Il tesoro della letteratura - volume 2

Il Settecento Un borghese ottuso Accanto alla satira dei comportamenti umani, l opera contiene anche una dimensione di denuncia sociale. Todero è un vecchio e ricco mercante, dunque un rappresentante di quella borghesia veneziana cui Goldoni aveva attribuito, nelle commedie della prima fase, un ruolo preminente nella società, e che ora dipinge con i vizi e le ottusità tipiche della nobiltà. Egli non è soltanto burbero e scostante, ma anche incapace di condurre i propri affari in modo conveniente. Alla fine della vicenda, è proprio Meneghetto a liberare il vecchio Todero dall amministratore Desiderio, che si rivela profittatore e truffatore (Avanti de far lite, che sior Desiderio renda conto della so amministrazion, r. 41). Si viene così a scoprire come il vecchio despota, che allo scopo di rimanere l unico padrone della sua attività non aveva mai concesso considerazione e stima al figlio, si sia in realtà lasciato truffare proprio da colui che aveva scelto come collaboratore. Il confronto tra i due personaggi, Todero e Meneghetto, fa emergere dunque, su un piano sociale, l involuzione di una classe mercantile avida e cinica, che ha dimenticato i valori positivi della bontà, della lealtà e della sincerità. Le donne: il motore della storia Pellegrino, il figlio di Todero, conferma anche nell ultima scena l incapacità di opporsi al padre o di assumersi responsabilità; al contrario, Marcolina e Fortunata grazie alle quali si è concluso il matrimonio sono intraprendenti e determinate. La ribellione di Marcolina, però, è tutta privata: si è opposta al suocero e ha sottratto la figlia a un destino di tristezze e frustrazioni, ma sa di averlo fatto per conto del marito, di cui non contesta il ruolo. Alla fine della commedia, infatti, esorta Pellegrino a prendere parte attiva negli affari del padre e si propone di chiedere comprensione e benevolenza al suocero, dimostrando di adeguarsi alle gerarchie che governano la famiglia e la società borghese, dove il matrimonio è contrattato dai parenti affinché sia conveniente alle parti in gioco. Ancora una volta, quindi, Goldoni mostra di stimare l intelligenza femminile alla pari di quella maschile condividendo la posizione degli Illuministi , ma senza mettere in discussione l assetto sociale consolidato dalla tradizione. Lo strumento del dialogo Le sfumature del dialetto 330 Le scelte stilistiche L avidità e la mancanza di sensibilità di Todero sono messe alla berlina soprattutto attraverso i dialoghi. Rispondendo a Meneghetto con domande incalzanti, e solo apparentemente ingenue (Ben; e cussì?, r. 23; Via; gh è altro?, r. 25; E no disè altro più de cussì?, r. 27), il vecchio brontolone spinge il giovane a confermare la propria rinuncia alla dote, prima di concedere la mano della nipote (Sior sì, son galantomo: quel che ho promesso, mantegno: ve la darò, rr. 31-32), presentandosi sfacciatamente come uomo leale, attraverso l uso del termine galantomo (r. 31) e dei verbi promesso (r. 31) e mantegno (r. 32), quando il suo comportamento è ispirato soltanto alla difesa del proprio interesse. Il dialetto è utilizzato nei registri più adatti alla caratterizzazione dei personaggi: più studiato e formale quello di Meneghetto (Sior Todero, la vede che quella scrittura sì fatta xe revocada dal fatto, r. 22), più colloquiale quello di Desiderio (El diavolo che ve porta. Vago via per no precipitar, r. 42). La sua efficacia non è solo realistica, ma anche comica, costituendo una riserva di espressioni spontanee che danno colore e vivacità ai dialoghi con immagini iperboliche dal significato ironico (Mo el xe ben un omazzo!, r. 36), termini popolari (Martuffo!, r. 63) ed esortazioni che rendono bene la concretezza della quotidianità (Anemo, anemo: ve sè liberà, no ghe pensè più. La vegna, la vegna, siora Zanetta, rr. 45-46).

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento