Gli autori e i testi

Il Seicento in sintesi Gli autori e i testi Giovan Battista Marino La vita Marino nasce in una famiglia benestante. Inizia presto a dedicarsi alla poesia, preferendola agli studi giuridici cui era stato avviato. Cacciato dal padre, trova accoglienza presso nobili napoletani. Dopo essere stato imprigionato due volte, si trasferisce a Torino: qui è accolto dal duca Carlo Emanuele di Savoia, che lo nomina cavaliere. Le avventure di un giovane scapestrato Nato a Napoli nel 1569, rampollo di una famiglia benestante, Giovan Battista Marino viene avviato agli studi di giurisprudenza, ma abbandona presto la carriera forense per dedicarsi alla poesia. Il suo straordinario talento viene subito riconosciuto, al punto che, cacciato di casa dal padre per la sua vita sregolata, trova accoglienza tra le più importanti famiglie patrizie della città partenopea. Nel 1598 viene imprigionato, probabilmente a causa di un accusa di omosessualità; liberato, torna in carcere per aver falsificato alcuni atti allo scopo di salvare un amico accusato di omicidio. Fuggito dal carcere, trascorre qualche anno a Roma e a Ravenna al seguito di alcuni prelati; giunto a Torino nel 1608, entra nelle grazie del duca Carlo Emanuele di Savoia, che gli concede il titolo cavalleresco dell Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (da cui l appellativo di cavalier Marino ). La fama e la gloria di Marino accrescono anche le antipatie nei suoi confronti. nota la controversia con il poeta Gaspare Murtola, che attenterà addirittura alla sua vita. Nel 1611 Marino è nuovamente imprigionato per aver rivolto al duca delle offese in alcune sue poesie. Tra successi e invidie L onorificenza alimenta la sua notorietà, ma gli attira al contempo feroci inimicizie. Celebre è quella con il segretario del duca, il poeta genovese Gasparo Murtola (1570 ca-1624), che si prende gioco del rivale con una raccolta di versi oltraggiosi intitolata Marineide, ricevendone come risposta i sonetti della Murtoleide. La contesa degenera presto dall ingiuria letteraria allo scontro fisico, e Marino esce vivo per miracolo da un agguato tesogli da Murtola, che gli spara ferendolo di striscio. Ma le disavventure di Marino non terminano qui: dopo aver guadagnato ulteriore fama per aver perdonato Murtola e richiesto la sua scarcerazione, egli stesso cade in disgrazia per aver offeso il duca con alcune poesie irriverenti. Per questo motivo nel 1611 viene chiuso di nuovo in prigione, dove rimane quattordici mesi. Dopo il periodo di prigionia, il poeta va in Francia. Qui vive tra fama e onori. Al suo ritorno in Italia, e a Napoli in particolare, è accolto in trionfo. Il soggiorno francese e il ritorno a Napoli Tornato in libertà, nel 1616 Marino si trasferisce in Francia, accolto alla corte della regina Maria de Medici e del figlio, re Luigi XIII: circondato dagli onori e dalla gloria cui aveva sempre aspirato, si trattiene qui fino al 1623, celebrato come uno dei più grandi artisti del tempo. Rientrato in Italia dopo la pubblicazione della sua opera più conosciuta, L Adone, si ferma a Roma prima di fare ritorno a Napoli, dove nel 1624 viene accolto trionfalmente e dove muore nel 1625. Le opere Marino si adegua senza fatica alla società del Seicento. Vive al servizio di nobili e principi ma non se ne vergogna. Trae anzi beneficio dalla sua condizione, che gli procura invidie, inimicizie e fama. La sua immagine di poeta e personaggio stravagante e scapestrato affascina il pubblico tanto quanto i suoi audaci versi. 56 Un cortigiano spregiudicato Come si intuisce dalle sue vicende biografiche, Marino rappresenta il prototipo dell intellettuale immerso nella società del Seicento. Consapevole del proprio successo, richiesto da principi e mecenati di mezza Europa, non semplice poeta, ma come si definisce egli stesso «personaggio avvolto da un aura di fascino e, allo stesso tempo, oggetto di rancori e invidie, egli si adatta alla perfezione alla realtà sociale e culturale in cui vive, non disdegnando affatto la propria condizione di subalternità: «Io servo, non ha dubbio, ma non mi posso vergognare della mia servitù, perché servo a un de primi re del mondo , scrive da Parigi. Attraverso una lunga serie di polemiche create ad arte, egli si costruisce l immagine di una personalità eccentrica e sregolata; la sua ricerca di successo non è infatti mai disgiunta dalla profonda conoscenza del suo pubblico di riferimento, quel mondo di gentiluomini e accademici che ammirano le estrose e ardite fantasie dei suoi versi.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento