Il tesoro della letteratura - volume 3

Il secondo Ottocento 275 Il deserto della sciara 280 285 290 295 300 305 310 315 Anche il grigio ha avuto dei colpi di zappa e delle guidalesche,83 e anch esso quando piegava sotto il peso e gli mancava il fiato per andare innanzi, aveva di quelle occhiate, mentre lo battevano, che sembrava dicesse: «Non più! non più! . Ma ora gli occhi se li mangiano i cani, ed esso se ne ride dei colpi e delle guidalesche con quella bocca spolpata e tutta denti. E se non fosse mai nato sarebbe stato meglio. La sciara si stendeva malinconica e deserta fin dove giungeva la vista, e saliva e scendeva in picchi e burroni, nera e rugosa, senza un grillo che vi trillasse, o un uccello che vi volasse su. Non si udiva nulla, nemmeno i colpi di piccone di coloro che lavoravano sotterra. E ogni volta Malpelo ripeteva che al di sotto era tutta scavata dalle gallerie, per ogni dove, verso il monte e verso la valle; tanto che una volta un minatore c era entrato coi capelli neri, e n era uscito coi capelli bianchi, e un altro cui s era spenta la torcia aveva invano gridato aiuto ma nessuno poteva udirlo. «Egli solo ode le sue stesse grida! , diceva, e a quell idea, sebbene avesse il cuore più duro della sciara, trasaliva. «Il padrone mi manda spesso lontano, dove gli altri hanno paura d andare. Ma io sono Malpelo, e se io non torno più, nessuno mi cercherà . Pure, durante le belle notti d estate, le stelle splendevano lucenti anche sulla sciara, e la campagna circostante era nera anch essa, come la sciara, ma Malpelo, stanco della lunga giornata di lavoro, si sdraiava sul sacco, col viso verso il cielo, a godersi quella quiete e quella luminaria dell alto;84 perciò odiava le notti di luna, in cui il mare formicola di scintille, e la campagna si disegna qua e là vagamente allora la sciara sembra più brulla e desolata. «Per noi che siamo fatti per vivere sotterra , pensava Malpelo, «ci dovrebbe essere buio sempre e dappertutto . La civetta strideva sulla sciara, e ramingava85 di qua e di là; ei pensava: «Anche la civetta sente i morti che son qua sotterra e si dispera perché non può andare a trovarli . Ranocchio aveva paura delle civette e dei pipistrelli; ma il Rosso lo sgridava perché chi è costretto a star solo non deve aver paura di nulla, e nemmeno l asino grigio aveva paura dei cani che se lo spolpavano, ora che le sue carni non sentivano più il dolore di esser mangiate. «Tu eri avvezzo a lavorar sui tetti come i gatti , gli diceva, «e allora era tutt altra cosa. Ma adesso che ti tocca a viver sotterra, come i topi, non bisogna più aver paura dei topi, né dei pipistrelli, che son topi vecchi con le ali, e i topi ci stanno volentieri in compagnia dei morti . Ranocchio invece provava una tale compiacenza a spiegargli quel che ci stessero a far le stelle lassù in alto; e gli raccontava che lassù c era il paradiso, dove vanno a stare i morti che sono stati buoni e non hanno dato dispiaceri ai loro genitori. «Chi te l ha detto? , domandava Malpelo, e Ranocchio rispondeva che glielo aveva detto la mamma. Allora Malpelo si grattava il capo, e sorridendo gli faceva un certo verso da monellaccio malizioso che la sa lunga. «Tua madre ti dice così perché, invece dei calzoni, tu dovresti portar la gonnella . E dopo averci pensato su un po : «Mio padre era buono e non faceva male a nessuno, tanto che gli dicevano Bestia. Invece è là sotto, ed hanno persino trovato i ferri e le scarpe e questi calzoni qui che ho indosso io . 83 guidalesche: piaghe sul corpo di cavalli o di altri animali da soma, dovute specialmente all attrito dei finimenti. 170 84 luminaria dell alto: luci del cielo, stelle. 85 ramingava: si aggirava.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi