Una vicenda corale
La trama Il romanzo, composto di 15 capitoli, copre complessivamente un arco cronologico di 12 anni, dal 1863 al 1875, e narra le vicende dei componenti della famiglia Toscano, detti i Malavoglia, che vivono ad Aci Trezza, un villaggio nei pressi di Catania. Contrariamente a quanto allude il loro soprannome, sono pescatori molto laboriosi, che vivono dignitosamente possedendo una casa, detta «casa del nespolo», e una barca, la Provvidenza. Il capofamiglia, il vecchio padron ’Ntoni, è il patriarca; suo figlio Bastianazzo, sposato con Maruzza, detta la Longa, ha cinque figli: il giovane ’Ntoni, Luca, Mena (Filomena), Alessi e Lia (Rosalia).
Dal momento in cui si verifica l’allontanamento, forzato o spontaneo, di alcuni membri della famiglia, questa è colpita da numerose disgrazie. La partenza di ’Ntoni per la leva militare nel 1863 – anno della prima chiamata alle armi da parte del neonato Regno d’Italia – li priva di una preziosa forza lavoro: per cercare di incrementare i magri guadagni, i Malavoglia tentano la via del commercio acquistando da zio Crocifisso, l’usuraio del paese, un carico di lupini da rivendere. Durante il trasporto, però, una tempesta fa naufragare la Provvidenza: Bastianazzo muore e i lupini sono persi.
A tragedia si aggiunge tragedia, poiché Maruzza muore di colera. ’Ntoni torna dalla leva militare ma è tormentato dal desiderio di allontanarsi nuovamente e fare fortuna altrove. Si darà al contrabbando e sconterà in carcere cinque anni per aver tentato di uccidere il doganiere don Michele, mentre la sorella Lia, amante del doganiere, scappa dal paese e diventa una prostituta. Il risultato di questa somma di eventi è che la famiglia è costretta a vendere l’amata casa del nespolo e a trasferirsi. Successivamente, la morte di Luca, marinaio nella battaglia di Lissa combattuta contro l’Austria nel 1866 – un altro tributo pagato dai Malavoglia alla causa, per loro incomprensibile, del Regno d’Italia – aumenta ulteriormente il dissesto economico familiare, tanto che la povera Mena viene abbandonata dal promesso sposo, il figlio del ricco padron Cipolla, perché rimasta ormai senza dote. Il vecchio padron ’Ntoni muore in ospedale, solo e disperato per aver assistito alla disgregazione della sua famiglia.
Da questo punto in poi, lo sforzo congiunto di coloro che restano e che abbracciano il sistema dei valori tradizionali consente di riacquistare la casa del nespolo e così di riunire e salvare la famiglia, seppure in parte dispersa. Alessi riesce a riscattare la casa del nespolo, ma il finale è comunque amaro: ’Ntoni, uscito di prigione, torna ad Aci Trezza ma, ormai sradicato dagli affetti più intimi, riparte verso una destinazione ignota, contemplando da lontano un’ultima volta il villaggio in cui è iniziata la sua vita.
LA FAMIGLIA Malavoglia
Per approfondire Nomi e soprannomi nei Malavoglia
I personaggi che compaiono nel romanzo sono identificati in modi vari:
- attraverso il semplice nome di battesimo (per esempio Lia);
- con il nome di battesimo accompagnato da un titolo, come quello di “padron”, che qualifica i personaggi come proprietari di barche (per esempio padron ’Ntoni; padron Fortunato Cipolla);
- con un soprannome (per esempio la Longa e Piedipapera);
- tramite un legame di parentela, senza mai indicare il nome proprio (per esempio «il fratello di Menico della Locca»).
L’uso dei soprannomi è legato alle caratteristiche, fisiche o morali, dei personaggi in questione. Per esempio la Vespa è chiamata così perché è una donna maligna e pungente, oppure Mena è detta Sant’Agata per il carattere schivo e per la devozione religiosa; Piedipapera è chiamato così perché zoppica.
In altri casi, come spesso capita nell’uso popolare, il soprannome ha carattere antifrastico, cioè fa riferimento a caratteristiche opposte a quelle possedute dai personaggi: i Toscano sono noti come Malavoglia perché sono lavoratori indefessi; Maruzza è detta la Longa perché è piccola di statura; l’ostessa Mariangela è chiamata Santuzza o Suor Mariangela per il fatto che il suo comportamento non è per nulla castigato.
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi