L’inizio di un nuovo millennio
Le principali novità che definiscono la realtà sociale, politica ed economica del nuovo millennio affondano, come è facile immaginare, le proprie radici nel secolo precedente. In particolare, la fine della Guerra fredda, quindi della contrapposizione tra blocco occidentale e blocco orientale, e la caduta dell’Unione Sovietica sembrano decretare “la vittoria” del modello capitalistico. A partire dagli anni Novanta, ha preso avvio una nuova fase che ha inaugurato uno sviluppo di stampo neoliberista (pensiero secondo il quale il mercato sarebbe in grado di autoregolarsi mediante l’incontro di domanda e offerta senza bisogno di intervento da parte dello Stato), strettamente connesso all’avvento e all’applicazione di nuove tecnologie nelle diverse fasi di produzione, promozione e distribuzione, che ha creato un sistema di scambi globale e ha favorito un processo di unificazione del mondo che è stato definito globalizzazione.
La globalizzazione riguarda in prima istanza l’economia e la finanza, ma ha avuto importanti ricadute anche in ambito culturale, sociale e politico. Ciò ha comportato, tra le altre cose, una disponibilità uniforme dei beni e una comunicazione capillare (anche grazie allo sviluppo di internet) che agisce anche come strumento omologante di bisogni e di desideri. A questo è corrisposto un progressivo appiattimento culturale, un assottigliarsi delle diversità e una perdita di identità dei diversi Paesi (patrimoni di tradizioni e costumi), mentre sono andate aumentando la distanza tra Nord e Sud del mondo e il divario economico.
I soggetti economici, le grandi imprese multinazionali, hanno esercitato in misura crescente la loro pressione su governi e organizzazioni internazionali per ottenere condizioni favorevoli alla circolazione di merci e capitali, spesso a discapito delle realtà economiche più deboli e in completo disinteresse per la tutela dei consumatori, delle condizioni dei lavoratori o dell’impatto ambientale delle loro attività. Queste dinamiche hanno stimolato la formazione di movimenti di contestazione che pongono la loro attenzione su aspetti sociali e ambientali, individuando nella globalizzazione la causa di molte responsabilità e accusando le organizzazioni internazionali di non essere organi di tutela: il Movimento No-global prende convenzionalmente avvio con i disordini verificatisi a Seattle nel 1999, in occasione dell’assemblea della WTO, Organizzazione mondiale del commercio, accusata di non essere un interlocutore imparziale, ma piuttosto uno strumento di assoggettamento dei Paesi più deboli.