Il tesoro della letteratura - volume 3

Gabriele d Annunzio Alcyone poeta, è ridotta al minimo, richiamata appena da accenni discreti (ti sien, vv. 2 e 19; il nostro sogno, v. 10; ti dirò, vv. 35 e 39; ci chiami, v. 36), mentre la sera viene personificata in una languida figura femminile. Siamo dunque all opposto di una resa oggettiva o realistica: la natura è interiorizzata e umanizzata dal poeta, che rappresenta, oltre alla sera, la luna e gli altri elementi del paesaggio come figure umane, partecipi della vita divina che anima l universo in ogni sua fibra. Al tempo stesso, egli e la donna amata si compenetrano nella natura, entrando in essa e condividendone la continua, vitale e armoniosa metamorfosi. Di questa meraviglia naturale d Annunzio si assume il compito di rivelare l essenza e la musica segreta grazie a una sapiente modulazione di suoni, ritmi, immagini. Come un poeta-veggente, egli si ritiene il solo a poter decifrare la complessità dell esistenza, di farsi interprete di profonde verità insondabili da parte dell uomo comune, di decodificare la «foresta di simboli e le «corrispondenze , come le aveva definite Baudelaire ( T9, p. 310), che si celano dietro il reale, in una fitta trama di rapporti tra le cose. Il poeta rivelatore della bellezza La musica del paesaggio L umanizzazione della natura Non a caso, tutto il testo è attraversato da una notevole tensione espressiva; il poeta annuncia parole (vv. 1 e 18) e ripete ti dirò (vv. 35 e 39); perfino la natura è agitata dalla stessa necessità: verso quali reami / d amor ci chiami il fiume (vv. 35-36), le cui fonti / eterne [ ] parlano nel mistero sacro dei monti (vv. 36-38), le colline si piegano come labbra (vv. 40-41) e hanno volontà di dire (v. 42). La ragione arcana (il segreto, v. 39) che riposa al fondo dell essenza della natura rimane però indefinibile, come evidenziano le espressioni mistero sacro (v. 38), divieto (v. 41), chiuda (v. 42), silenzio (v. 45). Qualcosa di sacro e inviolabile (un divieto, v. 41) impedisce alle parole di essere pronunciate: la magia enigmatica del potere dei suoni e delle sensazioni può essere soltanto evocata nella trasfigurazione di una vita panica e sublime, oltre la sfera e i limiti dell umano, nell impalpabile confine tra il dicibile e l indicibile. Anche sotto la superficie innocente e pura della Sera fiesolana, d Annunzio ribadisce le prerogative esclusive di una sensibilità superiore. Le scelte stilistiche La ricerca della musicalità emerge innanzitutto dalla fluidità melodica delle strofe, che si susseguono con una punteggiatura ridotta al minimo (la prima ne è addirittura priva) e con un accentuata concatenazione sia sintattico-retorica sia contenutistica. Ci sono molti enjambement*, che tuttavia, più che frammentare il ritmo, lo cadenza in lunghe sequenze di sillabe. Le figure di suono accentuano il tessuto musicale della lirica: rime* (sera : s annera; foglie : coglie; spoglie : soglie ecc.), allitterazioni* (per esempio, la ricorrenza del suono f nei primi versi) e fonosimboli* rappresentano i fenomeni descritti. La relazione tra i diversi aspetti delle cose viene sottolineata soprattutto dalla metafora*, assai frequente al fine di rendere l immagine umanizzata della natura. La luce lunare diventa il viso di perla (v. 15) della sera, le vene d acqua lasciate dalla pioggia sono i suoi grandi umidi occhi (v. 16), il suo profumo è irradiato dalle vesti aulenti (v. 32). Il medesimo processo di umanizzazione tocca anche gli altri aspetti naturali evocati: dalla campagna alla primavera, dai pini alle fronde degli alberi ecc. Particolarmente audaci sono le sinestesie*, che rimarcano la compresenza di piani sensoriali diversi: è il caso delle Fresche [ ] parole (v. 1), che accostano la sensazione uditiva a quella tattile (non sono le foglie a essere umide, ma è la sensazione uditiva delle 439

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi