T9 - All’amica risanata (Odi)

Il primo Ottocento ¥ T9 ¥ All amica risanata Odi, 2 Il tesoro supremo della bellezza Scritto nel 1802 per celebrare la guarigione da una lunga malattia di una nobile amica, Antonietta Fagnani Arese, il componimento rappresenta uno degli esempi più raffinati di lirica neoclassica. Come l ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, il testo voleva essere, nelle intenzioni originarie, una lode galante allo splendore ritrovato dalla donna, ma di fatto trascende l obiettivo iniziale e l occasione contingente: la poesia infatti abbandona immediatamente il riferimento realistico, che rimane sullo sfondo fin quasi a scomparire, per diffondersi in considerazioni sulla bellezza che sola può consolare dalle umane sofferenze, e sulla poesia destinata a rendere eterno ciò che nel mondo reale è segnato dalla caducità e dalla minaccia della distruzione. METRO Ode composta da sedici strofe, formate ciascuna da cinque settenari e un endecasillabo, rimati secondo lo schema ABACDD. 10 15 20 1-6 Come dagli abissi del mare il pianeta caro alla dea Venere sembra sorgere fra le tenebre che scompaiono al mattino con i suoi raggi, che sembrano chiome intrise di gocce di rugiada (rugiadosi crini) e abbellisce il suo cammino con i raggi dell eterno Sole, sorgon così tue dive membra dall egro talamo, e in te beltà rivive, l aurea beltate ond ebbero ristoro unico a mali le nate a vaneggiar menti mortali. 7-12 così il tuo corpo divino si rialza dal letto in cui giacevi malata (egro talamo) e in te rifiorisce la bellezza, quella bellezza preziosa grazie alla quale gli uomini, destinati a inseguire vane passioni (nate a vaneggiar), ebbero l unico sollievo possibile. Fiorir sul caro viso veggo la rosa, tornano i grandi occhi al sorriso insid ando; e vegliano per te in novelli pianti trepide madri, e sospettose amanti. 13-18 Vedo tornare sul tuo viso, che mi è caro, il colore rosato della salute, ritorna il sorriso nei tuoi grandi occhi che sono di nuovo seducenti (insid ando); e restano sveglie a causa tua tornando a versare lacrime (in novelli pianti) le madri apprensive e le innamorate gelose (sospettose). Le Ore che dianzi meste ministre eran de farmachi, oggi l indica veste, e i monili cui gemmano effigiati Dei inclito studio di scalpelli achei, 19-24 Le Ore che fino a ieri vegliavano tristemente sulla regolare somministrazione delle medicine, oggi ti portano invece la veste di seta (indica), e i gioielli ornati come gemme con le immagini degli dèi, opera mirabile di artisti greci (scalpelli achei), 1-6 Qual raggio: la similitudine rie- cheggia un passo virgiliano (Eneide, VIII, vv. 589-591). 8 egro: l aggettivo, invece che alla donna malata, è riferito al letto. 13-14 Fiorir rosa: il motivo è tipico della 568 tradizione letteraria. Per ultimo lo aveva proposto Parini («Torna a fiorir la rosa / che pur dianzi languìa , L educazione, vv. 1-2). 16 insid ando: il suono della parola è rallentato e sottolineato dalla pausa sulla vocale i attraverso la dieresi. PARAFRASI 5 Qual dagli antri marini l astro più caro a Venere co rugiadosi crini fra le fuggenti tenebre appare, e il suo viaggio orna col lume dell eterno raggio, 19 Le Ore: personificazioni divine delle mi- sure temporali. 21 indica: che proviene dall India. Le sete indiane andavano di moda in quanto considerate più leggere e pregiate.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento