T9 - Stabat nuda Aestas

T9

Stabat nuda Aestas

Il titolo (letteralmente, “L’Estate stava nuda”) è tratto da un verso delle Metamorfosi del poe­ta latino Ovidio, una delle principali fonti d’ispirazione di Alcyone. La lirica, di incerta datazione, celebra l’estate, qui personificata in una divinità femminile.


Metro 3 strofe di 8 endecasillabi sciolti con assonanze irregolari.

Primamente intravidi il suo piè stretto

scorrere su per gli aghi arsi dei pini

ove estuava l’aere con grande

tremito, quasi bianca vampa effusa.

5      Le cicale si tacquero. Più rochi

si fecero i ruscelli. Copiosa

la resina gemette giù pe’ fusti.

Riconobbi il colùbro dal sentore.


Nel bosco degli ulivi la raggiunsi.

10    Scorsi l’ombre cerulee dei rami

su la schiena falcata, e i capei fulvi

nell’argento pallàdio trasvolare

senza suono. Più lungi, nella stoppia,

l’allodola balzò dal solco raso,

15    la chiamò, la chiamò per nome in cielo.

Allora anch’io per nome la chiamai.


Tra i leandri la vidi che si volse.

Come in bronzea mèsse nel falasco

entrò, che richiudeasi strepitoso.

20    Più lungi, verso il lido, tra la paglia

marina il piede le si torse in fallo.

Distesa cadde tra le sabbie e l’acque.

Il ponente schiumò ne’ sui capegli.

Immensa apparve, immensa nudità.

 >> pagina 449 

Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

Il titolo e il motivo prendono spunto da un verso di Ovidio: “L’Estate stava nuda e portava ghirlande di spighe” (Metamorfosi, II, 28). Tuttavia l’ispirazione si ferma in superficie, poiché il poeta latino rappresenta l’Estate accanto al trono del Sole, in un atteggiamento solenne, d’Annunzio invece la vede correre in mezzo a un bosco di ulivi, la insegue, la raggiunge prima che essa si dilegui nuovamente, infine la chiama e la rivede, tra le alghe, nuda e con i capelli immersi nella schiuma delle onde del mare.


1 Descrivi l’aspetto fisico della donna-dea sulla base delle immagini usate dal poeta.

Sarebbe forse inutile cercare di stabilire se la protagonista del componimento, personificazione* della stagione estiva, sia una fanciulla reale oppure il fantasma di una creatura mitica (forse una ninfa o una dea) oppure ancora se il poeta abbia volutamente confuso i ricchi elementi del paesaggio con le belle fattezze di una donna, immersa nella natura lussureggiante fino a dissolversi totalmente in essa. D’altra parte, proprio l’ambiguità è la caratteristica del prodigio: dall’improvvisa apparizione della donna-Estate (Primamente intravidi, v. 1) allo stupore silenzioso di tutti gli spettatori naturali (Le cicale si tacquero. Più rochi / si fecero i ruscelli. Copiosa / la resina gemette giù pe’ fusti, vv. 5-7), dal suo misterioso trasvolare / senza suono (vv. 12-13) fino alla dissoluzione finale, nella grandiosa scena della sua nudità.


2 Evidenzia i termini che, normalmente attribuiti al comportamento umano, si riferiscono qui a elementi della natura. Quale risultato ottiene il poeta con questo procedimento?

Le scelte stilistiche

Ammirata di spalle dal poeta, che ne ha progressivamente svelato la bellezza (dal piè stretto, v. 1, alla schiena falcata, v. 11, fino ai capegli, v. 23), la natura si svela così nella sua perturbante femminilità, al termine di un inseguimento sottolineato anche dal piano ritmico del testo. Dopo i versi rallentati e quasi immobili che chiudono la prima strofa, la seconda invece accompagna la tensione della fuga con un crescendo, prima suggerito dall’enjambement* tra i vv. 12 e 13 e poi culminante con l’anadiplosi* del v. 15 (la chiamò, la chiamò) e il successivo chiasmo* (la chiamò per nomeper nome la chiamai, vv. 15-16).


3 La lirica si apre con l’avverbio Primamente. Come spieghi questa scelta di d’Annunzio e quale effetto determina?


4 I vv. 15-16 contengono tre figure retoriche: quali?

Soggetto umano e natura si scambiano ruoli e fattezze: la donna, in particolare, si trasforma in paesaggio, tanto che d’Annunzio ne avverte la presenza attraverso sensazioni uditive (lo scalpiccio sugli aghi arsi dei pini, v. 2; il silenzio delle cicale, v. 5; il sordo rumore dei ruscelli, vv. 5-6; il crepitìo del falasco, vv. 18-19), termiche (il grande / tremito dell’aria, vv. 3-4) e cromatiche (la bianca vampa, v. 4). È infatti un’allodola ad aiutare il poeta a comprendere il fenomeno e a spingerlo a consacrarsi senza timore a una comunione panica e divina con la natura (l’allodola […] la chiamò per nome in cielo. / Allora anch’io per nome la chiamai, vv. 14-16).


5 La lirica è ricca di immagini che coinvolgono diverse sfere sensoriali. Trascrivile qui sotto:


 tatto ……………………………………………………………………………………………………………………

 vista ……………………………………………………………………………………………………………………

 udito ……………………………………………………………………………………………………………………

 olfatto …………………………………………………………………………………………………………………


6 Competenze linguistiche. Associa ai seguenti termini aulici usati nel componimento dei sinonimi di uso comune, oltre a quelli suggeriti in nota.


vampa

   messe  

cerulee

   colubro  

copiosa

   lungi  

 >> pagina 450 

T10

Nella belletta

In questo madrigale compare un motivo caro alla poetica dannunziana: l’ossessione della decadenza.


Metro Madrigale formato da 2 terzine a rima replicata ABC, ABC e da un distico assonante.

Nella belletta i giunchi hanno l’odore

delle persiche mézze e delle rose

passe, del miele guasto e della morte.


Or tutta la palude è come un fiore

5      lutulento che il sol d’agosto cuoce,

con non so che dolcigna afa di morte.


Ammutisce la rana, se m’appresso.

Le bolle d’aria salgono in silenzio.

 >> pagina 451 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

La stagione estiva sta per finire e il poeta registra i segni di questo inevitabile tramonto. La piena esperienza della vitalità della natura e del corpo, che l’estate ha portato con sé, comincia ora a lasciare spazio alla consapevolezza dell’avvicinarsi dell’autunno, stagione in cui il sole declina e viene meno l’esuberanza giovanile. I Madrigali dell’estate costituiscono una successione omogenea di 11 liriche che trasmettono proprio la percezione di un imminente distacco: il mito di una totale fusione con la natura, alimentato nell’animo dalla “grande estate”, si spegne in questo sentire malinconico, che saluta una stagione breve dell’esistenza e l’illusione della felicità e dell’amore.

Nel componimento Nella belletta, la fine della stagione si traduce nell’avvio di un processo di disfacimento o di decomposizione della natura, che trasmette una vaga fascinazione di morte: il violento calore di agosto, a contatto con la palude riarsa e marcescente, diffonde un odore dolciastro di putrefazione.

La sensazione di una maturità sfatta, appassita e prossima alla morte contagia proprio le cose e i frutti solitamente più ricchi, freschi e vitali: le persiche mézze (v. 2), le rose / passe (vv. 2-3), il miele guasto (v. 3), che nel cuore trionfante dell’estate avevano rappresentato la voluttà dei profumi (le pesche), il godimento dell’amore (le rose), la dolcezza della passione (il miele). Rimane un unico segnale di vita, il gracidare della rana nello stagno, ma anch’esso scompare all’avvicinarsi del poeta, sostituito dall’immagine delle bolle d’aria (v. 8) che emergono dal fondo della palude.

Le scelte stilistiche

La struttura metrica qui adottata permette a d’Annunzio di calibrare perfettamente le varie parti del discorso poetico, esprimendo con immediatezza le diverse impressioni suscitate in lui dalla realtà naturale. Al contempo, sul piano lessicale, il madrigale adotta un linguaggio realistico e descrittivo, pur senza rinunciare a suggestive sfumature metaforiche* o analogiche*: i giunchi hanno l’odore / delle persiche mézze e delle rose (vv. 1-2); Or tutta la palude è come un fiore / lutulento (vv. 4-5).

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Riassumi con parole tue le descrizioni e i paragoni proposti nel testo.

ANALIZZARE

2 Individua le sensazioni olfattive, visive e uditive descritte da d’Annunzio per suggerire l’idea della natura in decomposizione.

INTERPRETARE

3 Quali stati d’animo tipici della poesia decadente vengono indicati nel componimento?

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi