Il tesoro della letteratura - volume 3

Il romanzo europeo del primo Novecento in sintesi Le teorie e gli studi di Bergson influenzano la concezione di tempo e durata nel romanzo contemporaneo. Il tempo, interiorizzato, diventa una categoria soggettiva e individuale. Allo stesso modo, anche lo spazio diventa il riflesso di uno stato d animo, di un sentimento, di un emozione e può continuamente variare. Le vicende non sono più collegate da un rapporto razionale di causa-effetto. Prevale la logica del caos: gli eventi si succedono in modo accidentale e inspiegabile. L autore non è più onnisciente: non dà informazioni, non chiarisce, non comunica al lettore una verità definitiva. Lo scrittore novecentesco fa anzi domande che rimangono irrisolte, prive di risposta. Spesso autore e protagonista coincidono: egli ne fa un suo alter ego che si racconta in prima persona. La narrazione è dunque soggettiva: gli eventi sono spiegati in base a come vengono percepiti da chi li vive. Nel romanzo contemporaneo non c è un percorso, una crescita. Manca anche una conclusione risolutiva. Il lettore rimane disorientato. La crisi delle leggi di spazio, tempo e causalità Il romanzo tradizionale ubbidisce alle unità fondamentali del reale-razionale, cioè le leggi del tempo, dello spazio e della causalità. Il tempo è irreversibile, dotato di una direzione univoca; lo spazio viene sempre definito con precisione, in modo che l ambientazione appaia specificamente descritta (come avviene con Manzoni nell incipit dei Promessi sposi: «Quel ramo del lago di Como ); la legge della causalità prevede che i fatti accadano sulla base di rapporti di causa ed effetto. Nel romanzo contemporaneo tali categorie appaiono decisamente in crisi. Al tempo cronologico subentra il tempo della coscienza individuale, per cui per esempio un minuto può contare più di dieci anni, in base alla rilevanza che un certo evento, oggettivo o anche solo interiore, assume per il personaggio. Inoltre la memoria, conscia e inconscia, del passato rende compresenti nel soggetto i diversi piani temporali. Su questa nuova concezione del tempo influiscono senz altro le teorie di Henri Bergson (1859-1941, p. 479), che nega l esclusiva caratterizzazione fisico-matematica del tempo come una successione di intervalli, affermando invece che la sua essenza è la durata del flusso continuo degli stati di coscienza: da qui l importanza delle epifanie , cioè di quei particolari istanti che rievocano il tempo perduto dell esperienza personale, per esempio dell infanzia (vedremo come ciò valga soprattutto per Proust). Allo stesso modo, lo spazio diventa, da concreta cornice degli eventi, orizzonte interiore, che assume particolari connotazioni in base alla funzione che assolve (per esempio gli spazi soffocanti dei romanzi di Kafka come corrispettivo dell angoscia esistenziale dei personaggi che li abitano). Invece la causalità cede il passo al suo esatto opposto, la casualità: i fatti non sono effetti di particolari cause, ma tutto accade in maniera fortuita, senza che ci sia una spiegazione plausibile (per esempio il delitto gratuito del romanzo Delitto e castigo di Dostoevskij, anticipatore di tanti aspetti della narrativa contemporanea). In ciò giocano un ruolo fondamentale, ancora una volta, il pensiero di Freud e la scoperta dell inconscio nonché le tesi della fisica contemporanea (per esempio Einstein e la teoria della relatività), che si riflettono anche nella narrativa. L eclissi dell autore e la soggettività della rappresentazione Nel romanzo classico l autore è molto spesso onnipotente e onnisciente, tanto che il rapporto tra lo scrittore e la sua opera è stato assimilato alla relazione tra Dio e il creato. L autore si colloca infatti al di fuori dell opera e da questa posizione distaccata garantisce il funzionamento della narrazione, presiede alla logica che regola il succedersi degli eventi, giudica e fornisce spiegazioni all agire dei personaggi. Nel romanzo contemporaneo invece l autore non è più il padrone della sua creazione e neppure il detentore della verità ultima su di essa. Egli è semmai il portatore di domande senza risposta e sotto questo profilo si identifica spesso con il protagonista, che diventa una sua controfigura, un suo alter ego: non a caso questi è, molto spesso, un intellettuale che racconta le proprie vicende biografiche e psicologiche usando la prima persona. E anche quando manchi tale identificazione, il dominio del narratore sulla narrazione è comunque limitato. In tal modo si passa da una rappresentazione oggettiva, dal di fuori , del mondo a una soggettiva, che dà rilievo non tanto ai fatti in sé, quanto piuttosto a come questi siano vissuti e interpretati dai personaggi. La mancanza della mancanza Il romanzo tradizionale presenta una mancanza iniziale che viene colmata nel corso della vicenda (nel caso del giallo, per esempio, manca l identità del colpevole, colmata poi dalla sua scoperta), e spesso la storia narrata si conclude con un lieto fine (nei Promessi sposi il matrimonio di Renzo e Lucia). Il romanzo del Novecento, invece, procede da una mancanza all altra, non c è un epilogo risolutivo né una vicenda di maturazione esistenziale (come avveniva nel roman515

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi