Il tesoro della letteratura - volume 3

Dal secondo Novecento agli anni Duemila 60 65 70 75 80 85 90 95 100 1178 toneria, senza ricordarsi quel che aveva mangiato ieri a cena, e ogni giorno era la stessa delusione. Il quarto giorno, ci ficcò dentro la forchetta, annusò ancora una volta, s alzò dalla panchina, e reggendo in mano la pietanziera aperta s avviò distrattamente per il viale. I passanti vedevano quest uomo che passeggiava con in una mano una forchetta e nell altra un recipiente di salciccia, e sembrava non si decidesse a portare alla bocca la prima forchettata. Da una finestra un bambino disse: Ehi, tu, uomo! Marcovaldo alzò gli occhi. Dal piano rialzato di una ricca villa, un bambino stava con i gomiti puntati al davanzale, su cui era posato un piatto. Ehi, tu, uomo! Cosa mangi? Salciccia e rape! Beato te! disse il bambino. Eh fece Marcovaldo, vagamente. Pensa che io dovrei mangiare fritto di cervella Marcovaldo guardò il piatto sul davanzale. C era una frittura di cervella morbida e riccioluta come un cumulo di nuvole. Le narici gli vibrarono. Perché: a te non piace, il cervello? chiese al bambino. No, m hanno chiuso qui in castigo perché non voglio mangiarlo. Ma io lo butto dalla finestra. E la salciccia ti piace? Oh, sì, sembra una biscia A casa nostra non ne mangiamo mai Allora tu dammi il tuo piatto e io ti do il mio. Evviva! Il bambino era tutto contento. Porse all uomo il suo piatto di maiolica con una forchetta d argento tutta ornata, e l uomo gli diede la pietanziera colla forchetta di stagno. Così si misero a mangiare tutti e due: il bambino al davanzale e Marcovaldo seduto su una panchina lì di fronte, tutti e due leccandosi le labbra e dicendosi che non avevano assaggiato mai un cibo così buono. Quand ecco, alle spalle del bambino compare una governante colle mani sulle anche. Signorino! Dio mio! Che cosa mangia? Salciccia! fa il bambino. E chi gliel ha data? Quel signore lì, e indicò Marcovaldo che interruppe il suo lento e diligente mastichio d un boccone di cervello. Butti via! Cosa sento! Butti via! Ma è buona E il suo piatto? La forchetta? Ce l ha il signore e indicò di nuovo Marcovaldo che teneva la forchetta in aria con infilzato un pezzo di cervello morsicato. Quella si mise a gridare: Al ladro! Al ladro! Le posate! Marcovaldo s alzò, guardò ancora un momento la frittura lasciata a metà, s avvicinò alla finestra, posò sul davanzale piatto e forchetta, fissò la governante con disdegno, e si ritrasse. Sentì la pietanziera rotolare sul marciapiede, il pianto del bambino, lo sbattere della finestra che veniva richiusa con mal garbo. Si chinò a raccogliere pietanziera e coperchio. S erano un po ammaccati; il coperchio non avvitava più bene. Cacciò tutto in tasca e andò al lavoro.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi