La figura di Luigi XIV è stata oggetto di numerose ricostruzioni per il cinema e la televisione, oltre che letterarie. Risale al 1966 il film del celebre regista italiano Roberto Rossellini La presa del potere di Luigi XIV, che si concentra sugli anni che seguirono la morte di Mazzarino. Il nucleo fondamentale della pellicola è l’affermazione progressiva di un regime di visibilità da parte del Re Sole, che catalizza gli sguardi di nobili e sudditi, imponendo la sua presenza e costruendo un articolato teatro del potere.
Nel 1998 uscì nelle sale La maschera di ferro (titolo originale: The Man with the Iron Mask) dello statunitense Randall Wallace, che poté contare sull’interpretazione di un giovanissimo Leonardo Di Caprio e fu accolto da un grandissimo successo di pubblico (testimoniato anche dalle numerose messe in onda in TV dei decenni seguenti). La trama non ha alcuna attendibilità storica, ma fa leva sul mito di Luigi e della sua corte, traendo ispirazione dal romanzo Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas, apparso a puntate a partire dal 1847 per chiudere il ciclo dei “tre moschettieri”: il re è in preda alla dissoluzione e alla corruzione morale, mentre il suo fratello gemello è rinchiuso in una prigione, costretto a indossare una maschera, vessato dai carcerieri.
La reggia è invece al centro della recente serie televisiva franco-canadese Versailles, creata da Simon Mirren e David Wolstencroft, accolta in maniera tiepida dalla critica, ma successivamente accompagnata da un notevole successo di pubblico (testimoniato anche dalla distribuzione via internet): i protagonisti sono i membri della nobiltà francese, invitati a frequentare assiduamente la corte. Quest’ultima assume ben presto le sembianze di una trappola, una prigione nella quale intraprendere la via dell’assoluta obbedienza al monarca, ma anche un luogo di esasperata dissimulazione, di vizi, di complotti e strategie politiche segrete, di invidie capaci di sfociare in vendette senza scrupoli.