Il tesoro della letteratura - volume 3

Neorealismo e dintorni 70 75 80 Sull uscio era comparsa una donna, due donne, sottane nere, una decrepita e storta, una più giovane e ossuta, mi guardavano. Gridai che cercavo il Valino. Non c era, era andato su per la riva. La meno vecchia gridò al cane e prese il filo e lo tirò, che rantolava.23 Il ragazzo si alzò dalla ruota si alzò a fatica, puntando la gamba per traverso, fu in piedi e strisciò verso il cane. Era zoppo, rachitico, vidi il ginocchio non più grosso del suo braccio, si tirava il piede dietro come un peso. Avrà avuto dieci anni, e vederlo su quell aia era come vedere me stesso. Al punto che diedi un occhiata sotto il portico, dietro il fico, alle melighe,24 se comparissero Angiolina e Giulia.25 Chi sa dov erano? Se in qualche luogo erano vive, dovevano avere l età di quella donna. Calmato il cane, non mi dissero niente e mi guardavano. 23 che rantolava: per l agitazione di fron- te allo sconosciuto e per la corda che gli stringe la gola. 24 alle melighe: la mèliga è il granoturco. 25 Angiolina e Giulia: le due figlie di Pa- drino e Virgilia, con le quali Anguilla aveva trascorso l infanzia alla Gaminella. Dentro il TESTO Impressioni contrastanti L aspirazione alla stabilità I contenuti tematici Anguilla torna in visita alla cascina di Gaminella, dove ha vissuto gli anni dell infanzia con Padrino e Virgilia, prima che questi, a causa della scarsità dei raccolti, dovessero vendere il «casotto e trasferirsi come mezzadri in un altro podere (Anguilla era stato allora mandato alla Mora come servitore). Qui adesso vive la famiglia di un mezzadro, il vedovo Valino, composta da lui, dalla cognata che egli costringe a dormire con sé, dalla suocera paralitica e dal figlio rachitico. Il nuovo incontro con i luoghi delle radici genera nel protagonista sentimenti contrastanti: da un lato il richiamo della propria terra, a partire dagli aspetti sensoriali come i colori (la luce solare nel suo riverbero di grillaia e di tufi, r. 1) e i profumi (il calore della terra che sa un odore, r. 4, e più avanti l odore della casa, della riva, di mele marce, d erba secca e di rosmarino, rr. 57-58), dei quali Anguilla si era quasi dimenticato, ma la cui memoria ora risale prepotentemente alla coscienza; dall altro la delusione e quasi il disgusto che egli prova nello scoprire una povertà ancora più estrema e degradante di quella che un giorno aveva lasciato. Non a caso al posto del sé stesso bambino c è ora un ragazzo malato, Cinto: in camicino e calzoni strappati, con una gamba divaricata, scostata in modo innaturale (rr. 60-61), una crosta sotto l occhio, le spalle ossute (r. 65). Nella figura del Valino, secco e nero, con gli occhi da talpa (r. 24), torbido (r. 26) e con la faccia scura (r. 28), Anguilla vede l immagine di quella che sarebbe probabilmente stata la sua vita se da giovane non se ne fosse andato dalle Langhe: un esistenza di stenti, ai limiti della sopravvivenza, consumata a lavorare terre altrui. Eppure riflette subito dopo il protagonista a ben guardare la differenza tra lui e il Valino non è poi così profonda: Io per il mondo, lui per quelle colline, avevamo girato girato, senza mai poter dire: Questi sono i miei beni. Su questa trave invecchierò. Morirò in questa stanza (rr. 47-48). I due personaggi, infatti, sperimentano la stessa mancanza di ancoraggio a valori certi e a un preciso significato del vivere, l assenza di una stabilità, affettiva prima ancora che materiale, 1063

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi