Il tesoro della letteratura - volume 3

Italo Calvino Tentar di uscire dall impasse critica, vuol dire riportarsi al primo Calvino, all autore di quel Il sentiero dei nidi di ragno che non persuase né Vittorini né Giansiro Ferrata,2 e sul quale Pavese stesso non nascose qualche riserva. Come è noto, nel Sentiero lo scrittore ventitreenne riviveva la sua recente esperienza partigiana sulle aspre montagne liguri. La riviveva in una chiave che non voleva essere lirica, né tantomeno ermetica; e non riusciva a essere realista, o neorealista al modo, che so, di un Vittorini. Quale fosse l incerta condizione degli intellettuali italiani, giovani o no, nel dopoguerra, è stato chiaramente, e in fondo malinconicamente, ricordato da Natalia Ginzburg (e le sue parole ci portano alla Torino di Einaudi, quella che ha, per così dire, tenuto a battesimo Calvino): Romanzieri e poeti avevano, negli anni del fascismo, digiunato, non essendovi intorno molte parole che fosse consentito usare; e i pochi che ancora avevano usato parole le avevano scelte con ogni cura nel magro patrimonio di briciole che ancora restava. Nel tempo del fascismo, i poeti s erano trovati ad esprimere solo il mondo arido, chiuso e sibillino, dei sogni. Ora c erano di nuovo molte parole in circolazione, e la realtà di nuovo appariva a portata di mano... Ma poi avvenne che la realtà si rivelò complessa e segreta, indecifrabile e oscura non meno che il mondo dei sogni.3 Parole che valgono anche per un esordiente, come era allora Calvino. Ripudiato l autobiografismo, i grandi modelli erano, oltre ai neorealisti italiani, i descrittori di una realtà epica quali Babel,4 o lo Hemingway di For Whom the Bell Tolls.5 Il problema era, ovviamente, di contenuto e di stile insieme. Ma Calvino non sarebbe mai stato autenticamente verista:6 troppo forte era già in lui, fin da allora, la tendenza non già a osservare e far osservare al lettore una determinata realtà, bensì a giudicarla, quasi a pretenderla diversa, a riorganizzarla ostinatamente a modo suo. Tutta la vicenda partigiana, nei suoi aspetti tragici come in quelli comici o tragicomici, è infatti raccontata, nel Sentiero, in funzione del ragazzetto Pin: e appunto in questo personaggio dovrebbe trovarsi concentrata la maggior carica di «fiabesco . La guerra, cioè, sarebbe vista da occhi infantili; diverrebbe, pur cruenta com è una favola in cui il bambino si vede assegnato, inaspettatamente, un ruolo. Ma, a ben guardare, Pin non è tanto portavoce di un mondo infantile quanto piuttosto di un adolescenza che l autore vorrebbe evitar di evocare perché, nella sostanza se non nelle circostanze esteriori, è la sua. A evitare, insomma, sospetti di soggettivismo, Calvino riversa nel personaggio di un bambino l esperienza e le esigenze di un giovane. Esigenze di chiarezza, di giustizia, di purezza: morali, infine. Appare già nel Sentiero una costante, o quasi, della narrativa di Calvino: il rappresentare da un lato il mondo e dall altro un suo implacabile quanto candido osservatore; da un lato storture e bassezze, dall altro un «puro , un «diverso , un «giudice irriducibile. Il ragazzo Pin o il barone rampante: espressioni, ambedue, del risentito moralismo calviniano, che ci pare sia nel complesso troppo poco tenuto presente dalla 2 Giansiro Ferrata: critico lettera- rio e scrittore italiano (1907-1986). 3 Romanzieri... sogni: Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, Torino, Einaudi, 1963, pp. 171 ss. 4 Babel : lo scrittore russo Isaak Emmanuilovic Babel (1894-1941). 5 For Whom the Bell Tolls: Per chi suona la campana (1940), celebre romanzo dello scrittore statunitense Ernest Hemingway (1899-1961). 6 verista: qui nel senso di neorealista . 1183

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi