4 - Tra impegno e disimpegno: la cultura italiana durante

Il primo Novecento Il programma sottolinea subito il dato generazionale: una caratteristica tipica di quasi tutti i movimenti di avanguardia. La concezione antidemocratica degli autori è evidenziata dal rifiuto della mitezza cristiana e della remissiva subalternità propria degli schiavi. Quello del Leonardo è un progetto d arte aristocratico, avverso a ogni visione popolare della cultura e fondato invece sul culto elitario della bellezza. in sintesi La dittatura fascista elimina ogni forma di dissenso grazie alla repressione violenta, alla censura e a una politica culturale volta al mantenimento dell ordine. Il regime fascista fonda enti, accademie e istituti per dare visibilità agli uomini di cultura e assegnare loro un ruolo sociale e un compenso. Alcuni intellettuali usano gli esigui spazi di libert per dare voce a un certo malcontento e per rivendicare il carattere rivoluzionario e antiborghese del fascismo delle origini. 488 Un gruppo di giovini, desiderosi di liberazione, vogliosi di universalità, anelanti ad una superior vita intellettuale si sono raccolti in Firenze sotto il simbolico nome augurale di Leonardo per intensificare la propria esistenza, elevare il proprio pensiero, esaltare la propria arte. Nella VITA son pagani e individualisti amanti della bellezza, dell intelligenza, adoratori della profonda natura e della vita piena, nemici di ogni forma di pecorismo nazareno e di servitù plebea. Nel PENSIERO sono personalisti e idealisti, cioè superiori ad ogni sistema e ad ogni limite, convinti che ogni filosofia non è che un personal modo di vita negatori di ogni altra esistenza di fuor dal pensiero. Nell ARTE amano la trasfigurazione ideale della vita e ne combattono le forme inferiori, aspirano alla bellezza come suggestiva figurazione e rivelazione di una vita profonda e serena. 4 Tra impegno e disimpegno: la cultura italiana durante il fascismo Fare i conti con la dittatura Dopo la guerra e l avvento del fascismo, la militanza degli intellettuali cambia drasticamente, costretta a fare i conti con la politica culturale di un regime dittatoriale che condanna ed elimina le voci critiche o dissidenti. Infatti, mentre si conclude il periodo eroico del Futurismo, il sovversivismo intellettuale rientra fatalmente nei ranghi. Ma il pressoché generalizzato ritorno all ordine non è solo conseguenza della coercizione e della censura. Il fascismo riesce infatti a mettere in atto una strategia di gratificazione e di coinvolgimento degli intellettuali che Giolitti non era stato capace di realizzare. La fabbrica del consenso Attraverso la fondazione di enti, accademie e istituti il regime fascista tenta di assegnare all uomo di cultura visibilità e centralità nell assetto dello Stato, restituendogli così un rapporto privilegiato con il pubblico e, in generale, con la società. Si va dalla Reale Accademia d Italia (l organismo più autorevole, che vanta al proprio interno nomi quali Enrico Fermi, Filippo Tommaso Marinetti, Pietro Mascagni, Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti, e alla cui presidenza si alternano, tra gli altri, Guglielmo Marconi, Gabriele d Annunzio e Giovanni Gentile) ai Carri di Tespi (per il teatro); dalle strutture giovanili universitarie (i Guf, Gruppi universitari fascisti, con le loro competizioni nelle diverse discipline, dette Littoriali della cultura e dell arte) al ministero della Cultura popolare (il cosiddetto Minculpop); passando per la miriade di agenzie, istituti e organizzazioni, tutti o quasi di nuova fondazione, in cui l esercito degli intellettuali trova impiego e soddisfazione (economica e sociale): l Istituto Luce, la Scuola nazionale di cinematografia, Cinecittà, la radio e il cinema controllati dallo Stato , imprese editoriali di risonanza internazionale quali l Enciclopedia italiana, fondata e finanziata dall industriale Giovanni Treccani ma diretta da un intellettuale organico al fascismo e di fama europea quale il filosofo Giovanni Gentile. Un fascismo critico Si tratta, naturalmente, di strutture e iniziative finalizzate a garantire il consenso al regime, ma ciò non toglie che l articolata politica culturale fascista dia all intellettuale la sensazione di partecipare attivamente alla politica, sfruttando non di rado gli esigui spazi di libertà concessi per assumere un atteggiamento di opposizione interna o dare voce a un più o meno aperto malcontento. Desiderosi di rifiutare la torre d avorio del disimpegno, molti letterati, per lo più giovani, non ri-

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi