Il tesoro della letteratura - volume 3

Gabriele d Annunzio Alcyone in sintesi La dimensione sovrumana di questa comunione è incrinata dal pensiero della sua fine, con il passaggio all autunno e il senso di stanchezza e morte che lo spegnersi dell estate porta con sé. Ma pur nella consapevolezza della vanità di questa esperienza panica, il poeta vuole comunque illudersi, e affida proprio alla poesia il compito di perpetuare questa illusione. poeta non rinuncia alla propria prerogativa di essere superiore , al quale è accordato il privilegio dell immedesimazione divina con le più profonde fibre del mondo naturale: la fusione tra l elemento umano e l elemento naturale rappresenta un evento quasi soprannaturale, capace di collocarlo in una dimensione sovrumana di contatto con la natura, di cui diventa parte integrante. L illusione estiva Questa illusione, tuttavia, non sempre può realizzarsi compiutamente e la comunione con la natura può trasformarsi in un utopia. Il tentativo di depurare il proprio mondo interiore e di assaporare pienamente le sensazioni suscitate da ogni aspetto della natura viene infatti frustrato dall inevitabile passaggio dall estate all autunno, simbolo della consunzione e del rapido trascorrere del tempo. Non a caso, il declino estivo annunciato alla fine della quarta sezione del libro è suggellato miticamente dal ricordo della tragica impresa di Icaro: nel Ditirambo IV il fallimento della sua ambizione di volare fino al Sole coincide con la disfatta del mito stesso e il conseguente abbandono da parte del poeta di ogni aspirazione agonistica e con un desiderio di inabissarsi per sempre, come l imprudente eroe, nel profondo del mare. Il sogno di recuperare una dimensione immortale e innocente si scontra dunque con la consapevolezza dell impossibilità di attuarlo, quando il presagio della fine imminente dell estate procura un senso di stanchezza, di malattia e di morte. Ciò non impedisce comunque al rito di compiersi, rinnovando il gioco illusorio e sottile (la «favola bella a cui d Annunzio fa allusivamente cenno nella Pioggia nel pineto, T8, p. 441) che promette, fra la stagione del grano e quella dell uva, di godere del paesaggio estivo come se fosse una sorta di paradiso terrestre. la parola Il cantore orfico Descrivere questo sogno è il compito che d Annunzio assegna alla propria poesia. Anche tale esperienza è vissuta come uno stato di grazia e come un mezzo per vincere la morte, capace di generare parole e versi figli delle ninfe, scaturiti dal suono delle foreste, dal rumore delle onde e del vento. In tal modo, il poeta ambisce ad assumere il ruolo di interprete di Pan e a esprimere, grazie alla capacità magica della sua parola, l armonia misteriosa che vive e palpita nell universo. In questo senso, d Annunzio ripropone la figura del poeta orfico , che sa comprendere e rivelare il canto segreto (e quindi l essenza più profonda) della natura. Orfico L aggettivo orfico si riferisce a tutto ciò che è relativo a Orfeo, mitico cantore greco, considerato per tradizione il primo poeta dell umanità. Dal culto di Orfeo nacque intorno al VI secolo a.C. in Grecia una dottrina religiosa di carattere mistico, l orfismo, che propugnava la credenza nell immortalità dell anima e la necessità di condurre una vita pura. In ambito letterario, è detto orfico tutto ciò che allude a una misteriosa iniziazione e che rimanda a qualcosa di esoterico, con riferimento soprattutto a forme di espressione lirica in cui viene esaltato il valore magico dei segni con cui l ispirazione si esprime. Edward Burne-Jones, Verde estate, 1868. Collezione privata. 435

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi