T13 - La fuga di Renzo

Alessandro Manzoni I promessi sposi ¥ T 13 ¥ La fuga di Renzo Cap. 17 Dopo essersi trovato in mezzo alla rivolta milanese per il rincaro del pane, Renzo cena all osteria della Luna piena in compagnia di uno sconosciuto, che lo fa bere sino a ubriacarsi e poi lo pianta in asso. L oste gli dà una stanza, dove al mattino il giovane si trova circondato da due birri e un notaio, venuti ad arrestarlo: lo sconosciuto era infatti un agente in incognito, incaricato di identificare i sediziosi. Appellandosi alla folla, ostile alla forza pubblica, Renzo per strada riesce a fuggire. Esce precipitosamente da Milano e si dirige a est, con l intenzione di raggiungere la Bergamasca (allora sotto il dominio di Venezia) e rifugiarsi presso il cugino Bortolo. Cercando di non dare nell occhio punta verso l Adda, nella speranza di trovare una barca per attraversare il fiume. Ma intanto è scesa la notte, e il giovane è sempre più stanco, avvilito, angosciato da un ambiente che gli pare sinistro e ostile. Una notte da incubo 5 10 15 20 25 Cammina, cammina; arrivò dove la campagna coltivata moriva in una sodaglia1 sparsa di felci e di scope.2 Gli parve, se non indizio, almeno un certo qual argomento3 di fiume vicino, e s inoltrò per quella,4 seguendo un sentiero che l attraversava. Fatti pochi passi, si fermò ad ascoltare; ma ancora invano. La noia5 del viaggio veniva accresciuta dalla salvatichezza del luogo, da quel non veder più né un gelso, né una vite, né altri segni di coltura6 umana, che prima pareva quasi che gli facessero una mezza compagnia. Ciò non ostante andò avanti; e siccome nella sua mente cominciavano a suscitarsi7 certe immagini, certe apparizioni, lasciatevi in serbo8 dalle novelle sentite raccontar da bambino, così, per discacciarle, o per acquietarle, recitava, camminando, dell orazioni9 per i morti. A poco a poco, si trovò tra macchie più alte, di pruni, di quercioli, di marruche.10 Seguitando11 a andare avanti, e allungando il passo, con più impazienza che voglia, cominciò a veder tra le macchie qualche albero sparso; e andando ancora, sempre per lo stesso sentiero, s accorse d entrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo12 a inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia andò avanti; ma più che s inoltrava, più il ribrezzo cresceva, più ogni cosa gli dava fastidio.13 Gli alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan14 figure strane, deformi, mostruose; l annoiava15 l ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar16 delle foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il suo orecchio un non so che d odioso. Le gambe provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che durassero fatica a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter più rigida e maligna sulla fronte e sulle gote; se la sentiva scorrer tra i panni e le carni, e raggrinzarle, e penetrar più acuta nelle ossa rotte dalla stanchezza, e spegnervi quell ultimo rimasuglio di vigore. A un certo punto, quell uggia,17 quell orrore indefinito con cui l animo combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse.18 Era 1 sodaglia: terreno non coltivato. 2 scope: eriche, piante sempreverdi. 3 argomento: segno. 4 per quella: cioè attraverso la sodaglia. 5 noia: fatica. 6 coltura: coltivazione. 7 suscitarsi: sorgere. 8 lasciatevi in serbo: depositate nella me- moria. 9 dell orazioni: alcune preghiere. 10 tra macchie marruche: tra cespugli più alti di rovi, piccole querce e arbusti spinosi (marruche). 11 Seguitando: continuando. 12 ribrezzo: paura. 13 fastidio: angoscia. 14 rappresentavan: sembravano. 15 l annoiava: lo disturbava. 16 scrosciar: crepitare. 17 uggia: inquietudine. 18 soverchiasse: vincesse. 843

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento