Un’opera di successo

Il Settecento in sintesi L opera riscuote un immediato successo e viene tradotta e apprezzata in diverse lingue. Essa ha un impatto anche dal punto di vista pratico; Caterina II di Russia trae ispirazione dalle teorie di Beccaria per avviare una riforma del codice penale. Le principali critiche provengono dall ambiente religioso. Il monaco Facchinei per esempio contesta i presupposti teorici alla base delle teorie di Beccaria, cioè le idee di uguaglianza e tolleranza. La Chiesa cattolica, infine, mette il libro all Indice dei libri proibiti nel 1766, vietandone la lettura ai cattolici. Tali censure non impediscono, tuttavia, la diffusione dell opera. Un opera di successo L immediata fortuna europea Il successo del trattato è enorme e immediato, tanto che nello spazio di due anni dalla prima pubblicazione si contano sei nuove edizioni. Accolta con grande favore dalle più importanti personalità del tempo, l opera viene tradotta rapidamente in francese, inglese, tedesco e spagnolo e ottiene gli elogi di Voltaire, Diderot e d Alembert, che contribuiscono ad accrescere la fama europea del suo autore. L influenza dell opera non è peraltro riscontrabile soltanto sul piano del pensiero filosofico e giuridico del tempo, ma anche su quello dell applicazione pratica dei suoi assunti. L imperatrice Caterina II di Russia (che invita Beccaria a Mosca, dove egli però non andrà) promuove una riforma del codice penale ispirata ai suoi princìpi, e anche in altri Stati italiani ed europei, negli anni successivi alla pubblicazione del testo, gli ordinamenti giuridici verranno riformati sulla base di alcune idee in esso contenute. Critiche e censure Considerata la modernità dell opera, non stupisce che, alla sua pubblicazione, si sollevino peraltro anche voci critiche nei suoi confronti. All inizio del 1765 escono anonime, a Venezia, le Note ed osservazioni sul libro intitolato Dei delitti e del le pene, scritte dal monaco Ferdinando Facchinei (1725-1814 ca). Sulla base di una visione fortemente conservatrice della società, Facchinei intende colpire con durezza i fondamenti stessi dell opera di Beccaria, ritenendo che i princìpi di uguaglianza e tolleranza ma anche il criterio del calcolo utilitaristico non possano che portare rovine e danni. Il pensatore milanese, secondo il monaco, è portatore di una gran «tempesta , che solo la censura potrà scongiurare. Gli replicano Pietro e Alessandro Verri in una Risposta ad uno scritto che s intitola No te ed osservazioni sul libro Dei delitti e delle pene, uscita ai primi di febbraio del 1765. Con garbo e ironia, essi riescono a controbattere ai detrattori di Beccaria, portando dalla sua parte la maggioranza degli intellettuali e della nobiltà più illuminata. Ciò non impedisce, comunque, che la Chiesa cattolica condanni il libro del giurista milanese, tanto che, nonostante esso trovi un certo favore anche in alcuni ambienti religiosi, Dei delitti e delle pene viene messo all Indice nel 1766. Queste critiche e queste censure, in ogni caso, non impediscono l ampia diffusione del trattato, che non cesserà di esercitare la sua profonda influenza fino ai giorni nostri. Illustrazione da Dei delitti e delle pene, stampa di scuola italiana (1764-1766) conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi. 276

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento