Il tesoro della letteratura - volume 3

La letteratura 15 20 25 30 35 40 per ragazzi i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libri, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose,9 i vestiti pieni di frittelle10 e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro. Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate, ed egli fa peggio. Provò a pigliarlo con le buone, ed egli se ne fece beffa. Gli disse delle parole terribili, ed egli si coprì il viso con le mani, come se piangesse, e rideva. Fu sospeso dalla scuola per tre giorni, e tornò più tristo11 e più insolente di prima. Derossi gli disse un giorno: «Ma finiscila, vedi che il maestro ci soffre troppo , ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre. Ma questa mattina, finalmente, si fece scacciare come un cane. Mentre il maestro dava a Garrone la brutta copia del Tamburino sardo, il racconto mensile di gennaio, da trascrivere, egli gittò sul pavimento un petardo che scoppiò facendo rintronar la scuola come una fucilata. Tutta la classe ebbe un riscossone. Il maestro balzò in piedi e gridò: «Franti! fuori di scuola! . Egli rispose: «Non son io! . Ma rideva. Il maestro ripeté: «Va fuori! . «Non mi muovo , rispose. Allora il maestro perdette i lumi,12 gli si slanciò addosso, lo afferrò per le braccia, lo strappò dal banco. Egli si dibatteva, digrignava i denti; si fece trascinar fuori di viva forza. Il maestro lo portò quasi di peso dal Direttore, e poi tornò in classe solo e sedette al tavolino, pigliandosi il capo fra le mani, affannato, con un espressione così stanca e afflitta, che faceva male a vederlo. «Dopo trent anni che faccio scuola! , esclamò tristemente, crollando il capo. Nessuno fiatava. Le mani gli tremavano dall ira, e la ruga diritta che ha in mezzo alla fronte era così profonda, che pareva una ferita. Povero maestro! Tutti ne pativano. Derossi s alzò e disse: «Signor maestro, non si affligga. Noi le vogliamo bene . E allora egli si rasserenò un poco e disse: «Riprendiamo la lezione, ragazzi . la madre di Franti 28, sabato 45 50 55 Adriano Cecioni, Bambini vestiti da grandi, 1869 ca. Firenze, Galleria d Arte Moderna. 248 [ ] Entrò tutt a un tratto nella scuola la madre di Franti, affannata, coi capelli grigi arruffati, tutta fradicia di neve, spingendo avanti il figliuolo che è stato sospeso dalla scuola per otto giorni. Che triste scena ci toccò di vedere! La povera donna si gettò quasi in ginocchio davanti al Direttore, giungendo le mani, e supplicando: «Oh signor Direttore, mi faccia la grazia, riammetta il ragazzo alla scuola! Son tre giorni che è a casa, l ho tenuto nascosto, ma Dio ne guardi se suo padre scopre la cosa, lo ammazza; abbia pietà, che non so più come fare! mi raccomando con tutta l anima mia! . Il Direttore cercò di condurla fuori; ma essa resistette, sempre pregando e piangendo. «Oh! se sapesse le pene che m ha dato questo figliuolo, avrebbe compassione! Mi faccia la grazia! Io spero che cambierà. Io già non vivrò più un pezzo, signor Direttore, ho la morte qui; ma vorrei vederlo cambiato prima di morire perché , e diede in uno scoppio di pianto, «è il mio figliuolo, gli voglio bene, morirei di9 rose: rosicchiate. 10 pieni di frittelle: tutti pieni di macchie. 11 tristo: cattivo. 12 perdette i lumi: perse la pazienza. 13 racconsolata: risollevata.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi