Le lingue in Europa

Osserva la carta più sotto: come puoi vedere, la maggioranza delle lingue europee deriva da una radice comune, cioè dalla lingua dei popoli indoeuropei che intorno al 2000 a.C. migrarono dalle steppe dell’Asia stabilendosi in parte nella valle dell’Indo e in parte nell’Europa Meridionale e Occidentale.

Le lingue indoeuropee hanno in comune una grande quantità di parole, di strutture, di modi di organizzare il discorso: in sostanza, gli europei condividono una base linguistica comune, a partire dalla quale hanno poi sviluppato le diverse lingue e i dialetti.

All’interno della famiglia delle lingue indoeuropee si distinguono tre gruppi linguistici principali:

• le lingue neolatine;
• le lingue germaniche;
• le lingue slave.

In Europa si parlano però anche lingue (forse più antiche) che non appartengono al ceppo indoeuropeo: il basco nel Nord della Spagna; il turco in alcune aree dell’Europa Orientale; le lingue uraliche, costituite dal finlandese, dall’estone e dall’ungherese (gruppo ugro-finnico) e dal samoiedo, proprio di alcune regioni della Russia Settentrionale.

uno stato può avere una, due o più lingue ufficiali

Uno Stato tende a favorire l’unità linguistica entro i propri confini: la lingua nazionale viene insegnata a scuola, parlata nei programmi televisivi e radiofonici, utilizzata dai giornali, dai libri e nella stesura delle leggi. Per questo i confini di uno Stato e quelli di un’area linguistica tendono a coincidere.

Tuttavia le regioni di confine sono spesso bilingui, adottano cioè due lingue ufficiali.

Vi sono poi Stati in cui si parlano più lingue, come la Svizzera, dove al tedesco si affiancano il francese (nella Svizzera Occidentale, intorno a Losanna), l’italiano (nel Canton Ticino) e il reto-romancio, di origine neolatina; oppure il Belgio, dove la lingua ufficiale è il francese, ma si parlano anche il vallone e il fiammingo. Questi Stati si definiscono plurilingui.