Il tesoro della letteratura - volume 2

Vittorio Alfieri ma un irregolare; non un conservatore, ma un modernista. La Vita stima il sapere umanistico la condizione prima della felicità; l intelligenza della parola, perfino della grammatica, una fonte di civiltà per il singolo come per il mondo. Della povertà linguistica dei suoi anni giovanili Alfieri si vergogna; e non perché gli impedisse di diventare scrittore. La scrittura non è la sua prima preoccupazione. Il suo amore della lingua e delle lettere è assoluto. E, quando diventa scrittore, proprio quell amore gli impone di essere rigoroso, di correggersi, di togliere il troppo, di dire più cose con meno parole, di bruciare senza paura quello che non va e non potrà mai essere perfezionato, di rivolgersi con modestia al parere autorevole di altri, come Parini; e di trovare sempre nuovi modi per variare il verso, quell eterno endecasillabo italiano, che Petrarca e Tasso hanno reso perfetto per la lirica e per l epica, ma non per il dialogo drammatico. Parte fondamentale di questa esigente pedagogia è il tradurre. Nella storia italiana della traduzione letteraria tutta ancora da scriversi Alfieri occupa un posto di assoluto rilievo, è un avanguardista. Dallo sforzo di rendere il latino di Orazio, di Sallustio, di Virgilio e di Terenzio, prima, e dei tragici greci, poi, nasce una disciplina suprema, che fonde in un unica ricerca capacità interpretativa, ricerca stilistica e ascesi intellettuale. [...] Lo stesso stile della Vita molto si avvicina a quello di un Sallustio o di un Tacito (che figura tra le frequentazioni preferite del giovane Alfieri), se non direttamente, almeno idealmente. Il racconto è caratterizzato dalla brevitas e perfino dall omissione. Lunghe serie di fatti si riducono a pochi giri di frase; le riflessioni si concentrano in un pensiero lapidario, che espone la verità in una formula essenziale, senza tuttavia scadere nel sentenzioso e nell apodittico, o nel ricorso a condensanti, fulminanti neologismi («disrugginirmi , «disceltizzarmi ecc.). [...] Il personaggio di questa autobiografia è una vivente protesta contro l Italia del suo tempo. Il suo amore dei classici, dell italiano (puntualmente contrapposto al francese), della libertà politica e creativa che altro è se non la difesa di un sistema civile superiore, che si attua in lui prima che in altri e in lui prende la forma di una smaniosa, superba militanza? [...] Questo lo sdegno è il senso imperituro del libro, non l autocelebrazione, non la registrazione di qualche episodio singolare, cose che stanno tra i motivi contingenti della scrittura e non possono procurare che un piacere minore. La Vita, dopo oltre due secoli dalla sua pubblicazione, ci offre il confortante modello di una persona che critica, uno che non si allinea e di fronte allo schifo non tace e, per quanto solo nella società degli altri uomini, non si perde d animo, perché sa di avere potenti alleati nella lingua e nei libri. Nicola Gardini, Per una biblioteca indispensabile, Einaudi, Torino 2011 Comprendere il PENSIERO CRITICO 1 Che cosa offre La vita ai lettori di Alfieri? Che cosa viene messo in scena? 2 In che senso l opera può essere considerata un atto di fede nel valore della letteratura? perché? 3 Perché Gardini sostiene che lo sdegno è il senso del libro? Che tipo di modello ci offre? 465

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento