5 - Dolore e sentimento della morte nella fase “notturna”

Il secondo Ottocento 5 Dolore e sentimento della morte nella fase notturna in sintesi Il lato malinconico di d Annunzio Oltre all immagine ufficiale, spettacolarizzata in miriadi di esposizioni eroiche e autocelebrative, d Annunzio ha manifestato nella vita e nell opera letteraria anche una più segreta e dolorosa interiorità. Questa componente della sua personalità emerge soprattutto durante la vecchiaia e nelle prose autobiografiche che la costellano. Negli anni della vecchiaia d Annunzio ritrova la strada dell interiorità. La prosa lirica Notturno, scritta in condizione di semi-cecità, manifesta i sentimenti di paura per l avvicinarsi della morte e di rimpianto per la giovinezza perduta, e la volontà di riflettere sul mistero della vita e dell ignoto. La componente sublime della sua arte trova spazio comunque anche in questo frangente, tanto da fargli indossare la maschera del poeta artefice e veggente. Un viaggio decadente nella malattia e nella morte Sono proprio gli scritti autobiografici redatti negli ultimi anni a proporre questi aspetti, tipici della cultura decadente: l ossessione per la vecchiaia, la contemplazione della morte (che è poi, non a caso, il titolo di una raccolta di prose, del 1912), l esplorazione dell ignoto, l immersione nelle tenebre dell oscurità. Di questo risvolto della personalità dannunziana offre una testimonianza rivelatrice soprattutto il Notturno, l originale prosa lirica scritta durante il periodo di convalescenza dopo l incidente aereo. Qui d Annunzio sembra rinunciare alle pose eroiche e superomistiche di tanta sua produzione, lirica e oratoria al tempo stesso. Non emergono gli eccessi retorici, mentre la sua voce acquista un tono naturale, sfumato, con cui esprime il mistero funereo della natura e il rimpianto della giovinezza perduta. La cecità come privilegio creativo Tuttavia, anche in questa posa così diversa dal solito, d Annunzio rimane sempre d Annunzio. Proprio perché privato del rapporto sensoriale con la realtà a causa della temporanea cecità, il poeta cerca di scandagliare la propria interiorità, saggiando le inedite sensazioni di chi scopre la nuova fisicità di una «creatura terrestre insonne e sofferente, che vive e sente il proprio corpo costretto in una sorta di letto-bara. Al mito egli, insomma, non rinuncia: il Comandante senza vista che scrive al buio le sue sensazioni possiede la vista lunga dell oracolo che legge la realtà sotto le apparenze, la scompone e la porge in frammenti ai comuni mortali. La componente sublime dell arte dannunziana, apparentemente consumata, si mantiene invece intatta: sotto altra veste questo straordinario illusionista della parola conserva gli attributi del poeta artefice e veggente a cui è permesso esprimere ogni esperienza, anche la più oscura. T6 L orbo veggente audiolettura Notturno, Prima offerta l inizio dell opera. Il poeta, impossibilitato a vedere e a muoversi, non abbandona la scrittura: coricato al buio, egli fissa su alcune strisce di carta le emozioni, le illusioni e le allucinazioni che attraversano il suo animo. La vista oltre il buio 5 1 riverso: reclinato. 2 lista: striscia. 428 Ho gli occhi bendati. Sto supino nel letto, col torso immobile, col capo riverso,1 un poco più basso dei piedi. Sollevo leggermente le ginocchia per dare inclinazione alla tavoletta che v è posata. Scrivo sopra una stretta lista2 di carta che contiene una riga. Ho tra le dita un lapis scorrevole. Il pollice e il medio della mano destra, poggiati su gli orli della lista, la fanno scorrere via via che la parola è scritta.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi