Il tesoro della letteratura - volume 3

Prove sul modello INVALSI Saggi critici PROVA 2 IL PAESAGGIO NELLA POESIA DI UNGARETTI Leone Piccioni, Ungaretti e la poesia, in Letteratura , a. V (1958), nn. 35-36. Leone Piccioni (Torino 1925) è un critico letterario ed è stato docente di Letteratura italiana presso l Università La Sapienza di Roma. In questo brano ci fornisce la sua personale interpretazione del ruolo del paesaggio nella poesia di Ungaretti, che è, per il critico, paesaggio dell anima, tanto è presente e determinante nella sua poesia, che spazia dal deserto egiziano alla Roma barocca, dalle campagne toscane al Carso. 5 10 15 20 25 30 35 1280 Ogni paesaggio della poesia di Ungaretti, sia il deserto egiziano o l aspro paesaggio del Carso, i quali insieme per tanti loro motivi di somiglianza danno vita alla stagione dell Allegria; oppure sia invece la campagna laziale o «I grigi di Francia che riaffiorano con ricchezza dalla più calda melodia del Sentimento del tempo; siano invece il paesaggio brasiliano o la Roma barocca sconvolta dalla guerra nel Dolore; siano infine gli aspetti di una natura mitica e lussureggiante quasi alle origini della innocenza dell uomo, come ne La terra promessa pare dunque a me che ognuno di questi paesaggi dichiarati postuli come termine stabile di raffronto l insorgere di una memoria del paesaggio, segreto questo, invece, non rivelato, ma fisso nella mente e nel cuore del poeta. Non dirò che questo paesaggio mentale che consente proiezione drammatica a tutti gli altri sia proprio e soltanto Lucca, siano le campagne che la circondano con i campi, all immediata periferia della città che i parenti vicini di Ungaretti lavorano con le loro braccia e con il loro sudore, ma certo è «la toscana asciuttezza nervosa così come il poeta stesso l ha chiamata, certo è il rigore e la misura strenuamente ricercati sempre dal poeta lungo l arco infaticabile della sua ricerca di questo paesaggio [ ] a costituire perenne termine di raffronto. Fu dunque questa diversa e consentanea misura a meravigliare il poeta negli anni della sua giovinezza passata alla periferia di Alessandria, ai margini stessi del deserto? Nel deserto, e poi più tardi sul Carso, «l abbagliante annientamento dell infinito Sahara oppure «il senso della pietra, il senso della nemica e indifferente e refrattaria pietrosa natura accendono continui miraggi nella mente del poeta. Nella sua poesia ritorna sempre, come escape, evasione, il senso dell oasi. Miraggio , oasi sono termini sintomatici della stagione dell Allegria, si aprono all improvviso come i gelsumini del suo paese d Africa, oppure nascono altrettanto d improvviso dal fango della trincea come il favoloso Bosco Cappuccio di C era una volta. Sono casi, sono miraggi evocazioni struggenti dell assenza che riportano forse alla mente del poeta la fresca memoria della sua terra lontana, che può quasi assumere la dimensione di un paradiso perduto. «Lontano lontano come un cieco m hanno portato per mano . Lontano da che? da cosa? Lontano pare da quella misura, lontano da quel naturale modo e senso di sentirsi in armonia che era forse della sua terra perduta. Ma col Sentimento del tempo è il paesaggio italico a imporsi nella drammatica e nuova ricerca ungarettiana: ed è il paesaggio laziale, «a costituire la durata di uno stato d animo come dice il poeta che si riflette in un paesaggio sontuoso, sebbene s arricchisca a spese di rovine e trovi unità e solenne perfezione sognando sulle rovine . «Un paesaggio confesserà il poeta al quale mi accosto con amore e che nel suo segreto mi diviene consueto non senza sforzo . Ma senza sforzo alcuno aderisce alla misura del suo canto più puro la dimensione romanica e geometrica di questa sua terra e della sua tradizione. Con Ungaretti mi è capitato per mia fortuna più d una volta di trovarmi in Toscana, in varie parti ed anche a Lucca qualche mese fa pur sotto una fredda pioggia inverna- La competenza di lettura

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi