clandestinità con cui vive le sue passioni culturali sarà una costante della sua vita), si avvicina alla letteratura e alla filosofia, leggendo Schiller, Goethe, Schopenhauer, Shakespeare e i Naturalisti francesi. Al rientro a Trieste nel 1878, vorrebbe trasferirsi a Firenze per perfezionare la conoscenza della lingua italiana (a casa si parla soltanto il dialetto triestino), ma le sue aspirazioni e le velleità letterarie vengono ostacolate: il padre, infatti, convinto che al figlio serva ben altro per diventare un bravo commerciante come lui, si oppone al trasferimento. Piegatosi al volere della famiglia, Ettore si iscrive a un istituto commerciale, ma non rinuncia all ambizione di diventare uno scrittore; nel 1880 inizia a collaborare al quotidiano triestino L Indipendente , a cui invia articoli di critica letteraria e teatrale firmandoli con uno pseudonimo (Ettore Samigli). Un impiego modesto La sua vita conosce tuttavia un brusco cambiamento nel 1880: il fallimento dell azienda paterna lo costringe a lasciare gli studi e a cercare un impiego, che troverà presso la filiale triestina della Union Bank di Vienna, come addetto alla corrispondenza francese e tedesca. Oppresso dal lavoro impiegatizio, Schmitz trova nella letteratura una via di fuga e di evasione, tanto che inizia a cimentarsi anche in prove di scrittura; porta a termine così il suo primo romanzo, che esce nel 1892 con il titolo Una vita: sulla copertina del libro figura un altro pseudonimo, Italo Svevo, che salda le due culture di cui si sente figlio (quella italiana e quella tedesca) e nasconde l identità dello scrittore, persino ai parenti stretti. \ La vita agiata di uno scrittore clandestino Il primo romanzo non viene considerato né dal pubblico né dalla critica. Le copie vendute sono poche. Nonostante l insuccesso, Svevo pubblica, sei anni dopo e ancora a sue spese, un nuovo romanzo, Senilità: anche questo non suscita interesse. Una carriera letteraria momentaneamente troncata L esordio letterario dell impiegato Ettore Schmitz è un fallimento, o quasi: le poche recensioni si soffermano più sulle ombre che sulle luci del romanzo e le mille copie dell edizione rimangono quasi del tutto invendute. L indifferenza di lettori e critici non scalfisce per il momento la sua passione per la scrittura, di cui è frutto, sei anni dopo, il secondo romanzo, Senilità: come il primo, il libro è stampato a spese dell autore. L accoglienza è anche peggiore: un silenzio quasi assoluto, interrotto qua e là appena da qualche segnalazione per nulla entusiasta. 567

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi