Il tesoro della letteratura - volume 3

Giovanni Pascoli Myricae Dentro il TESTO L interiorizzazione simbolica della natura Il motivo funebre Allusività e indeterminatezza Allitterazioni e fonosimbolismo I contenuti tematici Lo spettacolo della natura si carica progressivamente di valenze simboliche e risonanze misteriose: le immagini-illuminazioni comunicano infatti pian piano un senso di angoscia. La serena luminosità dei primi versi viene filtrata dalla sensibilità del poeta, il quale personifica gli elementi, che in tal modo finiscono per alludere a ricordi personali e a passati dolori. L io lirico si manifesta a partire dal v. 11, quando l anafora* del verbo sentivo svela il collegamento analogico tra la natura e l anima del poeta. Tale processo è visibile nella bipartizione delle strofe: ognuna di esse si apre con immagini di luce, per chiudersi con il verso enigmatico e ossessivo dell assiuolo: in un climax* ascendente, questo, che è prima una semplice voce (v. 7), diventa poi un singulto (v. 15) e infine un pianto di morte (v. 23), come se dalla natura provenisse, sotto forma di onomatopea*, un lamento sul mistero della morte e sul destino di perdita e di abbandono che è proprio di tutti gli uomini. Alla visione funebre di Pascoli alludono chiaramente i vv. 21-22: tintinni a invisibili porte / che forse non s aprono più? Il suono acuto emesso dalle cavallette viene paragonato a quello dei sistri, gli strumenti musicali utilizzati in antichi riti egizi legati ai culti dell oltretomba. Il poeta si chiede se le voci della natura quelle delle cavallette, appunto permettano di accedere a un aldilà, varcando le invisibili porte che separano il regno dei vivi da quello dei defunti, e quindi regalare un estrema consolazione al dolore. Ma la domanda, posta in inciso, introdotta da un forse e chiusa dai puntini di sospensione ha risposta solo nell apparizione conclusiva dell unica realtà certa: la morte. Le scelte stilistiche Il testo è uno degli esempi più significativi dell antinaturalismo di Pascoli, essendo costruito su una diffusa allusività di suoni e richiami. L indeterminatezza del quadro inizia già al primo verso, con una domanda che sottintende l assenza o, meglio, l attesa della luna non ancora apparsa all orizzonte (Dov era la luna?); prosegue con la successiva congiunzione ché (v. 1), la quale introduce una subordinata causale priva però di una reggente dichiarata (a senso va sottintesa una frase del tipo la luna non si vedeva ); si estende poi per tutto il componimento attraverso visioni indistinte (laggiù, v. 6), echi remoti (com eco d un grido che fu, v. 14), singhiozzi che suonano lontano (v. 15) e i silenzi resi dai puntini di sospensione che chiudono ogni strofa. A rendere l indefinitezza dell atmosfera sono anche alcuni sintagmi*: soffi di lampi (v. 5), che configura una sinestesia* per indicare i lampi senza tuono delle sere estive; un nero di nubi (v. 6), metonimia* che evidenzia il colore cupo di una parte del cielo attraverso un espressione in cui la qualità (nero) prevale sulla sostanza materiale espressa dal sostantivo (nubi); la nebbia di latte (v. 10), che allude al chiarore opalescente del cielo; il cullare del mare (v. 11), che dice il suo mormorìo; un sospiro di vento (v. 18), che sembra animare la natura di sentimenti umani; e, ancora, i sistri d argento del v. 20 e il pianto di morte del v. 23. Vanno infine segnalate le frequenti allitterazioni*, le quali generano un simbolismo fonico basato su suoni che si richiamano diffusamente e caricano il testo di ulteriori significati: in f e r (fru fru tra le fratte, v. 12); in s (squassavano [ ] / finissimi sistri, vv. 19-20); in n (tintinni a invisibili, v. 21). 371

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi