I SAPERI FONDAMENTALI
I SAPERI FONDAMENTALI
Gli imperi asiatici
▶ 19.1 Nel Seicento l’Impero cinese vanta una popolazione numerosissima e un territorio molto esteso. L’unità politica è garantita dalla figura dell’imperatore. Verso la metà del Seicento il potere della dinastia Ming entra in crisi a causa della corruzione dei burocrati imperiali e dell’eccessivo prelievo fiscale. Da tali difficoltà traggono vantaggio le tribù della Manciuria, che conquistano Pechino e insediano al potere la dinastia dei Qing (1644). L’unità interna viene ripristinata dall’imperatore Kangxi. Nel corso del XVIII secolo l Stato cinese mostra segni di indebolimento: ad approfittare della crisi sono gli inglesi, interessati al commercio dell’oppio.
In età moderna le isole nipponiche sono formalmente sottoposte a un’autorità imperiale, mentre la gestione del potere è affidata allo shogun. Nel XVI secolo il potere dei funzionari centrali viene minacciato dai daimyo, ricchi proprietari terrieri che, grazie all’appoggio dei samurai, danno vita a domini regionali. All’inizio del XVII secolo lo shogunato passa alla famiglia Tokugawa, che riduce i contatti con l’esterno, arrivando a chiudere i porti ai mercanti stranieri.
In Persia, all’inizio del XVI secolo, la dinastia safavide stabilisce un dominio che dura per oltre due secoli, obbligando i propri sudditi a rispettare il credo sciita. Nonostante lo scià Abbas il Grande (1571-1629) abbia costruito uno Stato forte, sempre più difficile appare il controllo di un impero abitato da popolazioni tanto diverse.
Per quanto riguarda la civiltà indiana, questa è organizzata secondo una rigida divisione in caste. Il progetto di ricostruire un grande impero asiatico è ripreso da Babur, condottiero di stirpe turco-mongola, e proseguito da Akbar il Grande (1556-1605), che dà all’Impero moghul una solida organizzazione statale. L’apice si raggiunge sotto il regno di Aurangzeb (1658-1707), che impone la shari’a islamica in tutti i suoi domini. La repressione religiosa innesca però numerose rivolte, che finiscono per indebolire il potere centrale.
Gli europei e il mondo
▶ 19.2 Nel corso del Seicento le potenze europee si rendono protagoniste di iniziative volte a imporre un dominio mondiale. Gli Stati atlantici creano una serie di avamposti commerciali e colonie in diverse aree dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe, mentre gli oceani sono solcati da flotte europee sempre più numerose. Le potenze europee stabiliscono domini anche sulle coste atlantiche dell’Africa subsahariana, senza però riuscire mai a penetrare in profondità nel continente. Nella regione compresa fra la Guinea e il Sudan Occidentale, gli europei danno vita al sistema del “commercio triangolare”, tramite il quale milioni di africani vengono venduti come schiavi nelle piantagioni e nelle miniere americane.
▶ 19.3 Nel corso del Seicento mercanti, missionari, coltivatori e soldati inglesi, francesi e olandesi cominciano a migrare verso l’America settentrionale. La presenza più consistente è quella degli inglesi, che si insediano prevalentemente lungo le coste atlantiche. La parte centrale del continente rimane in mano agli spagnoli, mentre i portoghesi perdono molti dei loro possessi nell’America del Sud.
▶ 19.4 Per via dell’espansione europea, nel corso del Seicento gli scambi commerciali si sviluppano su lunghissime distanze. L’interazione fra gruppi umani su scala intercontinentale, tipica di questa epoca, oltre a permettere il passaggio di saperi e conoscenze, viene accompagnata dall’incontro-scontro fra culture e religioni diverse.
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Storie. Il passato nel presente - volume 1
Dal 1000 al 1715