Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento in sintesi Attraverso il monologo interiore, il lettore accede direttamente ai pensieri dei personaggi, riportati senza interventi e giudizi dell autore, in modo confuso e caotico, in un libero flusso di riflessioni. Il linguaggio assume un ruolo centrale: per questo ciascun personaggio si esprime in maniera volutamente diversa. L intento di Joyce nella sua opera è quello di indagare la realtà quotidiana. Intende dimostrare che il reale è vario, molteplice; se ne ha per questo un interpretazione parziale, limitata, relativa. L immagine che Joyce ha della realtà a lui contemporanea è negativa. Non crede nei rapporti tra gli uomini, né nei sentimenti di amore e amicizia; ritiene che prevalgano la falsità e l interesse; afferma che ogni ambizione o aspettativa sia destinata a fallire. La veglia di Finnegan è l opera che annienta definitivamente il romanzo tradizionale. La tecnica del flusso di coscienza è spinta all estremo. Joyce indaga e riporta infatti i pensieri che il protagonista fa mentre dorme: tutto si svolge in un sogno. Il risultato è un opera quasi incomprensibile. 518 Linguaggio e interiorità Il mondo psichico dei personaggi viene reso nell Ulisse usando la tecnica del monologo interiore, mediante il quale il lettore viene introdotto direttamente nel meccanismo mentale del personaggio, di cui sono registrati, in prima persona e senza alcun commento dell autore, pensieri, reazioni, impressioni, ricordi e libere associazioni di idee, così come si presentano alla sua mente, in una sorta di costante autoanalisi. Joyce che, come abbiamo detto, si avvale delle teorie della psicanalisi per sondare l inconscio rende spesso il monologo interiore dei personaggi tramite il flusso di coscienza: una sorta di monologo interiore disordinato e privo di logica, caratterizzato da un minore controllo linguistico e sintattico, in quanto teso a restituire il libero sviluppo dei pensieri dei personaggi e a cogliere il groviglio oscuro del loro animo, con i suoi istinti e i suoi mascheramenti. Da questo punto di vista la grandezza di Joyce consiste nell aver posto il linguaggio quale espressione e insieme sostanza del mondo: in questa sua opera il confronto non avviene tra le personalità dei personaggi, bensì tra i linguaggi che li rappresentano. A tal fine lo scrittore varia abilmente lo stile per ciascuno di loro, inventa parole nuove in base a sottili associazioni di idee e affinità di suoni e utilizza termini ormai desueti, cogliendo così la stratificazione culturale, sociale e psicologica che si è depositata in ogni associazione verbale e mentale, in ogni frammento dell esperienza. La negatività della vita umana Attraverso questo approccio linguistico Joyce restituisce un immagine complessa dell esistenza. Il ricorso a una struttura archetipica come quella del poema omerico non mira infatti a situare ciò che è incomprensibile entro una cornice che ricomponga un qualche ordine, bensì a far affiorare l immensa pluralità e relatività dei piani di interpretazione esistenti, la compresenza di cronaca e mito, il condensarsi dell intera storia e cultura del mondo in ogni nostro gesto e parola. Il romanzo diviene allora un archeologia che scava nel quotidiano, portando alla luce i dettagli nascosti dell esperienza e rendendo il mondo nella sua completezza (compresi gli aspetti più bassi e prosaici della vita), come mai prima d ora alcun romanzo aveva fatto. Ne emerge un immagine a tinte fosche dell esistenza, in particolare di quella contemporanea all autore: i rapporti tra gli individui sono quasi sempre falsi, formali, segnati dalla convenienza e dall ipocrisia; l amore è un aspirazione destinata a essere frustrata, e lo stesso si può dire dell amicizia, essendo la società dominata dall individualismo; nessun personaggio del romanzo raggiunge davvero i propri scopi. Insomma, l Ulisse presenta una diagnosi decisamente negativa della qualità morale della vita moderna, in cui l eroe del mito classico assurge a lontano archetipo delle peregrinazioni e delle angosce quotidiane dell uomo contemporaneo. Lo sperimentalismo estremo: La veglia di Finnegan La complessa tecnica narrativa dell Ulisse viene ripresa anche nel lavoro successivo, La veglia di Finnegan (Finnegans Wake, 1939), in cui Joyce approda a uno sperimentalismo spinto alle estreme conseguenze, a un linguaggio retto da leggi assolutamente personali fino ai limiti dell incomprensibilità. In quest opera la disintegrazione del romanzo tradizionale è completa. L Ulisse penetra nell inconscio dei personaggi mentre agiscono, La veglia di Finnegan ne descrive invece il flusso dei pensieri nel sonno; nessuno scrittore, né prima né dopo, ha colto con tanta ironia le infinite possibilità liberate dai sogni: elementi eroici, mitologici, teologici, razionali e umani si mescolano senza soluzione di continuità. L estremizzazione delle soluzioni stilistiche condotta in questo romanzo costituisce la dimostrazione del carattere radicale della rivoluzione letteraria di Joyce e dell impossibilità di concepirla come una strada ulteriormente percorribile: se gli scrittori a lui successivi avessero proseguito nella stessa direzione, il genere romanzo avrebbe avuto termine.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi