Vita standard di una telefonista (M. Murgia)

Vita standard di una telefonista


di Michela Murgia (autrice italiana contemporanea)

L’autrice racconta la sua esperienza nel call center della Kirby, una grande azienda che produce un costoso aspirapolvere.

Il lavoro è organizzato come in un gulag svizzero.

Dodici ore filate divise in tre turni di quattro ore, senza soluzione di continuità [interruzioni].

La casalinga non ha scampo. È lei il target della diabolica organizzazione Kirby.

L’ufficio è piccolissimo, le postazioni di combattimento sono la metà di un banco di scuola, divise da un sottile pannello di legno. Danno sul muro e sullo schermo di un pc. Ma sul muro, ovviamente, ci sono gli immancabili cartelli motivazionali: “La telefonista che fa più appuntamenti avrà in premio una scatola di formaggini e 8,5 euro lordi”.

Qualcosa mi dice che la parola “lordo” in questo posto non è semplicemente il contrario di “netto”.

Sento già l’odore del sangue.

Ma è presto per addentare. Per ora stiamo al gioco.


Sono docile, spaesata, fingo di non capire.

Sia benedetto il giorno che ho trovato ’sto lavoretto.

L’età media è sui venticinque anni.

L’istruzione media è bassa, si capisce da tante cose.

La figura più inquietante è la capotelefonista che comanda (sono in due, ma una delle due non ha peso [importanza], è evidentissimo).

Per convenzione la chiameremo Hermann.

Hermann non è qui solo per lavorare. Lei ci crede davvero. Non è semplicemente collaborativa. È convertita.

Per Hermann, Kirby è una fede, non un modo per sbarcare il lunario.

È ferrea, arrogante, conosce ogni trucchetto per intortare la casalinga e, poiché è stata telefonista a sua volta, conosce anche tutti i trucchetti per intortare la telefonista media.

Ha buon gioco, un sottovaso ha più personalità di queste ragazze, povere loro.

Mi fingo del gregge. Sarà bellissimo.

«Buongiorno signora, sono Camilla de Camillis della Kirby di Paperopoli, lei non mi conosce.»

Le spiego subito il motivo della mia telefonata – sorriso → Lei è stata sorteggiata, lì nel paese di Chissàdove, per ricevere un buono – enfasi → gratuito di – veloce → igienizzazione completa (la signora non deve capire con esattezza cosa le si sta proponendo) di un suo divano, o di un suo tappeto, o addirittura di un suo materasso.

In cambio di questo servizio lei dovrà semplicemente esprimere un parere sul macchinario che eseguirà l’igienizzazione e sulla persona che glielo mostrerà.

Quando preferisce, signora, domani alle 15 o dopodomani alle 18?»


Diabolico. La casalinga non ha tregua.

Ci sono anche le risposte predefinite per le obiezioni che possono sorgere.


«Non ho tempo.»

«Ma signora, è solo un’orettamassimo, un’orettaemezza (pronunciato con la virgola dopo “massimo”, in modo che la signora percepisca che la durata è massimo un’ora, mentre invece è di un’ora e mezza, quasi due) del suo tempo.»

Implicito è il messaggio che il tempo della signora non valga un soldo bucato, dato che può regalarcelo così, a gratis.

«Non compro niente.»

«Signora, non c’è nulla da comprare, non è una vendita,

ma solo una campagna pubblicitaria. Siamo noi che le stiamo facendo un omaggio.»

Come se lo scopo di una campagna pubblicitaria non fosse vendere... Ovviamente non verrà presa per il collo per acquistare, ma dopo un turlupinamento di quella durata,

può darsi che sia proprio lei a chiedere:

«E quanto costa questo coso?».


Non ci crederete, ma questo sistema funziona.

Moltissime povere casalinghe, strappate ai loro lavoretti quotidiani da questa invasione telefonica, non sanno opporre resistenza al bulldozer-telefonista e dicono sì, fosse anche solo per chiudere la telefonata.

Alcune, smaliziate, dicono no senza tregua.


Davanti alle resistenze, c’è anche il ricatto morale:

«Guardi, non mi interessa proprio».

«Signora, lei ci darebbe una mano a lavorare, perché – enfasi → noi giovani siamo pagati dalla nostra azienda – enfasi → solo per far vedere questo macchinario. Se ci riceve, ci darà la possibilità di lavorare e in cambio noi le chiediamo solo un giudizio a voce. Che ne dice di mercoledì all’una di notte? O preferisce sabato mattina all’alba?»


A quel punto anche il cuore più duro si scioglie.

Quale mamma non si intenerirebbe al pensiero di poveri giovani senza lavoro, pagati solo per fare pubblicità?

Dopotutto si tratta solo di sorbirsi un mostruoso spot dal vivo di un’ora e trenta minuti, poveri giovani.

Il sì è già dietro l’angolo. Sorridi, la signora lo percepisce.

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esercizi

LE TECNICHE E IL GENERE

  • I fatti descritti sono:
    • verosimili.
    • inverosimili.
     
  • I luoghi descritti sono:
    • verosimili. 
    • immaginari.

  • La descrizione dei luoghi è:
    • impersonale. 
    • soggettiva.

  • Il lessico utilizzato nel brano è pieno di:
    • termini tecnici. 
    • modi di dire ed espressioni gergali.

  • Il registro del brano è:
    • alto. 
    • basso.

  • In questo brano, l’autrice descrive l’ambiente di lavoro attraverso:
    • una descrizione impersonale. 
    • un racconto ironico.

LABORATORIO SUL TESTO

  • L’autrice descrive l’ufficio attraverso un uso particolare di parole e di espressioni: “Gulag svizzero”, “postazione di combattimento” suggeriscono un luogo dove vige:
    • l’antagonismo. 
    • la collaborazione.

  • Che cosa emerge dalle parole usate dalla narratrice per descrivere le telefoniste?
    • Solidarietà. 
    • Disprezzo.

  • Secondo la narratrice il meccanismo di vendita si basa:
    • sulla qualità dell’aspirapolvere. 
    • sullo stordimento delle clienti.

competenze LINGUISTICHE

  • Collega.
sbarcare il lunario essere in posizione di vantaggio sull’altro
avere buon gioco non vale nulla
non vale un soldo bucato guadagnare a sufficienza per sopravvivere

L'emozione della lettura - Saperi fondamentali
L'emozione della lettura - Saperi fondamentali
Narrativa