Il Surrealismo

Il Surrealismo

Un’arte che esplora l’inconscio e la complessità della psiche umana, popolata di mostri e oggetti fantastici

Nel 1924 nasce a Parigi un movimento che, partendo dalle premesse del Dadaismo (vedi p. 460), pone al centro della sua indagine gli aspetti inesplorati dell’inconscio, cioè la parte della nostra psiche sconosciuta persino a noi stessi.

Secondo quanto andava studiando negli stessi anni il fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud (1856-1939), la nostra psiche è come un iceberg. Solo una piccola parte emerge dalle acque, ed è la nostra parte conscia, mentre una grande parte resta sommersa: questo è l’inconscio. Gli artisti surrealisti decidono di esplorare la parte sommersa dell’iceberg grazie alla loro arte. Il nome Surrealismo indica proprio questo: il tentativo degli artisti di andare oltre all’esperienza percepita del reale.

Le fantasie allucinate di Ernst

Già membro del gruppo dadaista, il pittore e scultore tedesco Max Ernst (1891-1976) nel 1922 si trasferisce da Colonia a Parigi. Perseguitato dai nazisti perché di origine ebraica, fugge dall’Europa e raggiunge gli Stati Uniti alla vigilia della Seconda guerra mondiale grazie all’aiuto di Peggy Guggenheim (1898-1979), straordinaria figura di collezionista di arte del Novecento e appassionata protettrice di molti artisti, che diventerà per breve tempo sua moglie.

Ernst trasfigura il complesso rapporto con Peggy nella Vestizione della sposa (48): il dipinto è dominato da una figura maestosa vestita con un mantello di piume rosse e dal bizzarro volto di uccello. Accanto a lei compaiono figure mostruose: un uccello verde dal corpo umano, una fanciulla che la sposa sembra allontanare infastidita, un piccolo mostro. Ogni elemento presenta aspetti inquietanti e disturbanti, creando un’opera che è allo stesso tempo affascinante e respingente, simile a un incubo.

Il tempo “molle” di Dalí

Una diversa interpretazione del Surrealismo è quella del pittore spagnolo Salvador Dalí (1904-1989), uomo e artista eccentrico, che ama l’eccesso e la provocazione.

Secondo quanto racconta lui stesso, il suo dipinto più famoso, La persistenza della memoria (49), nasce dall’osservazione di un formaggio molle su un tavolo, in una sera in cui il pittore decide di non seguire gli amici, diretti al cinema, a causa di un forte mal di testa. Nel suo studio l’artista trasforma così il paesaggio a cui stava lavorando inserendo al suo interno quella che lui chiama “un’immagine sorprendente”: tre orologi “molli” appoggiati in modo incongruo in un ambiente naturale deserto.

Tutto il dipinto è basato su forti contrasti: tra il paesaggio spoglio con un albero secco e l’acqua sullo sfondo, tra gli orologi simili a un morbido formaggio francese e le pietre solide. Il tempo si trasforma in qualcosa di molle e inafferrabile.

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I paradossi di Magritte

Quello del pittore belga René Magritte (1898-1967) è invece un Surrealismo basato sul potere straniante degli accostamenti insoliti: le sue raffigurazioni, pur contenendo elementi realistici, sono sottilmente angoscianti e ricche di riferimenti all’inconscio e alla complessità della psiche umana.

Nella tela Il tradimento delle immagini (50) l’artista riflette sulle convenzioni del linguaggio: raffigura infatti in maniera estremamente precisa una pipa e sotto, con un’elegante grafia, scrive «Questa non è una pipa», in francese. La didascalia è a prima vista straniante e ci verrebbe da esclamare “Ma come! Questa è proprio una pipa!”, ma, se riflettiamo meglio, non lo è, perché quello che vediamo non è l’oggetto, ma solo la sua raffigurazione sulla tela.

  ricorda
Il Surrealismo
  • I surrealisti scavano nella                                                           umana
  • Ernst popola i suoi dipinti di elementi                                                           
  • Dalí inserisce nei suoi dipinti immagini                                                          
  • Magritte crea accostamenti stranianti

Le vie dell'arte - volume B
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Dalla preistoria a oggi