Dannunziani e antidannunziani
L’opera di d’Annunzio riscuote da subito l’interesse dei più autorevoli lettori italiani del tempo, da Giuseppe Chiarini a Luigi Capuana. Un’eco particolare hanno, per esempio, gli articoli di Enrico Thovez a proposito dei cosiddetti “plagi” dannunziani, cioè tutte le espressioni e le immagini che l’autore attinge da testi, in particolare delle letterature straniere: il critico pubblica sulla “Gazzetta letteraria”, nel 1896, tutte le “prove” delle copiature di d’Annunzio, presenti sia nelle sue prose sia nei suoi versi. E già dalle sue prime opere la critica italiana (come l’intera opinione pubblica) si divide in dannunziani e antidannunziani: proprio Antidannunziana si intitola un fortunato saggio, edito nel 1914, del futurista Gian Pietro Lucini.