10 roma imperiale

un’arte di propaganda

La Pax augustea

Dopo l’assassinio di Cesare, Roma vive una nuova fase di conflitti che, dopo la battaglia di Azio del 31 a.C., vede Ottaviano prevalere.

Nel 27 a.C. Ottaviano assume la carica di Princeps Senatus e riceve l’appellativo di “Augusto” (dal latino “degno di venerazione”).

Augusto è il primo imperatore romano e con lui inizia una nuova stagione di pace e prosperità: la Pax augustea.


Dopo di lui l’Impero romano, fra fasi alterne di crisi ed espansione, vive la sua Età Aurea (96-192 d.C.) con gli imperatori Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.
In seguito si hanno i primi segni di una crisi che culminerà nel 235 d.C. con l’anarchia militare e che si protrarrà per un cinquantennio.

La vastità dell’Impero romano e la varietà delle lingue parlate al suo interno rendono più acuta l’esigenza di creare un linguaggio figurativo comprensibile a tutti e che crei maggiore consenso all’imperatore.

i ritratti di augusto

Il modo di rappresentare il princeps si allontana dai ritratti di età repubblicana, che avevano forti caratterizzazioni fisionomiche. In quest’epoca si fissano i diversi tipi di rappresentazione.

  • Il Ritratto di Ottaviano dei Musei Capitolini lo raffigura giovane, non ancora Augusto. Il naturalismo del capo inclinato verso destra e dei capelli scomposti rientra nella tradizione del ritratto di stile ellenistico.
  • L’Augusto di Prima Porta lo rappresenta come condottiero, nell’Adlocutio (ossia nell’atto di tenere il discorso alle truppe), protetto dagli dèi che sono raffigurati a rilievo sulla corazza.
    Lo stile classico e la posa bilanciata si ispirano al Doriforo di Policleto [vedi pag. 29].
  • L’Augusto Pontefice Massimo mostra l’imperatore nelle vesti di sacerdote, vestito di una lunga toga, nell’atto di compiere un sacrificio. Il volto riprende quello di Prima Porta.
  • Nel ritratto di Augusto della Gemma augustea si ha la divinizzazione dell’imperatore. L’imperatore veste i panni del dio Giove capitolino ed è seduto accanto a una donna, personificazione di Roma.

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la sistemazione dei fori

Il programma di propaganda di Augusto si mostra soprattutto nella risistemazione urbanistica e architettonica di Roma.
Oltre a ristrutturare molti santuari (più di 80), l’imperatore interviene in molte zone della città.

  • Nell’area dei Fori termina il Foro di Cesare e vi costruisce il Tempio di Venere Genitrice; inoltre edifica un altro foro, che prende il nome di Foro di Augusto, dove erige il Tempio di Marte Ultore (vendicatore), costruito in ricordo dell’uccisione degli assassini di Cesare.
  • Nella zona del Palatino amplia la Casa imperiale collegandola a un nuovo Tempio di Apollo.
  • Nel Campo Marzio (una zona della città fuori dalle mura in cui si radunava l’esercito) costruisce le opere più importanti: il Pantheon, un tempio dedicato a tutti gli dèi [vedi pag. 61] e le prime Terme pubbliche.
  • Sotto il Campidoglio costruisce due teatri: la Crypta Balbi e il Teatro di Marcello [vedi immagine pag. 58], dedicato al nipote ed erede designato, morto prematuramente.
  • Nella zona Nord di Roma costruisce un orologio solare presso il quale inaugura l’Ara Pacis e fa erigere il suo Mausoleo, cioè la sua tomba.
l’ara pacis

L’ara, realizzata in marmo, esalta la pace portata da Augusto nei territori imperiali. Con uno stile misurato, ispirato all’arte greca classica, narra eventi contemporanei, mitologici e  allegorici.

L’altare è circondato da un alto recinto decorato con rilievi.

L’interno del recinto è diviso in due fasce: sopra corre una ghirlanda e sotto è riprodotta una palizzata.

L’esterno è sempre diviso in due fasce.

La fascia inferiore ha riprodotti dei girali d’acanto.

La fascia superiore presenta:

  • nei due lati lunghi, una processione di sacerdoti e familiari di Augusto; 
  • nel lato corto, ai lati dell’ingresso, due miti sulla nascita di Roma; 
  • nel lato opposto due allegorie della nuova età dell’oro.

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arte colta e arte plebea

Accanto a un nutrito filone di arte “colta”, ossia arte ispirata a modelli della Grecia classica, a Roma affiora nelle province un’arte più espressiva, chiamata “arte plebea” [vedi pag. 50]. Questa espressione artistica rielabora i modelli greci in un linguaggio originale, più comunicativo.


La distinzione fra questi due stili non è però così netta.

Soprattutto in epoca imperiale, questo linguaggio più semplice dell’arte plebea è utilizzato anche in molti monumenti ufficiali, in particolare quelli realizzati nelle zone lontane da Roma.

Ne è un esempio il fregio presente nell’Arco di Augusto a Susa, eretto per celebrare la pace fra Augusto e un re locale.
Quest’ultimo è rappresentato come sacerdote mentre celebra un sacrificio. Lo stile del fregio è semplice e approssimativo: gli artisti locali si mostrano più sicuri nella rappresentazione degli animali piuttosto che nella raffigurazione dei costumi delle cerimonie ufficiali.


Un altro esempio di arte plebea è nel rilievo del fruttivendolo di Ostia dove personaggi e oggetti sono raffigurati nello stile popolaresco.

la dinastia giulio-claudia

Alla morte di Augusto il potere passa a Tiberio, che inaugura la dinastia Giulio-Claudia. In questo periodo prosegue il culto dell’imperatore, inaugurato da Augusto sul modello ellenistico di Alessandro Magno.

L’iconografia imperiale si arricchisce di nuovi modelli.
Con Tiberio, e soprattutto con Claudio, l’imperatore viene raffigurato nelle vesti di Giove.

nerone e la domus aurea

Con Nerone, ultimo discendente della dinastia Giulio-Claudia, la divinizzazione dell’imperatore raggiunge il culmine. Si pensi al Colossus Neronis, una statua bronzea (oggi perduta) alta 30 metri, che l’imperatore fece realizzare mentre era ancora in vita.


Anche nel progetto urbanistico si nota la differenza fra Augusto (che riqualifica interi quartieri) e Nerone, che approfitta dell’incendio del 64 d.C. per impossessarsi di una vasta zona al centro della città e costruirvi la sua nuova dimora: la Domus Aurea (“casa d’oro”), così chiamata per l’eccezionale ricchezza delle sue decorazioni.

La Domus Aurea viene concepita come villa suburbana, un genere di villa diffusa in età imperiale che comprende una grande parte agricola con vigneti, pascoli e un lago artificiale.

Ben distinta da questa zona c’è la parte residenziale, che nella Domus Aurea era molto sviluppata, ed era composta da 300 stanze. Questa zona era divisa in due settori, al centro del settore orientale [in giallo nella pianta] si trova la sala ottagonale, coperta da una cupola emisferica, cioè a forma di mezza sfera, che ha al centro un grande lucernario.


Tutta la parte orientale della Domus Aurea è un susseguirsi di stanze ricoperte da ricchissime decorazioni pittoriche, marmi e stucchi.
Lo storico latino Svetonio descrive i soffitti delle sale da pranzo, realizzati con lastre d’avorio che si aprivano per investire gli ospiti di petali di fiori e profumi.


Dopo la sua morte, Nerone è condannato alla damnatio memoriae (dal latino: condanna della memoria), che prevede la cancellazione di tutto ciò che ricorda il condannato. Perciò i successori di Nerone cancellano ogni traccia della Domus Aurea. La statua del Colossus è trasformata in una raffigurazione del dio sole e sarà poi messa vicino all’Anfiteatro Flavio, che da questa statua prenderà il nome di Colosseo. Le ricche decorazioni scultoree e i marmi vengono tolti e riutilizzati. Infine parte della Domus è riempita di terra, seppellendo così pitture e stucchi.
In seguito sulla Domus Aurea Traiano farà costruire le sue terme.

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la pittura e gli stili pompeiani

L’usanza di dipingere le pareti delle dimore era frequente fin dall’età repubblicana. La scoperta nel Settecento della città di Pompei (sepolta dall’eruzione del 79 d.C.) porta alla luce cicli pittorici perfettamente conservati.


Alla fine dell’Ottocento August Mau classifica gli affreschi pompeiani in quattro stili. Classificazione che si usa ancora oggi per tutta la pittura romana.

(A) I stile (200 a.C.-100 a.C.) detto anche strutturale.
Le case dei ricchi in epoca repubblicana sono decorate come quelle greche. Il muro è diviso in tre fasce orizzontali: uno zoccolo ocra, poi una zona mediana che imita i marmi e infine una fascia decorata solitamente con cornici di stucco. In questo stile è decorata la Casa di Sallustio.

(BII stile (100 a.C.-30 a.C.). In questo stile vengono raffigurati finti marmi e colonne che creano l’illusione di architetture in prospettiva (infatti si parla di stile illusionistico). Un esempio di II stile si trova nella Casa dei Grifi sul Palatino e nella Villa dei Misteri a Pompei [vedi pag. 57] dove compaiono anche le prime scene con grandi figure.

(CIII stile (30 a.C.-50 d.C.). In questo stile, che coincide con l’età augustea, la parete è concepita come superficie unica.

Resta solo uno zoccolo nero, e sopra questo piccole fasce colorate; sulla parete sono poi

riprodotte delle scene che ricordano veri e propri quadretti.

A quest’epoca appartengono gli affreschi della Villa di Agrippa a Napoli in cui al centro della parete bianca campeggiano (cioè risaltano sullo sfondo) piccoli paesaggi con scene pastorali, rese con uno stile molto accurato. Sono gli stessi temi che si trovano nella poesia augustea.

Nella Villa di Livia a Roma la parete viene trasformata in un finto giardino rigoglioso che si apre oltre la recinzione dipinta in primo piano.

(DIV stile (50 d.C.-79 d.C.). A questo stile appartengono le case di Pompei ricostruite dopo il terremoto del 62 d.C. e prima dell’eruzione del 79 d.C. Gli affreschi sono caratterizzati da architetture fantastiche, come quelle della Casa dei Vetti. Hanno uno spazio ripartito da sottili elementi architettonici fra i quali trovano posto tende o tappeti dipinti. La decorazione abbonda di elementi dipinti in giallo oro, come candelabri, colonne ecc.

A questo stile appartengono anche gli affreschi della Domus Aurea di Nerone a Roma.

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Le tecniche pittoriche

Le pitture parietali possono essere realizzate:

  • a fresco, cioè applicando sull’intonaco di calce fresco i colori diluiti in acqua;
  • a tempera, cioè con colori diluiti in solventi oleosi (olio, rosso d’uovo e cera) per farli aderire al supporto;
  • a encausto, sciogliendo i pigmenti nella cera calda, in modo che raffreddandosi si fissano e rimangono molto brillanti.
I pigmenti e i colori

I pigmenti sono i colori che si trovano allo stato naturale.

I colori utilizzati in epoca romana erano di origine animale, minerale e vegetale. Fra questi:

  • il nero, ottenuto dalla calcinazione di ossa e avorio, ossia attraverso un processo di riscaldamento ad alte temperature in modo da eliminare anidride carbonica e vapore acqueo;
  • il cinabro, color rosso scuro, ricavato dal solfato di mercurio;
  • il ceruleo, pigmento azzurro, ottenuto dal rame;
  • i gialli, ottenuti dalle ocre (minerali terrosi).

Un’origine diversa ha invece il rosso, caratteristico di molti affreschi pompeiani. In origine era giallo, è diventato rosso a causa delle altissime temperature raggiunte con l’eruzione del Vesuvio.

un’architettura al servizio dei cittadini

i flavi

Alla morte di Nerone, il potere passa alla famiglia dei Flavi che cancella le opere di Nerone con il processo della damnatio memoriae.
I Flavi restituiscono così al popolo lo spazio della Domus Aurea e progettano grandi edifici, aperti a tutti i cittadini.
È un programma dal forte valore simbolico che si ricollega alla politica imperiale di Augusto. Il primo intervento è l’apertura al pubblico dei giardini della Domus Aurea; anche il grande lago artificiale, fatto costruire da Nerone, viene svuotato e al suo posto verrà edificato il Colosseo.

le terme

Dove sorgevano le terme private di Nerone vengono edificate nuove terme pubbliche inaugurate da Tito. Le terme di Tito hanno dimensioni ridotte ma sono importanti perché costituiscono l’esempio di un nuovo tipo di terme che viene ripreso e ampliato poi da Traiano e che diventerà uno schema ripetuto in tutto il mondo romano.


Il modello delle terme di Tito (1), infatti, viene ripreso e ampliato nelle terme che Traiano (98-117 d.C.) fa costruire circa vent’anni dopo.

La tipologia delle terme prevede un asse longitudinale lungo il quale ci sono una serie di ambienti differenti, che nelle terme di Traiano sono:

  • una vasca per il nuoto (natatio) (2);
  • un frigidarium (4), con una vasca d’acqua fredda, di solito circolare e coperta da una cupola;
  • una sala più piccola detta tepidarium (5);
  • una sala chiamata calidarium, (6) con bacini d’acqua calda, generalmente esterna ed esposta a mezzogiorno.

Ai lati del frigidarium si aprono due parti uguali e speculari, che ospitano spogliatoi e palestre (3).

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i teatri

Per molto tempo a Roma non si costruiscono teatri in muratura ma strutture provvisorie in legno.

Il primo teatro in pietra è quello in Campo Marzio, costruito nel 55 a.C. da Pompeo e oggi inglobato nel tessuto urbano. Su questo edificio si basa Vitruvio per descrivere le tre caratteristiche essenziali del teatro romano [in relazione a quello greco, vedi pag. 31]:

  • l’orchestra (il luogo dove è rappresentato lo spettacolo), è semicircolare, a differenza di quella circolare del teatro greco;
  • l’edificio scenico (che costituisce lo sfondo fisso dell’orchestra) è unito alla cavea;
  • la cavea è costruita su arcate (anziché appoggiata a un pendio, come nel teatro greco).

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gli anfiteatri

Come indica la parola stessa (composta dal prefisso greco amphi, “tutto intorno”, e teatro), l’anfiteatro è uno spazio in cui gli spettatori si dispongono tutt’intorno all’arena (1). Ha forma ellittica ed è destinato ad ospitare grandi eventi e spettacoli.

L’arena è lo spazio dove avvengono i combattimenti fra gladiatori e le simulazioni di caccia con le belve (venationes); il suo nome deriva dalla sabbia con cui è ricoperto il pavimento.

Intorno all’arena corre un muro alto 4 metri, detto podio (2), su cui vi sono i posti d’onore. Da qui partono le gradinate, destinate al popolo; a queste si accede da un sistema di gallerie sovrapposte.

Il Colosseo deve il suo nome al Colossus la grande statua di Nerone ed è il primo anfiteatro edificato a Roma. è costruito da Vespasiano, inaugurato da Tito nell’80 e completato da Domiziano nel 90 d.C. Tutti e tre gli imperatori sono della dinastia dei Flavi, per questo il Colosseo prende il nome di Anfiteatro Flavio. L’esterno è scandito da arcate inquadrate da pilastri che hanno semicolonne addossate (appoggiate).

Per alleggerire la facciata si usano tre ordini diversi: in basso tuscanico, sopra ionico e infine corinzio.

L’accesso degli spettatori era gratuito ma la loro disposizione nelle gradinate era basata su criteri di appartenenza sociale.

un’architettura celebrativa

gli ARCHI TRIONFALI

Nel corso della storia romana l’arco assume anche una funzione celebrativa, in particolare in occasione dell’ingresso trionfale dei comandanti al ritorno dalle loro conquiste.

L’arco trionfale è sempre dedicato a un personaggio illustre di cui celebra le imprese. Dal punto di vista strutturale, riprende la sua forma da quella delle porte urbane a un solo ▶ fornice.

In un primo tempo infatti l’arco è ancora inserito nella cinta muraria (A), ma presto diventa una struttura a sé stante, isolato su tutti e quattro i lati (B).

Dal confronto fra archi di periodi diversi si nota l’evoluzione dell’arco trionfale verso una maggiore monumentalità nell’architettura e verso un impiego più esteso del rilievo.


Infatti dai primi archi di Augusto, privi di decorazione, si passa a un tipo di arco, dove la decorazione è a bassorilievo ed è solo in alcune zone. Ne è un esempio a Roma l’Arco di Tito (A) che celebra la conquista di Gerusalemme da parte dell’imperatore (70 d.C.).


Infine si arriva ad archi dove la decorazione ad altorilievo invade tutte le superfici. A Benevento l’Arco di Traiano (B), costruito per l’inaugurazione di un nuovo tratto della via Appia, è un vero racconto per immagini che illustra le imprese di guerra e le opere costruite dall’imperatore in tempo di pace.

 › pagina 60 

L’imperatore adriano

Nel 117, alla morte di Traiano, diventa imperatore Adriano (76-138 d.C.). Diversamente dal suo predecessore, Adriano preferisce consolidare i confini dell’impero piuttosto che dedicarsi a nuove conquiste. Infatti in Britannia costruisce una muraglia fortificata (il Vallo di Adriano) lunga 120 chilometri.


Nella Villa di Adriano a Tivoli l’imperatore vuole ricreare in piccolo i luoghi e i monumenti tipici delle province dell’impero, soprattutto di Grecia ed Egitto.

Per esempio nel Canopo (che prende il nome da un sobborgo di Alessandria) è realizzato un grandioso quadriportico circondato da doppi colonnati, con al centro un’enorme vasca (lunga 119 metri), circondata da un colonnato al cui interno ci sono copie di statue greche e di animali esotici come i coccodrilli.

 › pagina 61 

Il Pantheon

Il Pantheon (dal greco, tempio dedicato a “tutti gli dèi”) viene edificato da Agrippa, genero di Augusto, e ricostruito da Adriano dopo due incendi.


L’edificio è costituito da un portico (prònao) con colonne corinzie e da una struttura rotonda (la cella).

Il prònao sormontato dal timpano risale al Pantheon di Agrippa. La rotonda, invece, è del tempo di Adriano ed è in opera cementizia, rivestita di mattoni.


All’interno un’immensa cupola emisferica copre la sala, che è alta esattamente quanto il diametro della cupola (21,72 metri). Queste proporzioni regolari danno a chi entra un’impressione di armonia assoluta, impreziosita dallo sfarzo dei marmi policromi delle pareti e del pavimento. Al centro della cupola c’è un’apertura circolare (oculo).


Una serie di accorgimenti alleggerisce la struttura e anche i materiali usati sono più leggeri a mano a mano che si procede verso l’alto, vicino all’oculo è usata infatti una leggerissima pietra pomice.

Marco aurelio

Nel II secolo la pressione dei nemici ai confini dell’impero cresce e Marco Aurelio, passato alla storia come imperatore filosofo, è costretto a combattere sul fronte del Danubio contro i popoli germanici.

Nei suoi ritratti Marco Aurelio appare sempre serio e pensieroso, sia nell’iconografia del tipo giovanile senza barba con i capelli ricci, sia in quella dove è maturo con la barba, tipica dei filosofi.

Anche nella sua famosa Statua equestre di Marco Aurelio mostra un atteggiamento serio. Vestito da militare (tunica corta e lungo mantello), ha il braccio sollevato con la mano aperta, gesto tipico delle rappresentazioni dell’adventus, ossia dell’arrivo a cavallo dell’imperatore. Il cavallo è reso nei particolari con naturalismo ed è anche lui nella posizione delle scene di adventus, ossia con la zampa anteriore sollevata, per compiere un nuovo passo.

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la colonna coclide

Oltre agli archi di trionfo, l’altro tipico monumento celebrativo romano è la colonna coclide, ossia una colonna decorata da un fregio che si avvolge a spirale, con un movimento detto “a chiocciola”. All’interno c’è una stretta scala a chiocciola che porta fino alla piattaforma superiore.

la Colonna Traiana, FUSIONE DI ARTE PLEBEA E CLASSICA

Fra il 110 e il 113 d.C. Traiano fa erigere una colonna coclide all’interno del suo Foro. Sulla sommità c’era una sua statua bronzea (sostituita nel Cinquecento con una di san Pietro); nel basamento cubico c’era invece la camera funeraria con l’urna dell’imperatore. Sulla colonna sono raccontate le guerre combattute da Traiano in Dacia.
Il fregio traianeo (A) è decorato a bassorilievo; gli edifici e i paesaggi sono resi minuziosamente, spesso con vedute a volo d’uccello (ossia visti dall’alto, come in volo) tipiche dell’arte plebea. I personaggi sono raffigurati con sobrietà e compostezza classica. I rilievi mostrano dunque una fusione perfetta con la cosiddetta arte plebea.

il nuovo stile della colonna aureliana

Sessantatré anni dopo, in Campo Marzio, è eretta la Colonna Aureliana. Il fregio illustra le vittorie di Marco Aurelio.

Rispetto alla Colonna Traiana (come si può vedere nelle due immagini a lato) le scene di battaglia sono rappresentate con maggiore crudezza.
Il fregio aureliano (B) è decorato ad altorilievo.
L’uso del trapano (nelle barbe e nei particolari), lo spazio affollato e la ripetizione di figure e gesti sono elementi che creano un nuovo linguaggio di facile e immediata lettura.

la TECNICA DEL TRAPANO

Da Adriano in poi gli scultori iniziano a usare il trapano. Questa tecnica, che permette di tracciare solchi profondi intorno alle figure, favorisce il passaggio dal bassorilievo all’altorilievo, dove le figure e gli elementi decorativi si staccano in maniera decisa dal fondo.

Inoltre il lavoro diventa più rapido e ciò permette di rispondere alla crescente richiesta di monumenti in marmo.

 › pagina 63 

settimio severo

Settimio Severo (145-211 d.C.), designato imperatore da una parte dell’esercito, dà origine alla dinastia dei Severi.

Dopo le due campagne militari contro i Parti, con cui riconquista parte della Mesopotamia, gli vengono dedicati due archi trionfali.


L’Arco di Settimio Severo a Roma, alle pendici del Campidoglio, ha tre fornici inquadrati da colonne di ordine composito (capitelli a volute ioniche e foglie d’acanto corinzie). Sui fornici minori vi sono le campagne di Settimio Severo in Mesopotamia, la narrazione in questi quattro pannelli si legge dal basso verso l’alto come nelle colonne coclidi.

Anche lo stile dei rilievi è simile a quello della Colonna Aureliana, anche se più schematico e limitato a pochi avvenimenti essenziali. Le forti incisioni, intorno alle figure, sono ottenute anche col trapano e creano forti contrasti di luce e ombra. L’imperatore, nelle scene di guerra, compare su un piano rialzato, quasi fosse un’apparizione divina in mezzo ai soldati.

i sarcofagi figurati

Dall’età di Adriano si diffonde presso i Romani l’uso di seppellire i defunti, anziché cremarli. Questo comporta il passaggio dalle urne cinerarie alle grandi casse marmoree decorate come quelle in uso in Grecia e in Asia Minore. A differenza di queste però i sarcofagi romani sono decorati solo su tre lati perché un lato era addossato alla parete.


(A) Il Sarcofago di Gaio Bellico è uno dei più antichi. Le ghirlande sorrette da figure sono di tradizione ellenistica, ma qui sono alternate a piccole scene mitologiche, usanza tipica dei sarcofagi romani.


(B) Ben presto, come nel Sarcofago di Oreste, scene con miti di morte coprono le pareti dell’intera cassa. Le composizioni si fanno più affollate, senza spazi liberi.


(C) Nella seconda metà del II secolo si diffondono soggetti sia civili sia militari, come nel Sarcofago detto Grande Ludovisi, dove è raffigurata una battaglia fra Romani e Barbari.

Al centro della scena compare un giovane a cavallo, identificato con Ostiliano, figlio dell’imperatore Decio.

In questo periodo nei rilievi figurati compare un personaggio con il volto del defunto.

Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 1
Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 1
Dalla Preistoria al Gotico