Jacopo Ortis «intellettuale senza opere» di Giorgio Bárberi

Il primo Ottocento LETTURE critiche Jacopo Ortis «intellettuale senza opere di Giorgio B rberi Squarotti Il suicidio del protagonista delle Ultime lettere di Jacopo Ortis ratifica tragicamente la sua incapacità di agire positivamente nella realtà. A partire da questo dato, il critico Giorgio B rberi Squarotti (1929-2017) identifica in Jacopo il capostipite di una lunga serie di personaggi romanzeschi, tutti intellettuali inadatti all azione concreta. A proposito di molti protagonisti della narrativa del Novecento si parlerà di inettitudine e di inetti , ma in Jacopo Ortis essi hanno una sorta di nobile antecedente. La lotta di Jacopo è quella dell intellettuale, non quella dell eroe della passione o quella dell eroe dell azione. In questo senso egli rappresenta il primo esempio dell intellettuale senza opere, che risolve nel rovello interiore e nella meditazione critica il fervore che non riesce a tradurre in scrittura; e, infatti, Jacopo «parla attraverso il monologo delle lettere, immediatamente espone l estremo della sua disperazione, non la media nella scrittura: di qui l eccessività di tutto il discorso di Jacopo, che volutamente non è risolto nella forma allontanata e purificata della contemplazione, e la letterarietà che lo sorregge non è per effetto della mediazione della scrittura ma, anzi, per accompagnare più efficacemente la forma del monologo davanti al vuoto scenario di un mondo vile e volgare e, quindi, inesistente di fronte alla grandezza dell eroe. Parlando alla visita ai sepolcri di Santa Croce, Jacopo, appunto, dichiara la sua separazione dalla scrittura, cioè la scelta dell esercizio critico, della riflessione sui fatti privati come pubblici, dell analisi sull elaborazione formale, dell esplicazione sull espressione, nonostante tutto il fervore anche violento di passionalità (ma sempre analizzata e giustificata) che pur pervade il suo monologo: «Presso a que marmi mi parea di rivivere in quegli anni miei fervidi, quand io vegliando su gli scritti de grandi mortali, mi gittava con la immaginazione fra i plausi delle generazioni future. Ma ora troppo alte cose per me e pazze forse. La mia mente è cieca, le membra vacillanti, e il cuore guasto qui nel profondo . Una lunga tradizione di intellettuali negati all azione e alla scrittura enumererà, dopo Jacopo, la nostra letteratura (da Corrado Silla e Giorgio Aurispa, Alfonso Nitti e il Corrado de La casa in collina pavesiana e il protagonista della Dissipatio H. G. di Morselli):1 e Jacopo ne è il capostipite, ma con un impegno e una coscienza del carattere critico e riflesso che deriva necessariamente dall impossibilità di scrivere e di agire, quali i successori letterari non avranno più, e anche con una chiarezza estrema del significato tragico che ha, per l intellettuale, la rinuncia ai «plausi delle generazioni future , cioè alla scrittura, come già improponibile è apparsa e di nuovo apparirà, per la definitiva smentita nel colloquio con Parini, l azione nella storia e nella società. Lucido è il giudizio di Jacopo sulle sorti della patria, poi l esame critico del personaggio di Napoleone e delle illusioni che ha invano suscitato nei giovani italiani. Anche se quest ultima parte è aggiunta tarda, non toglie che sia coerente non tanto con il giudizio storico del Foscolo o con il suo 1 da Corrado Silla di Morselli: l autore cita una serie di protagonisti di celebri romanzi dell Ottocento e del Novecento. Troviamo Corrado Silla in Malombra (1881) 604 di Antonio Fogazzaro; Giorgio Aurispa nel Trionfo della morte (1894) di Gabriele d Annunzio; Alfonso Nitti in Una vita (1892) di Italo Svevo; Corrado nella Casa in collina (1948) di Cesare Pavese. Dissipatio H. G. (1977) è un romanzo postumo di Guido Morselli.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento