Il Canto degli Italiani è oggi comunemente conosciuto come Fratelli d’Italia o Inno di Mameli. Si tratta di un canto scritto dal mazziniano genovese Goffredo Mameli (1827-49) nel settembre 1847, e musicato poco dopo dal patriota Michele Novaro (1818-85). Privato dallo stesso Mameli di un’originaria strofa dedicata alle donne e leggermente modificato da Novaro nel testo (a lui si deve la trasformazione dell’incipit da «Evviva l’Italia» a «Fratelli d’Italia»), l’inno fu molto cantato durante il Quarantotto e divenne assai popolare nei decenni centrali dell’Ottocento, grazie sia alla sua orecchiabilità sia al felice intreccio di un lessico e una sintassi abbastanza familiari con il pathos corale prodotto dal «Noi» e da qualche parola più poetica (come «Scipio», «speme»). Tuttavia, per il suo chiaro connotarsi in senso democratico («Fratelli d’Italia»), una volta unificato il paese Vittorio Emanuele II preferì usare come inno nazionale la Marcia Reale di casa Savoia. Così, dopo decenni segnati dalla prevalenza di altri brani (la stessa Marcia Reale, le canzoni della Grande guerra, i canti fascisti), si dovette attendere la nascita della Repubblica italiana nel 1946 perché il Canto fosse scelto come inno provvisorio d’Italia, forse anche per il successo avuto fra le formazioni partigiane antifasciste: uno status che conserva ancora oggi, nonostante le periodiche campagne a favore della sua sostituzione con altri brani (per esempio il Va’, pensiero di Verdi) e l’assenza di un’apposita norma costituzionale che lo confermi.
Benché una legge del 2012 ne prescriva l’insegnamento nelle scuole accanto agli altri simboli della patria e la legge 181 del dicembre 2017 lo indichi come inno nazionale, la sua conoscenza è a tutt’oggi piuttosto limitata, anche perché in base al cerimoniale, in occasione di eventi ufficiali (feste nazionali, parate militari, partite di squadre nazionali e così via), devono esserne eseguite solo le prime due strofe.