ANALISI D'OPERA - Francisco Goya, Fucilazione del 3 maggio 1808

Analisi D'opera

Francisco Goya

Fucilazione del 3 maggio 1808

  • 1814
  • olio su tela, 266x345 cm
  • Madrid, Museo del Prado

Nel 1808 l’esercito napoleonico invase la Spagna perché quest’ultima persisteva nell’intrattenere rapporti commerciali con l’Inghilterra eludendo il blocco continentale: Carlo IV fu perciò costretto ad abdicare in favore di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone. Questo evento provocò una lunga e sanguinosa insurrezione popolare contro le truppe francesi, che fu sedata dal generale Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e futuro re di Napoli. La mattina del 3 maggio 1808 un gran numero di contadini e popolani rivoltosi fu condotto presso le pendici della montagna del Principe Pio per essere giustiziato.

Descrizione

In questo dipinto i colori molto densi e coprenti sono stesi in strati spessi mediante l’utilizzo del pennello e della spatola. Il cielo è una campitura uniforme, densa e opaca, di colore nero: la tenebra diviene vera e propria materia che schiaccia e opprime tutto con il proprio peso. La gamma cromatica si gioca sul nero, sui bruni e sui grigi, in tonalità per lo più fredde e scure. Unica eccezione è rappresentata dalla figura del giustiziato, i cui abiti chiari riflettono una luce di intensità superiore a quella emanata dalla lampada che dovrebbe illuminarli. È facile riconoscere la pittura caravaggesca dietro questo specifico uso della luce, che concentra l’attenzione sui protagonisti facendoli emergere, quasi in un’apparizione, da ampie porzioni di tenebra. Totalmente nuovo, e pienamente romantico, è invece l’utilizzo fortemente espressivo del gesto pittorico: oltre che mediante la composizione e le pose, o la resa dei sentimenti dei personaggi, Goya restituisce la drammaticità della scena attraverso l’uso secco e violento del colore, inaugurando una modalità che ritroveremo proposta con analoga forza solo dai più contestatari e dissacranti movimenti d’avanguardia del primo Novecento, in particolare dagli espressionisti ( pp. 244-247).

Forma, funzioni e idee

Nel dipinto non manca un’evidente volontà di aderenza al vero, che emerge anche in questo caso grazie al filtro caravaggesco della cruda e diretta esibizione del dolore e del dramma, come nel caso dei cadaveri riversi scompostamente sul terreno impregnato del loro stesso sangue.
Vi è però anche un registro simbolico del quale tener conto: la disumanizzazione dei soldati a cui fa da contraltare la divinizzazione della figura del martire.
I volti dei soldati non sono visibili, dunque non è possibile conoscere i loro sentimenti; il plotone d’esecuzione forma una massa compatta e scura nella quale si distinguono unicamente divise, armi ed equipaggiamento militare a significare la disumanità della guerra che schiaccia l’anima dell’uomo trasformandolo in pura macchina di morte. Per contro, il condannato offre con rassegnazione e coraggio il proprio corpo al martirio, assumendo la medesima posizione del Cristo sulla croce e riproponendo così una nuova lettura del tema cristiano del sacrificio. Egli è un uomo qualunque, al pari di quelli già morti e di quelli in attesa della propria fine, ma è anche un uomo come lo era Gesù, incarnazione di Dio.

GUIDA ALLO STUDIO
Francisco Goya
  • Pittore di corte spagnolo ed esperto ritrattista
  • Raffinato uso del colore e di prospettive ardite
  • Abbandono della ricerca della bellezza ideale e distacco dai modelli classici
  • Rappresentazione di soggetti fantastici, incubi e paure
  • Ritratti di grande resa psicologica

Contesti d’arte - volume 3
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