Unità 10 Il contemporaneo

Le coordinate dell’arte

L’inizio di un nuovo millennio 

Le principali novità che definiscono la realtà sociale, politica ed economica del nuovo millennio affondano, come è facile immaginare, le proprie radici nel secolo precedente. In particolare, la fine della Guerra fredda, quindi della contrapposizione tra blocco occidentale e blocco orientale, e la caduta dell’Unione Sovietica sembrano decretare “la vittoria” del modello capitalistico. A partire dagli anni Novanta, ha preso avvio una nuova fase che ha inaugurato uno sviluppo di stampo neoliberista (pensiero secondo il quale il mercato sarebbe in grado di autoregolarsi mediante l’incontro di domanda e offerta senza bisogno di intervento da parte dello Stato), strettamente connesso all’avvento e all’applicazione di nuove tecnologie nelle diverse fasi di produzione, promozione e distribuzione, che ha creato un sistema di scambi globale e ha favorito un processo di unificazione del mondo che è stato definito globalizzazione.
La globalizzazione riguarda in prima istanza l’economia e la finanza, ma ha avuto importanti ricadute anche in ambito culturale, sociale e politico. Ciò ha comportato, tra le altre cose, una disponibilità uniforme dei beni e una comunicazione capillare (anche grazie allo sviluppo di internet) che agisce anche come strumento omologante di bisogni e di desideri. A questo è corrisposto un progressivo appiattimento culturale, un assottigliarsi delle diversità e una perdita di identità dei diversi Paesi (patrimoni di tradizioni e costumi), mentre sono andate aumentando la distanza tra Nord e Sud del mondo e il divario economico.
I soggetti economici, le grandi imprese multinazionali, hanno esercitato in misura crescente la loro pressione su governi e organizzazioni internazionali per ottenere condizioni favorevoli alla circolazione di merci e capitali, spesso a discapito delle realtà economiche più deboli e in completo disinteresse per la tutela dei consumatori, delle condizioni dei lavoratori o dell’impatto ambientale delle loro attività. Queste dinamiche hanno stimolato la formazione di movimenti di contestazione che pongono la loro attenzione su aspetti sociali e ambientali, individuando nella globalizzazione la causa di molte responsabilità e accusando le organizzazioni internazionali di non essere organi di tutela: il Movimento No-global prende convenzionalmente avvio con i disordini verificatisi a Seattle nel 1999, in occasione dell’assemblea della WTO, Organizzazione mondiale del commercio, accusata di non essere un interlocutore imparziale, ma piuttosto uno strumento di assoggettamento dei Paesi più deboli.

Tensioni globali 

La fine della Guerra fredda e il crollo dell’Urss non hanno determinato la fine delle tensioni a livello internazionale che, al contrario, sono aumentate moltiplicando le potenziali aree di scontro. Al modello occidentale si contrappone oggi un altro soggetto: elemento di novità negli equilibri mondiali è il rilievo che nel mondo arabo hanno ottenuto il movimento terroristico di Al Quaeda (che ha come data di nascita l’attacco alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001, a cui l’Occidente ha risposto con le guerre in Afghanistan e in Iraq) e, dal 2014, l’organizzazione jihadista che ha assunto il nome di Stato Islamico di Iraq e Siria (Isis). Lo scontro, portato avanti con metodi che rendono difficile l’individuazione di una tattica di difesa (come dimostrano gli attentati che dal 2004 si sono verificati in tutta Europa, da Madrid a Londra, a Parigi, a Nizza, a Barcellona), è specchio dei forti risentimenti che una parte del mondo arabo nutre nei confronti dell’Occidente, accusato in particolare di aver calibrato i propri interventi in Medio Oriente unicamente per proteggere i propri interessi petroliferi, piuttosto che per sostenere le popolazioni.
Le gravi disparità nella distribuzione della ricchezza hanno inoltre spinto migliaia di persone ad abbandonare il proprio Paese, spesso in condizioni disumane, pur di raggiungere l’Europa, di cui i mass media diffondono un’acritica immagine di prosperità. Il fenomeno migratorio oggi ha assunto le proporzioni di una vera e propria emergenza umanitaria senza che i Paesi occidentali siano stati in grado di dare una risposta efficace in termini di politiche di accoglienza condivise.

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IL TEMPO
LE OPERE 
1981-1987 Jean Nouvel, Istituto del Mondo Arabo
1990
1990   Philippe Starck, Spremiagrumi Juicy Salif per Alessi
1990-1993 Guerra civile in Ruanda  
1991-1998   Renzo Piano, Centro culturale Jean-Marie Tjibaou
1991-2001 Guerra dei Balcani  
1994-2002   Renzo Piano, Auditorium Parco della Musica
1998-2006   Renzo Piano, Maison Hermès
1999   Maurizio Cattelan, La nona ora
2000
2001 Attentato terroristico a New York: vengono abbattute le Torri Gemelle. Inizio della guerra in Afghanistan
2002-2005   Massimiliano Fuksas, Nuova Fiera di Milano
2003-2005   Zaha Hadid, Hotel Puerta America
2003-2011 Guerra in Iraq  
2004 Primo attentato terroristico in Europa (Madrid) Olafur Eliasson, I only see things when they move
2004-2006   Anish Kapoor, Cloud Gate
2005   Patricia Urquiola, Lampadario Caboche per Foscarini
2007   Damien Hirst, For the love of God
2009 Barack Obama viene eletto Presidente degli Stati Uniti d’America  
2010
2010-2011 Primavera araba: rivolte e proteste contro i regimi arabi nel Nord Africa, Medio e Vicino Oriente  
2011 Osama Bin Laden, riconosciuto come mandante dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 a New York, viene ucciso; inizio della guerra civile in Siria  
2013   Maurizio Cattelan, Kaputt
2014 Nasce lo Stato Islamico (Isis)  
2017   Jeff Koons, Seated ballerina
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Forma, funzioni e idee

I nuovi centri che si impongono nel panorama internazionale si trovano in zone caratterizzate da un notevole sviluppo economico, come la penisola arabica o il sud-est asiatico. L’ingente disponibilità di risorse consente la commissione di imponenti edifici a una nuova élite di architetti definiti “archistar”: questo neologismo intende comunicare la notorietà raggiunta grazie a progetti di grande spettacolarità e impatto. Ancora una volta, come già osservato in passato, l’architettura nella sua forma più monumentale e scenografica diviene strumento di autocelebrazione: i nuovi soggetti economici e politici, consci del proprio ruolo, intendono manifestare la propria centralità e importanza a livello internazionale.
L’attualità entra nel mondo dell’arte anche per altre vie: la logica del profitto non permea solo gli ambiti più legati all’aspetto commerciale, come gallerie private o fiere, sempre più luoghi di investimento e speculazione finanziaria, ma anche musei e istituzioni pubbliche che, sostenute con difficoltà dai governi, devono necessariamente cercare finanziatori privati (i quali, chiedendo un ritorno di immagine, spesso rischiano di influenzare scelte e politiche espositive) o concepire mostre sempre più accattivanti e di richiamo per un largo pubblico, cui non sempre corrisponde un progetto scientifico di spessore. Analogamente, anche le scelte e le ricerche artistiche sembrano fortemente influenzate da queste logiche, poiché sono rivolte verso effetti spettacolari che suscitino stupore, o più spesso scalpore (per esempio attraverso immagini violente o dalla forte carica sessuale). Portando avanti una tendenza che è già stata evidenziata precedentemente, ovvero la capacità degli artisti di intercettare il gusto e saper sfruttare i media per autopromuoversi, si profila oggi la figura dell’artista manager, che concepisce la propria opera non più in termini di esecuzione, spesso delegata a figure specializzate, ma in un senso più ampio, ovvero di promozione e comunicazione.
In altri casi l’arte diventa campo di analisi, ambito e stimolo di riflessione critica, sui grandi temi che caratterizzano il nuovo millennio. Alcune ricerche sembrano interrogarsi su determinati aspetti della globalizzazione, con lavori che mostrano, per esempio, contaminazioni di tipo culturale, accogliendo suggestioni provenienti da culture e tradizioni diverse, o piuttosto comunicando l’urgenza e l’importanza di tutelare, come qualcosa di prezioso e al tempo stesso minacciato, la propria specificità culturale, o ancora denunciandone in modo esplicito aspetti deleteri. L’artista svizzero Thomas Hirschhorn (1957), per esempio, in Outgrowth (letteralmente “escrescenza”) ha realizzato un’istallazione con 119 mappamondi posti su sei file parallele, su cui è intervenuto utilizzando del nastro adesivo da pacchi marrone che a colpo d’occhio si qualifica come una presenza ipertrofica, una parte contaminata e malata, per visualizzare in modo grossolano situazioni di forte criticità (guerre e conflitti), cui le fotografie sottostanti (tratte da riviste e quotidiani) si riferiscono.
Come già osservato nell’unità precedente, importante ambito di ricerca e riflessione è l’incontro con il quotidiano, con cui si cerca un contatto che può esplicitarsi in vari modi: dall’impiego di strumenti, materiali e tecnologie estranei al tradizionale ambito artistico, o di particolari modalità di comunicazione tese a ottenere il coinvolgimento dello spettatore (happening e performance), all’appropriazione di luoghi pubblici o comunque di larga fruizione. È con questo intento che possiamo leggere gli interventi che l’artista britannico Banksy, insieme ad altri street artists come Blu ed Ericailcane, ha eseguito sul muro che dal 2002 separa i territori israeliani da quelli palestinesi, attirando l’attenzione di un pubblico internazionale che è portato a riflettere su aspetti controversi del nostro presente.

GUIDA ALLO STUDIO
I concetti chiave
  • La globalizzazione: con questo termine si indica una nuova fase di sviluppo economico che, a partire dagli anni Novanta, concepisce il mercato internazionale come un sistema di scambi unificato. Si tratta di un fenomeno reso possibile dallo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche e che ha avuto importanti ricadute a livello culturale, sociale e politico.
  • La disparità: le grandi imprese multinazionali fanno pressione sui governi e sulle organizzazioni internazionali per ottenere favorevoli condizioni spesso a discapito dei Paesi economicamente più deboli, dimostrando anche uno scarso interesse per la tutela dei consumatori, le condizioni di lavoro e l’impatto ambientale delle loro attività.
  • I conflitti e le tensioni: la fine della Guerra fredda non ha determinato la fine delle tensioni internazionali. Oggi, al modello occidentale si contrappone un soggetto interno al mondo arabo, ma non coincidente con esso; si tratta di gruppi terroristici che dall’11 settembre del 2001 hanno organizzato una serie di attacchi contro le principali città dell’Occidente, e non solo. Inoltre, le notevoli disparità nella distribuzione della ricchezza fanno sì che migliaia di persone abbandonino il proprio Paese.
  • Il sistema dell’arte: gallerie private e fiere sono oggi sempre più luoghi di investimento e speculazione finanziaria; musei e istituzioni pubbliche, sostenute con difficoltà dai governi, si rivolgono a finanziatori privati che, pretendendo un ritorno di immagine, rischiano di influenzare scelte e politiche espositive pur di ottenere affluenza di pubblico.
  • Le ricerche: l’arte, come sempre, è specchio della realtà che la produce; da un lato si evidenzia una tendenza spettacolarizzante, finalizzata ad attirare l’attenzione di un pubblico che però è sempre più distratto e assuefatto all’impiego delle immagini, dall’altra si qualifica come campo di analisi e riflessione su aspetti problematici che caratterizzano il nostro presente.

Contesti d’arte - volume 3
Contesti d’arte - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi