I trasporti principali sono quelli stradali e aerei
Lunga, percorsa dalle catene montuose delle Alpi e degli Appennini, con pianure relativamente modeste, un esteso perimetro costiero e grandi regioni isolane, l’Italia non è un Paese “facile” per quanto riguarda le comunicazioni e i trasporti: ponti, viadotti, gallerie e trafori punteggiano la rete dei trasporti su gomma (automobili, camion) e su ferro (treni).
La rete stradale italiana è tra le più sviluppate d’Europa con 487 000 chilometri di strade, 6700 dei quali di autostrade.
L’automobile è stata protagonista del grande sviluppo economico del dopoguerra, negli anni ’50 e ’60 del XX secolo: come industria, prima tra tutte la Fiat, come bene di consumo di massa (le vetture circolanti erano un centinaio nel 1899, 35 000 nel 1921, 11 milioni nel 1971 e circa 37 milioni oggi), nonché come mezzo e simbolo di uno stile di vita più agiato che consentiva gite e vacanze.
Anche per questo la rete ferroviaria, pur molto estesa, non è stata adeguatamente sviluppata e non ha raggiunto livelli di efficienza appropriati, mantenendo storiche “strettoie” lungo l’Appennino e in Sicilia, per esempio. La conseguenza è che l’80% delle merci trasportate viaggia su strada e solo il 6% su rotaia.
Il trasporto marittimo, che copre il 15% dei movimenti di merci in Italia, mantiene una certa importanza negli scambi con l’estero, ma è il trasporto aereo ad aver registrato i maggiori progressi, con un’intensificazione dei collegamenti nazionali e internazionali che ha coinvolto anche molti scali minori. Gli aeroporti italiani più attivi sono circa 40; i poli principali sono quelli di Roma (Fiumicino e Ciampino) e Milano (Linate, Malpensa, Orio al Serio); seguono per movimento turistico Venezia, Napoli, Firenze e, con funzione di nodi di collegamento, Bologna e Verona.