FENOMENI - L’Italia e i flussi migratori

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L’Italia e i flussi migratori

L’Italia è stata per un secolo un paese d’emigrazione (con l’eccezione del periodo interbellico): si calcola che fra gli anni Settanta dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento siano emigrati oltre 24 milioni di italiani. Più di recente, dagli anni Ottanta in poi, e con maggiore intensità nei decenni successivi, è diventata un pae­se d’immigrazione: all’inizio del 2017 era il quarto paese dell’Ue per numero di immigrati presenti sul proprio territorio, dopo la Germania (12,1 milioni), il Regno Unito (9,3 milioni), la Francia (8,2 milioni) e poco prima della Spagna (6 milioni). I 6,1 milioni di immigrati rappresentano l’8% della popolazione complessiva.

Mentre il flusso migratorio verso l’Italia superava le 600 000 unità e si definiva la prima normativa in materia di immigrazione, nel 1993 – anno in cui il saldo naturale tra natalità e mortalità è diventato negativo – la popolazione italiana è continuata a crescere solo grazie agli immigrati.

All’afflusso intenso di albanesi negli anni Novanta (circa 400 000), seguirono i rumeni (soprattutto dopo l’ingresso della Romania in Ue nel 2007), che attualmente sono la comunità più numerosa con 1,2 milioni di persone che vivono in Italia. La più grande comunità africana è invece costituita dai marocchini (oltre 400 000).

Un numero rilevante di immigrati è approdato in Italia grazie agli sbarchi dalla Libia e dalla Tunisia, raggiungendo due picchi nel 1999 e nel 2008, per poi riprendere con maggior vigore tra il 2011 e il 2015, in seguito alle crisi politiche mediorientali e nordafricane.


Storie. Il passato nel presente - volume 3
Storie. Il passato nel presente - volume 3
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