SCOPRI L'OPERA - Cappella degli Scrovegni

gotico

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Giotto

Cappella degli Scrovegni

Che cosa sappiamo?

Tra il 1303 e il 1305 Giotto lavora a Padova: qui realizza gli affreschi di una cappella fatta costruire dal ricchissimo banchiere Enrico Scrovegni forse, oltre che per devozione, per espiare le colpe di famiglia: il padre di Enrico, infatti, prestava soldi ad alti interessi, un’attività che la Chiesa condannava come peccato di usura.

Che cosa vediamo?

La decorazione ricopre tutta la superficie: dal soffitto, dipinto come un cielo stellato, prosegue sulle pareti con le storie della Vergine e della Passione di Cristo, che si leggono come un libro, dall’alto verso il basso e da sinistra a destra.

Nella parte inferiore delle pareti c’è uno zoccolo dipinto con le raffigurazioni dei vizi e delle virtù, realizzati con la tecnica del monocromo, cioè solo con bianchi e grigi.

Leggiamo l’opera

Giotto studia attentamente la realtà, cercando di riprodurre nel modo più naturale possibile i corpi e le emozioni dei personaggi e lo spazio in cui si muovono.

Nel Bacio di Giuda (2) l’apostolo traditore bacia Cristo e in questo modo segnala ai soldati romani qual è l’uomo da arrestare. I personaggi sono costruiti come masse colorate: i mantelli spesso coprono interamente i corpi, ma allo stesso tempo suggeriscono le forme sottostanti. I volti esprimono differenti emozioni: Cristo accetta serenamente il suo destino, ossia l’arresto, che lo porterà alla crocifissione; Giuda ha il viso gonfio e l’aspetto sgradevole di una persona malvagia; i soldati appaiono violenti e pronti all’azione, mentre qualche apostolo spaventato reagisce con forza all’arresto.

L’attenzione di Giotto alla realtà si nota anche dal suo modo di raffigurare lo spazio: nell’Annuncio a sant’Anna (3) il pittore immagina la casa della madre della Vergine come una scatola a cui toglie la quarta parete, così che sia possibile vedere al suo interno. Qui si muovono i personaggi e si dispongono gli oggetti: una serva sta filando nel portico, mentre Anna, in una stanza arredata con pochi mobili (il letto, una panca, un cassone), accoglie in preghiera l’angelo che sta entrando dalla finestra per comunicarle la nascita della Vergine.

Da questi affreschi si capisce bene come, con Giotto, l’arte italiana torni a dipingere figure solide e tridimensionali. Lo si nota anche osservando gli affreschi dello zoccolo: la Carità (1) sembra una statua antica, inserita in una nicchia profonda. Il pittore crea questa illusione modellando le ombre e le luci come se delle torce illuminassero una scultura reale. La donna sembra davvero in piedi sopra sacchi di monete e la ciotola piena di fiori sembra addirittura fuoriuscire dal muro.

Le vie dell'arte - volume B
Le vie dell'arte - volume B
Dalla preistoria a oggi